“Ignorante e maleducato”: Pechino attacca il vicepresidente Usa e minaccia ritorsioni contro Trump
- di: Cristina Volpe Rinonapoli

La tensione tra Stati Uniti e Cina tocca un nuovo apice. Pechino ha reagito con durezza alle ultime dichiarazioni dell’amministrazione Trump, definendo “ignorante e maleducato” il vicepresidente americano JD Vance e promettendo “misure forti e risolute” in risposta alla nuova offensiva commerciale di Washington. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Lin Jian, ha assicurato che la Cina “combatterà fino alla fine” per difendere i propri interessi, accusando l’attuale leadership americana di minacciare l’equilibrio economico globale con politiche “unilaterali e dannose”.
“Ignorante e maleducato”: Pechino attacca il vicepresidente Usa e minaccia ritorsioni contro Trump
A scatenare l’ira del governo cinese è stata una frase pronunciata pubblicamente da JD Vance, vice di Trump, secondo cui “Washington ha preso in prestito denaro dai contadini cinesi”. Un’espressione che in Cina è stata letta come offensiva e caricaturale, un insulto alla dignità del popolo cinese. La risposta di Pechino è arrivata senza mediazioni: “Parole ignoranti e maleducate che dimostrano l’arroganza e la superficialità della leadership americana”, ha dichiarato il ministero degli Esteri. Il caso ha immediatamente assunto una valenza diplomatica, aggravando una crisi già infiammata dai dazi.
La strategia di Trump: rilancio dei dazi fino al 50% sulle merci cinesi
Nel frattempo, Donald Trump ha confermato l’intenzione di rafforzare le misure protezionistiche contro la Cina. L’annuncio dell’aumento dei dazi fino al 50% ha fatto esplodere nuove tensioni tra i due Paesi. Secondo la Casa Bianca, si tratta di una misura necessaria per contrastare il presunto squilibrio commerciale a favore di Pechino, che avrebbe approfittato per decenni del libero scambio senza garantire reciprocità. La Cina, dal canto suo, considera queste misure un’aggressione economica e prepara una risposta su più livelli.
Pechino: “Difenderemo i nostri diritti con ogni mezzo necessario”
Il governo cinese ha usato toni inequivocabili: “Se gli Stati Uniti insisteranno nella loro guerra tariffaria, la Cina adotterà contromisure con ogni mezzo necessario”, ha affermato Lin Jian. La strategia di Pechino non si limita al piano commerciale. Oltre a nuovi dazi su prodotti americani, si valutano misure di ritorsione nella tecnologia, nella finanza e persino nella gestione del debito pubblico statunitense, dove la Cina resta uno dei principali creditori. Un messaggio chiaro a Trump: se si insisterà sulla linea dello scontro, il prezzo da pagare sarà elevato.
Rischi globali e silenzio delle cancellerie occidentali
La crisi Usa-Cina rischia di avere effetti devastanti sull’economia mondiale. La retorica bellicosa da entrambe le parti e l’assenza di mediazioni alimentano l’incertezza sui mercati. L’Unione europea, in particolare, mantiene una posizione attendista, preoccupata che la guerra commerciale possa estendersi anche alle relazioni transatlantiche. Nessun Paese occidentale ha finora condannato esplicitamente le parole di Vance, ma il clima diplomatico è teso e le reazioni potrebbero non tardare.
Una frattura culturale, prima ancora che economica
Oltre agli interessi commerciali, è in gioco una frattura culturale profonda. Le parole del vicepresidente Vance, secondo molti osservatori, rappresentano uno scivolamento verso una retorica neocoloniale e provocatoria che mina la possibilità di dialogo. Pechino ha colto l’occasione per rafforzare il consenso interno, accusando Washington di umiliare il popolo cinese e di non rispettare le regole fondamentali del confronto tra potenze. Il prossimo passo, ora, è nelle mani di Trump. Ma ogni ulteriore forzatura potrebbe trasformare una crisi economica in un conflitto politico-diplomatico di lungo periodo.