Il mercato del lavoro statunitense continua a dare segnali di raffreddamento. A febbraio, le offerte di lavoro negli Stati Uniti sono scese ai minimi da quattro anni, confermando un progressivo ma ordinato rallentamento dopo l’impennata registrata durante il biennio post-pandemico. Secondo i dati diffusi dal Dipartimento del Lavoro, le posizioni aperte sono diminuite a 8,76 milioni, in calo rispetto agli 8,89 milioni del mese precedente e ben lontane dal picco di oltre 12 milioni raggiunto nel 2022.
Lavoro negli Stati Uniti: le offerte ai minimi, il raffreddamento del mercato
Si tratta del livello più basso dall’inizio della primavera 2021, quando l’economia americana si stava riprendendo dalle restrizioni dovute al Covid e la domanda di manodopera aveva iniziato a crescere rapidamente. Il dato conferma un trend già in atto da mesi e segna un ulteriore passo verso un riequilibrio del mercato, dopo anni di forte squilibrio tra domanda e offerta di lavoro.
Un calo che segnala il ritorno alla normalità
L’economia americana, nei mesi successivi alla pandemia, aveva registrato una crescita senza precedenti della domanda di lavoratori. Le imprese, spinte dal boom dei consumi e dagli stimoli fiscali, avevano aperto milioni di posizioni per far fronte alla ripresa, portando il numero di offerte di lavoro ai massimi storici.
Ora, quel trend si sta progressivamente invertendo. La frenata delle assunzioni è da ricondurre a diversi fattori: l’inasprimento della politica monetaria da parte della Federal Reserve, il rallentamento della domanda interna e una maggiore cautela da parte delle imprese, preoccupate dall’incertezza economica e dai costi crescenti del credito.
Tuttavia, il raffreddamento non si traduce, al momento, in un deterioramento drastico del mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione resta basso, intorno al 3,9%, e la riduzione delle offerte di lavoro appare come un processo graduale e controllato, più vicino a un “atterraggio morbido” che a una crisi.
La dinamica tra dimissioni, licenziamenti e nuove assunzioni
Accanto alla riduzione delle offerte di lavoro, il report del Dipartimento del Lavoro evidenzia anche la stabilità di altri indicatori chiave. Il tasso di dimissioni volontarie, che misura la fiducia dei lavoratori nella possibilità di trovare un nuovo impiego, è rimasto fermo al 2,2%, in linea con i livelli pre-pandemici. Questo significa che i lavoratori americani, pur registrando un calo delle opportunità disponibili, non percepiscono un peggioramento significativo delle prospettive occupazionali.
Anche i licenziamenti sono rimasti su livelli contenuti. A febbraio, il numero di licenziamenti e risoluzioni volontarie è diminuito leggermente, attestandosi a 1,6 milioni, segno che le aziende continuano a trattenere i propri dipendenti, preferendo ridurre le assunzioni piuttosto che procedere a tagli del personale.
Un altro dato significativo riguarda il rapporto tra offerte di lavoro e persone in cerca di occupazione, sceso a 1,36. Questo significa che, per ogni disoccupato, esiste circa un’offerta di lavoro e mezzo: un livello più basso rispetto ai picchi del 2022, quando si era arrivati a oltre due offerte per ogni disoccupato, ma comunque superiore ai livelli registrati prima della pandemia.
L’attenzione della Federal Reserve
Il raffreddamento del mercato del lavoro è sotto stretta osservazione da parte della Federal Reserve, che da oltre un anno sta cercando di domare l’inflazione attraverso una politica di rialzo dei tassi d’interesse. Un mercato del lavoro eccessivamente dinamico, con salari in crescita rapida e un elevato numero di offerte, può alimentare le pressioni inflazionistiche. Al contrario, un mercato che rallenta in modo ordinato aiuta a contenere l’aumento dei prezzi senza provocare una recessione.
Per questo motivo, la progressiva diminuzione delle offerte di lavoro viene interpretata dagli analisti come un segnale positivo: un indicatore che l’economia americana sta assorbendo gli effetti della stretta monetaria senza entrare in una fase di crisi.
Gli operatori dei mercati finanziari guardano con attenzione a questi dati, nella speranza che possano favorire una svolta nelle politiche della banca centrale. L’ipotesi di un primo taglio dei tassi d’interesse nella seconda metà dell’anno si fa sempre più concreta, a patto che il rallentamento del mercato del lavoro prosegua senza scossoni e che l’inflazione continui a calare.
Prospettive e rischi per i prossimi mesi
Sebbene il trend sia chiaro, gli economisti invitano alla cautela. Un rallentamento eccessivo del mercato del lavoro potrebbe tradursi, nei prossimi mesi, in un aumento della disoccupazione e in un indebolimento dei consumi, principale motore dell’economia americana.
Per il momento, però, i segnali sono quelli di un mercato che si sta normalizzando dopo anni di surriscaldamento. Le imprese stanno riducendo il numero di offerte, ma mantengono intatta la forza lavoro. I lavoratori, dal canto loro, non stanno abbandonando i posti di lavoro in massa né mostrano segni di crescente insicurezza.
L’equilibrio resta delicato e le prossime rilevazioni saranno fondamentali per capire se gli Stati Uniti riusciranno a completare questo processo di “atterraggio morbido”, evitando di trasformare il raffreddamento del mercato del lavoro in una vera e propria frenata dell’economia.