La Cina alza i dazi sui prodotti americani dal già pesante 84% a un incredibile 125%. L’effetto è immediato. Le Borse crollano, il dollaro si indebolisce, l’oro tocca nuovi massimi storici. Il messaggio di Pechino è chiaro: non ci saranno concessioni. E l’economia globale, ancora in cerca di equilibrio dopo mesi di tensioni, ripiomba nella paura. I mercati leggono il gesto come un salto nel vuoto: le regole multilaterali vengono riscritte dalla forza.
La Cina rilancia lo scontro, l’oro vola: mercati in caduta dopo i nuovi dazi
Milano maglia nera, il rosso si allarga
A guidare il tracollo è Piazza Affari, con l’indice in calo dell’1,5%. Male anche Francoforte (-1,4%), Parigi (-0,9%), Madrid (-0,5%) e Londra (-0,3%). Il futuro di Wall Street vira in negativo subito dopo l’annuncio cinese. Gli investitori vendono, i titoli tecnologici soffrono, le banche accusano il colpo. La volatilità torna protagonista, alimentata dal timore che la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina possa degenerare in una crisi economica di scala planetaria.
Il dollaro arretra, vince l’oro
Il biglietto verde, solitamente rifugio nei momenti di incertezza, mostra segni di cedimento. Il dollaro tocca i minimi dal 2024, segnale che i mercati non credono più nella solidità della politica monetaria americana. All’opposto, l’oro sale con decisione, superando i massimi già battuti nei mesi scorsi. È il classico effetto-ombrello: quando tutto vacilla, ci si rifugia nel metallo giallo. Gli analisti temono che se la crisi dei dazi si intensifica, il prezzo dell’oro potrebbe salire ancora, spinto dalla domanda di sicurezza.
Lo spread balla, i Btp sotto osservazione
Nel caos generale, anche il termometro dei conti italiani dà segnali di tensione. Lo spread tra Btp e Bund si attesta a 127 punti base, con il rendimento dei decennali italiani al 3,87%. Numeri ancora gestibili, ma che fotografano un nervosismo latente. Gli investitori aspettano il rating di S&P sull’Italia e le parole della presidente della Bce Lagarde, attesa all’Eurogruppo. Basterebbe un accenno a una stretta monetaria o a una revisione al ribasso del quadro macro per far scattare la fuga dai titoli sovrani.
La Bce osserva e prepara le mosse
Christine Lagarde prende tempo. Il discorso che terrà all’Eurogruppo sarà ascoltato con attenzione maniacale. I mercati vogliono capire se la Banca centrale europea intende intervenire per contenere i danni della guerra dei dazi o se manterrà la sua linea attendista. Per ora, il messaggio è quello della prudenza. Ma dietro le quinte, nei palazzi di Francoforte, si studiano contromisure per evitare che il contagio si allarghi. Una nuova fase di espansione monetaria non è ancora esclusa.
Xi sbarra la strada al dialogo
La Cina, con la sua mossa, dice che non accetterà più “giochi sui numeri” da parte degli Stati Uniti. Pechino ritiene che i dazi americani abbiano perso “giustificazione economica” e difenderà con forza “i propri diritti”. Dietro il linguaggio istituzionale, c’è la strategia del Dragone: marcare il territorio, mostrare che non si arretra. Il messaggio è rivolto tanto a Washington quanto a Bruxelles. In questo contesto, il rischio di un’escalation sistemica cresce ogni ora.
Trump alza i toni, il mondo trattiene il fiato
Dall’altra parte dell’oceano, Donald Trump risponde con il consueto stile muscolare. La nuova impennata dei dazi viene descritta come “un atto ostile” e la Casa Bianca annuncia “valutazioni in corso” su ulteriori contromisure. È l’inizio di un nuovo round della guerra commerciale, più pericoloso dei precedenti. Perché si innesta su un contesto già scosso da inflazione, tassi alti e disallineamenti geopolitici. La diplomazia tace, il mercato urla.
Una giornata che racconta un equilibrio spezzato
Ci sono giornate che raccontano più di mille previsioni. Quella di oggi è una di quelle. In poche ore, la geopolitica ha dettato l’agenda economica. I grafici hanno preso la discesa. Le certezze si sono sciolte. La guerra dei dazi non è solo una disputa tecnica: è il simbolo di un mondo che non riesce più a trovare un centro. E i mercati, nel dubbio, vendono.