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Ucraina e diplomazia in stallo: Mosca respinge le proposte, Pechino cerca un ruolo

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Ucraina e diplomazia in stallo: Mosca respinge le proposte, Pechino cerca un ruolo
Sul fronte della guerra in Ucraina, la giornata di ieri ha segnato un nuovo passo indietro sul piano diplomatico. A Mosca si sono incontrati il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov e il suo omologo cinese Wang Yi, in un vertice che avrebbe dovuto favorire un dialogo sulla fine del conflitto. Ma l’esito dei colloqui è stato tutt’altro che incoraggiante. Lavrov ha definito "inaccettabili" le proposte ricevute, congelando di fatto ogni prospettiva di negoziato con Kiev e con l’Occidente. Una posizione che conferma l’intenzione del Cremlino di proseguire nel conflitto, rafforzando al contempo l’asse strategico con Pechino.

Ucraina e diplomazia in stallo: Mosca respinge le proposte, Pechino cerca un ruolo

Dall’altra parte del fronte, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha risposto inviando a Washington un dossier riservato sulle presunte violazioni commesse dall’esercito russo nelle zone occupate. Il documento, secondo fonti della Casa Bianca, contiene prove di crimini di guerra, deportazioni forzate e utilizzo sistematico della tortura contro la popolazione civile. Kiev punta così a mantenere alta l’attenzione dell’amministrazione americana e ad assicurarsi nuovi aiuti militari e finanziari, in un momento in cui il sostegno occidentale appare sempre più condizionato dai risultati sul campo.

L’Unione Europea rilancia le sanzioni


Anche dall’Europa sono arrivati segnali di irrigidimento. La premier estone Kaja Kallas ha dichiarato che "il Cremlino non sta negoziando in buona fede", invitando Bruxelles ad andare avanti con nuove sanzioni contro la Russia. La Commissione europea sta lavorando a un nuovo pacchetto di misure restrittive, che potrebbe colpire il settore energetico e limitare ulteriormente l’accesso della Russia ai mercati finanziari internazionali. Tuttavia, tra i Ventisette non mancano le divisioni, con alcuni Paesi ancora restii ad approvare sanzioni che potrebbero avere pesanti ricadute sulle rispettive economie.

Il ruolo ambiguo della Cina nella crisi

Pechino, nel frattempo, cerca di ritagliarsi un ruolo da mediatore, pur mantenendo una posizione ambigua. Al termine dell’incontro con Lavrov, Wang Yi ha ribadito la necessità di "favorire una soluzione politica" e di "ridurre le tensioni", ma ha evitato di condannare apertamente l’invasione russa. La Cina continua a proporre una propria road map per la pace, che però risulta inaccettabile per Kiev e per l’Occidente, in quanto non prevede il ritiro immediato delle truppe russe dai territori occupati. Un atteggiamento che alimenta i sospetti su un possibile sostegno indiretto di Pechino allo sforzo bellico del Cremlino.

Il dossier sulla Groenlandia e gli interessi strategici americani

A margine degli sviluppi sul fronte ucraino, la Casa Bianca ha reso noto uno studio riservato sul costo economico e strategico di un eventuale controllo statunitense sulla Groenlandia. Un dossier che riaccende le speculazioni su possibili mire americane verso il territorio autonomo danese, considerato un tassello fondamentale nello scacchiere artico e nei nuovi equilibri geopolitici. Sebbene l’amministrazione Biden abbia escluso qualsiasi iniziativa concreta, l’attenzione degli Stati Uniti per l’Artico resta alta, anche alla luce delle tensioni crescenti con Mosca e Pechino.


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