• Intesa Nov 24 8501

Nordio sui femminicidi: "Alcune etnie hanno sensibilità diverse verso le donne"

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Nordio sui femminicidi: 'Alcune etnie hanno sensibilità diverse verso le donne'

Le parole del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, pronunciate a margine di un incontro istituzionale a Salerno, scuotono il dibattito politico e sociale. Di fronte alle domande dei giornalisti sugli ultimi casi di femminicidio che hanno colpito il Paese, il Guardasigilli affronta la questione andando oltre il piano strettamente penale.

Nordio sui femminicidi: "Alcune etnie hanno sensibilità diverse verso le donne"

"È illusorio pensare che l’intervento della magistratura e del legislatore, per quanto necessario e doveroso, possa da solo risolvere la tragedia dei femminicidi", dichiara Nordio, sottolineando che la radice del problema non è solo normativa ma culturale, affondando in modelli educativi e in alcune sensibilità diverse che, secondo il ministro, riguardano anche "adulti di etnie che magari non hanno la nostra sensibilità verso le donne"

Una frase destinata ad accendere il confronto pubblico e politico, perché evoca la questione dell’integrazione culturale e del rapporto tra violenza di genere e appartenenza etnica. Nordio lo dice senza giri di parole: "Alcune etnie hanno un approccio differente, che riflette una concezione patriarcale e non rispettosa della donna" A suo avviso, la lotta ai femminicidi non può ridursi all’inasprimento delle pene, ma deve passare necessariamente da un cambiamento profondo delle coscienze e dei modelli culturali.

Il limite del diritto penale

Nelle dichiarazioni rilasciate a Salerno, Nordio insiste su un punto che già in passato aveva più volte richiamato nei suoi interventi: la consapevolezza che il diritto penale, pur essendo uno strumento fondamentale di deterrenza, non rappresenta da solo una risposta sufficiente alla violenza sulle donne. "L’intervento repressivo – afferma il ministro – può arrivare solo fino a un certo punto. Non possiamo illuderci che nuove leggi o condanne più dure possano sradicare un fenomeno che ha radici profonde nella cultura, nell’educazione e, purtroppo, anche in alcuni contesti familiari e sociali"

Il ministro rivendica l’impegno del governo sul piano legislativo. Ricorda che negli ultimi mesi sono stati introdotti provvedimenti per rafforzare le tutele delle vittime di violenza domestica e velocizzare i procedimenti penali nei casi di maltrattamenti. Ma precisa che la repressione non può sostituire il lavoro educativo e culturale che deve coinvolgere la società intera, dalle famiglie alla scuola, fino alle comunità straniere presenti sul territorio.

L’educazione al rispetto

Il cuore del ragionamento di Nordio è che la battaglia contro i femminicidi si combatte prima di tutto sul terreno della prevenzione e dell’educazione. Secondo il ministro, occorre investire risorse e impegno per promuovere tra i giovani e nelle famiglie una cultura del rispetto e dell’uguaglianza, contrastando ogni forma di discriminazione e di visione patriarcale dei rapporti tra uomini e donne.

Il ministro sottolinea come questa necessità sia ancora più urgente in un contesto sociale sempre più eterogeneo, segnato dalla presenza di comunità straniere che portano con sé modelli culturali e concezioni del ruolo femminile spesso distanti dai principi costituzionali italiani. È su questo terreno che, a suo avviso, si gioca la vera sfida: "Non possiamo pensare che basti una sentenza per cambiare mentalità che si sono consolidate in decenni, talvolta in secoli, di oppressione culturale".

Le reazioni politiche

Le parole di Nordio provocano immediate reazioni nel mondo politico e sociale. Da un lato, arrivano attestati di condivisione da parte di esponenti della maggioranza, che apprezzano l’invito del ministro a guardare oltre la repressione penale e a intervenire sulle cause profonde della violenza di genere. Dall’altro lato, non mancano le critiche, soprattutto da parte dell’opposizione e delle associazioni che si occupano di diritti delle donne, che contestano l’accenno alle "etnie" e accusano il Guardasigilli di spostare l’attenzione sulla provenienza culturale degli autori di femminicidio, rischiando di alimentare stereotipi e divisioni.

Diverse voci chiedono al ministro di chiarire e precisare le sue affermazioni, sottolineando che la violenza contro le donne non ha confini etnici o nazionali, ma affonda le radici in una cultura patriarcale trasversale. Il dibattito si accende anche sui social network, dove le dichiarazioni di Nordio diventano immediatamente oggetto di polemica.

Il nodo culturale

Al di là delle polemiche, il discorso di Nordio riporta al centro del dibattito pubblico una questione cruciale: la necessità di un intervento a largo spettro per combattere i femminicidi. Un intervento che non si limiti all’ambito giuridico, ma che investa l’intera società. Il ministro richiama tutti – istituzioni, scuola, famiglie, comunità religiose e associative – a una responsabilità collettiva nella costruzione di un nuovo modello culturale basato sul rispetto della persona, sull’eguaglianza tra uomini e donne, sulla tutela della dignità individuale.

La questione, per Nordio, non è solo di ordine pubblico o di sicurezza, ma di civiltà. "Possiamo punire, e continueremo a farlo – ribadisce – ma dobbiamo soprattutto educare. Se non cambia la mentalità, le norme rischiano di arrivare sempre troppo tardi".

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