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Rivelazione Washington Post: Elon Musk chiede a Trump di revocare i dazi, ma il presidente resta irremovibile

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Rivelazione Washington Post: Elon Musk chiede a Trump di revocare i dazi, ma il presidente resta irremovibile
Il Washington Post rivela che nel fine settimana Elon Musk ha avuto un confronto diretto con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump per chiedere la revoca dei dazi, inclusi quelli verso la Cina. L’intervento del fondatore e amministratore delegato di Tesla e SpaceX, oggi figura chiave nell’orbita del potere repubblicano, non ha però modificato la linea della Casa Bianca. Trump ha confermato la volontà di mantenere e persino inasprire la politica tariffaria, considerata un pilastro del suo secondo mandato presidenziale.

Washington Post: Elon Musk chiede a Trump di revocare i dazi

Le implicazioni economiche del braccio di ferro sono immediate. Tesla ha registrato un crollo delle vendite nel primo trimestre 2025, in parte attribuito al deterioramento dell'immagine pubblica di Musk, sempre più associato alla linea politica di Trump. Il mercato ha reagito con una forte penalizzazione: i titoli Tesla sono scesi a 233,29 dollari, segnando una flessione superiore al 42% da inizio anno. A preoccupare non è solo il calo numerico, ma il segnale che arriva da un elettorato-consumatore sempre più critico nei confronti dell'intreccio tra business e potere politico.

Un attore centrale della politica economica Usa in rotta con il presidente

La portata dello scontro va oltre la relazione personale tra i due. Musk non è un semplice sostenitore del presidente: è uno dei principali attori del sistema industriale e tecnologico americano, con una capacità di influenza diretta sulla politica economica del Paese. I suoi rapporti con la Casa Bianca sono frequenti e strutturati, e la sua voce è ascoltata su dossier strategici come energia, difesa, infrastrutture e intelligenza artificiale. Il fatto che proprio lui si opponga a una misura bandiera dell’amministrazione Trump rappresenta una crepa profonda nel fronte del potere conservatore.

La Cina, lo snodo cruciale dello scontro tra due visioni contrapposte

Al centro del confronto c'è la Cina, partner industriale e al tempo stesso rivale strategico degli Stati Uniti. Per Musk, Pechino è un nodo produttivo fondamentale: lo stabilimento Tesla di Shanghai rappresenta un asset irrinunciabile. Per Trump, invece, la Cina è la nemesi commerciale da contenere a ogni costo, anche con misure estreme come dazi al 50%. L’escalation in corso rischia di colpire duramente le aziende americane che operano su scala globale e di ridurre la competitività statunitense proprio nei settori in cui Musk ha investito con maggiore forza.

Frattura politica e tensioni in vista delle elezioni presidenziali

Lo scontro potrebbe avere riflessi anche sull’arena politica. Musk, con la sua capacità di parlare a un pubblico trasversale, è stato fino a oggi un elemento di equilibrio tra destra tradizionale e nuova destra tecnologica. Ma la linea dura di Trump potrebbe spingerlo a prendere distanze più nette. Un suo allontanamento pubblico o anche solo un raffreddamento dei rapporti rischierebbe di privare l’attuale presidente di un alleato strategico in grado di parlare al mondo dell’innovazione, degli investitori internazionali e di una parte della middle class americana.

Una nuova stagione nei rapporti tra tecnologia e Casa Bianca


Il caso Musk-Trump segna forse l’inizio di una nuova stagione nei rapporti tra grande industria tech e vertice politico. Negli anni scorsi, Musk aveva trovato in Trump un interlocutore attento alle esigenze della crescita industriale e della libertà imprenditoriale. Oggi, lo scontro sui dazi mette a nudo la divergenza tra una visione del mercato aperta e globalizzata, incarnata da Musk, e una politica economica protezionista e rivolta all’interno, sostenuta con forza dal presidente. La frattura potrebbe aprire nuovi scenari, sia per Tesla che per l’equilibrio del potere a Washington.
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