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L’intervento / Meloni impaurita, Trump mena: l’Europa non può più stare a guardare

- di: Bruno Chiavazzo, giornalista e scrittore
 
L’intervento / Meloni impaurita, Trump mena: l’Europa non può più stare a guardare
Troncare, sopire: questo l’atteggiamento dell’amica americana Giorgia Meloni rispetto ai dazi imposti “urbi et orbi” dal nuovo “sceriffo” alla White House, trasformata in un saloon di Tombstone. Mi fa venire in mente la famosa scenetta di Totò che, di fronte a uno che lo prendeva a schiaffi e calci chiamandolo Pasquale, rispose all’amico che gli chiedeva come avesse reagito: “E che mi chiamo Pasquale io!”.
Così la nostra premier, ieri mattina, cancella tutti gli impegni. Convoca d’urgenza i ministri e i vertici del governo a Palazzo Chigi. E in serata dà un’intervista al Tg1 per chiedere di “evitare allarmismi”, ma soprattutto per mandare un messaggio all’Unione Europea: “No a contro-dazi che sarebbero dannosi per la nostra economia”.
Come se i 2000 miliardi di dollari – più dell'intero PIL italiano – bruciati ieri solo a Wall Street fossero un beneficio per l’economia italiana. Sono due mesi che Meloni aspetta un invito a Washington, convinta che lo “speciale rapporto”, solo da lei fantasticato, avrebbe modificato i piani folli di Trump.
L’amaro risveglio è stato dirompente e meno male che l’aumento del 20% dei dazi è stato rivolto a tutta l’Europa, perché se fosse stato solo indirizzato all’Italia, la botta sarebbe stata circa il doppio. Il banale calcolo per determinare i dazi, fatto da Trump e dai suoi economisti da spiaggia, è stato semplice: tassare il disavanzo import-export tra chi importa e chi esporta negli USA. Una cosa che neanche il più ciuccio degli studenti di ragioneria avrebbe messo in pratica. Ma tant’è.
Giorgia Meloni non ha capito una cosa fondamentale dell’America: “L’anima americana essenziale è dura, isolata, stoica e assassina, non si è mai sciolta.” Così la definiva David Herbert Lawrence (L’amante di Lady Chatterley). La nazione americana è stata costruita sul sangue, sulla cattiveria e sull’odio.
Il mito della nuova frontiera è stato creato da Hollywood. La realtà è stata una guerra di conquista che ha spazzato via i nativi con gli stessi mezzi – eccidi di massa – dei nazisti. Il comportamento di Trump deriva da questa “cultura”: non si fanno prigionieri, l’importante è vincere, come è pleonastico.
La “strategia” trumpiana, se così si può definire, è sempre la stessa dello shock and awe (colpisci e terrorizza): prima ti azzanno e poi ti costringo a negoziare. Lo sta facendo in Ucraina, a Gaza e adesso con la “parassita” Europa.
Lo facevano anche prima, ma stavano attenti alla forma. Ora si sono tolti i guanti e menano mazzate alla cieca. Ma non hanno capito – come la Meloni – che il mondo è cambiato. Che non hanno più a che fare con archi e frecce dei nativi americani, ma con popoli e nazioni che non hanno nessuna voglia di farsi confinare in “riserve”.
L’Europa deve reagire con la stessa determinazione. Non c’è spazio per “pontieri”. Insomma: à la guerre comme à la guerre.

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