Dal 2 aprile serve l’ETA per entrare nel Regno Unito: cosa cambia per gli italiani e quanto costa
- di: Cristina Volpe Rinonapoli

Dimenticate l’idea di prendere un volo per Londra come facevamo fino a ieri, con il solo passaporto in tasca e l’entusiasmo di un weekend all’estero. Dal 2 aprile 2025, per varcare la frontiera del Regno Unito serve un lasciapassare digitale: si chiama ETA, acronimo di Electronic Travel Authorisation, ed è l’ultima misura introdotta da Londra per controllare i flussi in entrata, conseguenza diretta della Brexit e della nuova politica migratoria britannica. Non si tratta di un visto vero e proprio, ma di un’autorizzazione elettronica al viaggio obbligatoria per chiunque voglia entrare nel Regno Unito senza un permesso di soggiorno o un visto già rilasciato. Una misura che riguarda milioni di cittadini europei, italiani compresi, e che segna un’ulteriore distanza tra Londra e il continente, anche solo per una breve vacanza o un viaggio d’affari.
Dal 2 aprile serve l’ETA per entrare nel Regno Unito: cosa cambia per gli italiani e quanto costa
A dover richiedere l’ETA saranno tutti i cittadini di Paesi che, prima della Brexit, potevano entrare liberamente nel Regno Unito senza visto per soggiorni brevi, come appunto gli italiani. L’obbligo riguarda chiunque viaggi per turismo, affari, cure mediche o visite a parenti e amici e intenda trattenersi nel Regno Unito per un periodo massimo di sei mesi. L’ETA sarà necessario anche per chi transita attraverso il Regno Unito verso un’altra destinazione. Restano esclusi dall’obbligo i cittadini britannici e irlandesi, i residenti permanenti nel Regno Unito e chi è già titolare di un visto valido. Anche i residenti in Irlanda che viaggiano direttamente dall’isola sono esentati.
Come si richiede
La procedura per ottenere l’ETA è interamente digitale. Può essere effettuata tramite l’app ufficiale “UK ETA” o sul sito del governo britannico. Il richiedente dovrà inserire i dati del passaporto, una foto digitale recente e rispondere a una serie di domande relative all’idoneità, comprese quelle su eventuali precedenti penali o motivi di esclusione. Una volta completata la procedura, l’autorizzazione viene solitamente rilasciata in pochi minuti, ma le autorità consigliano di inoltrare la domanda almeno tre giorni prima del viaggio. L’ETA sarà collegato elettronicamente al passaporto: al momento dell’imbarco, le compagnie aeree verificheranno che il viaggiatore sia in possesso dell’autorizzazione.
Quanto costa e quanto dura
Il costo iniziale per ottenere l’ETA è stato fissato a 10 sterline, circa 12 euro. Ma dal 9 aprile 2025 il prezzo aumenterà a 16 sterline, poco più di 18 euro. L’autorizzazione avrà validità di due anni oppure fino alla scadenza del passaporto con cui è stata richiesta, se questo dovesse avvenire prima. Durante questo periodo, l’ETA consentirà ingressi multipli nel Regno Unito, a condizione che ciascun soggiorno non superi i sei mesi. Si tratta dunque di un permesso pensato per brevi periodi, non per trasferimenti o soggiorni di lunga durata.
Un modello già sperimentato altrove
Il sistema ETA si inserisce in un modello già adottato da altri Paesi. Negli Stati Uniti, per esempio, esiste da anni l’ESTA (Electronic System for Travel Authorization), richiesto ai cittadini dei Paesi esentati dal visto per entrare nel territorio americano. Anche il Canada e l’Australia hanno introdotto strumenti simili. L’obiettivo dichiarato da Londra è quello di rafforzare la sicurezza dei confini, consentendo di effettuare controlli sui viaggiatori prima del loro arrivo e di impedire l’ingresso a chi potrebbe costituire un rischio per la sicurezza o per l’ordine pubblico.
Un passo in più verso il controllo totale dei flussi
L’introduzione dell’ETA rappresenta l’ultimo tassello di una strategia più ampia del governo britannico che, dopo l’uscita dall’Unione Europea, ha scelto di restringere progressivamente le maglie dell’accesso al Paese. Dopo la fine della libera circolazione per i cittadini europei e l’adozione di un sistema a punti per l’immigrazione, ora Londra punta anche sui viaggiatori occasionali, richiedendo loro una sorta di pre-autorizzazione che permette alle autorità di filtrare a monte i flussi e di avere dati certi su chi entra e perché.
Le critiche e i possibili disagi
L’annuncio dell’introduzione dell’ETA non è stato accolto senza polemiche. Molti osservatori temono che la nuova procedura possa scoraggiare il turismo e penalizzare i rapporti economici e culturali con l’Europa. Gli operatori turistici hanno espresso preoccupazione per l’ulteriore barriera burocratica che rischia di disincentivare i viaggiatori europei, già in calo dopo la Brexit e la pandemia. Anche sul piano pratico, non sono mancati problemi tecnici nei primi giorni di attivazione della piattaforma, con alcuni viaggiatori che hanno segnalato difficoltà nella procedura di registrazione.
Nonostante le critiche, il governo britannico difende la misura come uno strumento efficace e ormai standard nei Paesi anglosassoni. Per milioni di italiani, però, la spontaneità di un weekend londinese o di una vacanza nel Lake District sarà d’ora in poi accompagnata da un passaggio obbligato sul sito del governo di Sua Maestà.