Sì, gli Stati Uniti valgono il 10 per cento dell’export italiano
- di: Cristina Volpe Rinonapoli

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ragione: il mercato americano assorbe esattamente il 10% delle esportazioni italiane, confermando il ruolo chiave degli Stati Uniti per l'economia nazionale. Si tratta di una relazione commerciale strategica, cresciuta negli anni fino a rendere gli USA il secondo paese importatore del Made in Italy, subito dopo la Germania. Un legame che oggi deve affrontare nuove sfide, a partire dalle recenti tensioni commerciali tra Washington e Bruxelles, capaci di minacciare concretamente questo flusso economico fondamentale per molte aziende italiane.
Sì, gli Stati Uniti valgono il 10 per cento dell’export italiano
Secondo i dati più recenti del Ministero degli Esteri e dell'Agenzia ICE, nel corso del 2024 le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti sono arrivate a quota 64,8 miliardi di euro, equivalenti al 10,4% delle esportazioni complessive dell’Italia che, nello stesso periodo, hanno superato i 623 miliardi di euro. Questi dati non solo avvalorano l'affermazione della premier Giorgia Meloni, ma evidenziano quanto il mercato americano sia diventato imprescindibile per il tessuto produttivo italiano. È un dato particolarmente significativo se rapportato alla crescita costante avvenuta negli ultimi anni, nonostante l'instabilità economica e politica a livello globale, segnato da guerre commerciali e tensioni diplomatiche.
L’andamento recente dell’export italiano negli USA
Negli ultimi cinque anni, l'export italiano verso gli Stati Uniti ha registrato una forte espansione, con incrementi medi annuali significativi. Tra il 2021 e il 2023, il flusso delle esportazioni italiane oltreoceano è aumentato del 36,1%, spinto soprattutto dai settori tradizionali del Made in Italy come moda, agroalimentare, macchinari industriali e automotive. Il 2024 ha però visto una temporanea battuta d'arresto, con una lieve contrazione dello 0,2% nei primi otto mesi, attribuibile principalmente alle recenti incertezze derivanti dalle politiche commerciali più restrittive dell'amministrazione Trump.
I settori chiave del Made in Italy negli USA
Il successo del Made in Italy negli Stati Uniti si articola attraverso una pluralità di comparti produttivi. Il settore dei macchinari e delle tecnologie industriali resta leader indiscusso con oltre 11 miliardi di euro di export, dimostrando una crescente domanda di automazione e innovazione italiana negli stabilimenti statunitensi. Segue immediatamente il settore farmaceutico, che con 7,2 miliardi di euro di esportazioni rappresenta un'importante voce dell'export nazionale, sostenuto dalla crescente attenzione del mercato USA verso farmaci e tecnologie medicali made in Italy.
Di notevole importanza anche la moda e gli accessori, settori in cui l'Italia gode di un'indiscussa leadership qualitativa. Nel 2024 l’export della moda verso gli USA ha generato circa 5,3 miliardi di euro, confermando il fascino globale del lusso e dell'artigianato italiano, in grado di resistere a qualsiasi fluttuazione del mercato internazionale. Un discorso analogo riguarda l'agroalimentare, con esportazioni pari a 6,5 miliardi di euro, che raccontano la passione americana per vino, formaggi, olio e prodotti gastronomici italiani, simbolo di qualità e tradizione.
Il rischio delle nuove politiche commerciali di Trump
Proprio a fronte di questa relazione economica consolidata, preoccupa il nuovo piano di dazi annunciato dal presidente americano Donald Trump nei confronti dell'Europa. L'amministrazione USA intende infatti imporre dazi fino al 25% su numerosi prodotti europei, compresi molti di provenienza italiana, una mossa che Giorgia Meloni ha già definito potenzialmente "molto dannosa" per l’economia italiana. Secondo la premier, questi nuovi dazi potrebbero danneggiare significativamente alcuni dei settori più importanti per l’Italia, dalla moda all'agroalimentare, fino ai macchinari industriali, colpendo direttamente migliaia di aziende che esportano negli USA.
Nonostante le rassicurazioni e le contromisure annunciate da Bruxelles con l’attivazione dell'Anti-Coercion Instrument, il cosiddetto "bazooka europeo", per fronteggiare la pressione commerciale statunitense, il rischio rimane elevato. L'incertezza che deriva da queste politiche minaccia di rallentare ulteriormente la crescita delle esportazioni italiane verso gli Stati Uniti, con effetti negativi diretti sul PIL e sull'occupazione in vari settori chiave.
Le prospettive per il futuro
Nonostante il quadro attuale presenti criticità evidenti, gli Stati Uniti restano un mercato prioritario per le imprese italiane, che continuano a guardare oltreoceano come destinazione privilegiata per la loro espansione internazionale. Le strategie future dovranno inevitabilmente puntare su una diplomazia commerciale attiva e su politiche mirate a diversificare ulteriormente i settori di esportazione.
Sarà fondamentale, infatti, che l’Italia mantenga alta l'attenzione diplomatica per tutelare gli interessi delle aziende italiane, evitando un'escalation che potrebbe compromettere seriamente una relazione economica consolidata nel tempo. I prossimi mesi saranno decisivi per capire se l’export italiano riuscirà a reggere l’urto delle tensioni commerciali e mantenere intatta quella quota del 10% che rappresenta una fetta essenziale della ricchezza nazionale.