• Intesa Nov 24 8501

Prosegue la svolta autoritaria e anti cultura di Trump: tagli anche alla Brown University

- di: Bruno Coletta
 
Prosegue la svolta autoritaria e anti cultura di Trump: tagli anche alla Brown University
Colpite sei università d’élite. L’accusa è l’antisemitismo, ma il vero bersaglio è la libertà accademica.

L’elenco delle università americane sotto attacco da parte dell’amministrazione Trump si allunga. Dopo Prenceton, Harvard, Columbia, MIT e Stanford, è la Brown University a finire nel mirino: rischia di perdere oltre 510 milioni di dollari in contratti e sovvenzioni federali, una cifra enorme che potrebbe stravolgere la vita dell’ateneo del Rhode Island. La notizia, riportata dal New York Times e confermata da funzionari della Casa Bianca, segna una nuova escalation nella strategia del presidente, sempre più deciso a colpire ciò che resta delle sacche di autonomia e dissenso negli Stati Uniti.

La linea dura contro i campus
La giustificazione ufficiale è ormai un copione: le università vengono accusate di “non combattere adeguatamente l’antisemitismo” dopo mesi di proteste filo-palestinesi e manifestazioni contro la guerra a Gaza. Ma dietro il velo della lotta all’odio si cela una repressione sistematica della libertà di espressione e della pluralità accademica.
La tolleranza verso il radicalismo nei campus ha superato il limite. Gli atenei che non agiscono ne pagheranno il prezzo”, ha dichiarato un portavoce della Casa Bianca, secondo il New York Times. Il messaggio è chiaro: chi non si adegua alla narrativa ufficiale dell’amministrazione viene punito economicamente.
Nel solo 2024 la Brown ha ricevuto 184 milioni di dollari in fondi federali. Tagliare quei finanziamenti significherebbe colpire la ricerca, i laboratori, i programmi per studenti a basso reddito e interi dipartimenti scientifici.

La strategia del terrore istituzionale
Non si tratta di un caso isolato, ma di un disegno preciso. Trump, rieletto nel 2024 con una campagna basata sulla forza, sull’“ordine” e sull’“America degli americani”, sta gradualmente trasformando gli strumenti del governo federale in leve di pressione politica. Università, media, magistratura: tutto ciò che può fare da contrappeso viene ridotto al silenzio o messo sotto controllo.
Il Dipartimento dell'Istruzione ha aperto indagini parallele in almeno dozzine di atenei, mentre il Congresso, a maggioranza repubblicana, lavora a una proposta di legge che vincolerebbe i fondi federali al rispetto di una “linea di condotta patriottica”.
Stiamo assistendo a un attacco senza precedenti alla libertà accademica in America”, ha commentato il presidente della Association of American Universities. “Il pretesto dell’antisemitismo viene strumentalizzato per soffocare il dissenso politico”.

Effetto domino e clima di paura
L’impatto va oltre la Brown. In tutti gli Stati Uniti si respira un clima di intimidazione crescente: le università temono di perdere fondi, i rettori evitano dichiarazioni critiche, i professori si autocensurano. Anche le mobilitazioni studentesche si stanno raffreddando per paura di ritorsioni.
La Brown, come altre università colpite, ha difeso pubblicamente la libertà degli studenti di esprimere le proprie opinioni, anche critiche verso Israele e il governo americano. Ora ne paga il prezzo.

L’isolamento dell’America e il silenzio europeo
Il silenzio dell’Europa è assordante. Mentre gli Stati Uniti scivolano in una forma di autoritarismo selettivo mascherato da moralismo, Bruxelles e i governi europei tacciono. Nessuna condanna, nessun appello in difesa della libertà accademica. Eppure, è lo stesso Trump che impone dazi, che sabota i negoziati globali sul clima, che minaccia di ritirare gli USA dalla NATO se gli alleati non “ubbidiscono”.
In questo contesto, l’attacco alla Brown non è un episodio scollegato, ma parte di una strategia coerente di repressione interna e divisione internazionale.

Un bivio storico per il sistema universitario americano

Le università americane sono sempre state un baluardo di ricerca, innovazione e pensiero critico. La loro autonomia è parte essenziale dell'identità democratica del paese. Se Trump riuscirà a piegarle, cadrà uno degli ultimi bastioni di resistenza all’autoritarismo.
Non si tratta solo di fondi – ha dichiarato un docente di scienze politiche della Brown sotto anonimato – si tratta del futuro della cultura critica americana. Se ci pieghiamo, è finita”.
La sensazione è che questa battaglia, iniziata nei campus, riguardi tutti. E l’Europa farebbe bene a capirlo in fretta.

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