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Il terremoto in Myanmar che ha fatto tremare Bangkok

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Il terremoto in Myanmar che ha fatto tremare Bangkok

Quando un potente terremoto ha colpito il Myanmar, nessuno si aspettava che gli effetti potessero arrivare fino a Bangkok. Eppure, a oltre 960 chilometri dall’epicentro, i grattacieli della capitale thailandese hanno iniziato a muoversi lentamente ma visibilmente. In città, la paura è cresciuta minuto dopo minuto, tra evacuazioni e vetri che vibravano. Un palazzo di 33 piani, ancora in fase di costruzione, non ha resistito e si è sgretolato al suolo.

Il terremoto in Myanmar che ha fatto tremare Bangkok

Come può un sisma così lontano far tremare un’intera metropoli? La risposta sta nella natura profonda delle onde sismiche e nelle caratteristiche geologiche del territorio su cui sorge Bangkok.

Onde sismiche che viaggiano lontano

Non tutte le scosse di terremoto si comportano allo stesso modo. Quelle che hanno colpito la capitale thailandese sono onde di superficie a bassa frequenza. Queste onde, a differenza di quelle più violente che devastano le zone vicine all’epicentro, sono capaci di propagarsi per centinaia, a volte migliaia di chilometri, senza perdere energia.

Hanno un movimento lento, ma ampio, che può mettere in crisi le strutture alte e flessibili come i grattacieli. Le costruzioni basse e rigide sono meno sensibili a questo tipo di oscillazione. Ma i grattacieli, progettati per assecondare i movimenti tellurici con una certa elasticità, rischiano di amplificare il movimento e di diventare vulnerabili proprio quando il sisma arriva da lontano.

Un terreno che amplifica la scossa

A rendere Bangkok ancora più fragile di fronte a queste onde è la natura del suo terreno. La città si sviluppa su un’antica piana alluvionale, un suolo morbido composto da sedimenti fangosi e sabbiosi, che agisce come una cassa di risonanza. Quando le onde sismiche attraversano questi terreni, la loro intensità tende a crescere. È come se il terreno stesso partecipasse al movimento, trasmettendo la scossa agli edifici in modo ancora più evidente.

Per questo motivo, anche se l’epicentro era in Myanmar, le oscillazioni si sono fatte sentire con forza a Bangkok. È un effetto che non è nuovo per la città: già in passato, terremoti in Myanmar, Nepal o Indonesia avevano provocato lievi scosse percepite nei piani alti dei palazzi thailandesi. Ma l’episodio recente, culminato con il crollo del grattacielo in costruzione, ha riportato il tema al centro del dibattito pubblico.

Un rischio globale sottovalutato

Quello che è accaduto a Bangkok non riguarda solo la Thailandia. Gli esperti sottolineano come questo fenomeno – la propagazione di onde a bassa frequenza su lunghe distanze – sia una minaccia reale per molte metropoli moderne. In un mondo sempre più urbanizzato, dove le città crescono in verticale, la vulnerabilità ai terremoti non dipende più solo dalla vicinanza all’epicentro.

Proprio per questo, i sismologi e le autorità locali stanno rivalutando le mappe di rischio e le norme di sicurezza edilizia. La nuova sfida è costruire grattacieli che non solo resistano a un sisma nelle vicinanze, ma che siano in grado di sopportare anche gli effetti di onde che arrivano da lontano e che, attraversando terreni fragili, possono trasformarsi in un pericolo concreto.

Il monito del sisma in Myanmar

Il terremoto in Myanmar ha lasciato un segnale chiaro: le grandi scosse possono farsi sentire anche a centinaia di chilometri di distanza. A Bangkok, l’oscillazione degli edifici e il crollo del grattacielo in costruzione hanno ricordato che il rischio sismico non conosce confini geografici. È un rischio silenzioso, che viaggia sottoterra e che, quando affiora, trova nelle metropoli moderne terreni ideali per manifestarsi.

Prepararsi a questo tipo di minaccia significa guardare oltre le mappe dell’epicentro, studiare il comportamento delle onde, rafforzare le regole edilizie e, soprattutto, rendere consapevoli cittadini e amministratori di un pericolo che arriva da lontano, ma che può colpire da vicino.

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