"Spei Satelles": il Vaticano vara con ASI la missione spaziale all'insegna della speranza

- di: Barbara Bizzarri
 
 Esistono immagini impossibili da dimenticare: soprattutto quando immortalano i passaggi in cui l’umanità è più fragile, impaurita, sperduta. Così è stato quando, in piena pandemia, il 27 marzo 2020, Papa Francesco fu visto solo, sotto la pioggia, in una Piazza San Pietro deserta, e spettrale. Accanto a lui, a rappresentare il suo ruolo di successore del discepolo di Cristo, una preziosa statua lignea del Crocifisso: il Pontefice prega per e con tutta l’umanità, e benedice i figli di Dio, ovunque dispersi, ma radunati in quella stessa piazza sotto l’egida della preghiera e della speranza. È la Statio Orbis: da quel giorno, un progetto perseguito con l’Instituto para el Diálogo Global y la Cultura del Encuentro – IDGCE, vorrebbe istituire proprio il 27 marzo la Giornata Mondiale della Speranza, e si dipanano poi diverse iniziative del Dicastero per la Comunicazione, guidato dal Prefetto Paolo Ruffini e dal Segretario Monsignor Lucio Adrian Ruiz, perché questo evento non fosse dimenticato.

"Spei Satelles": il Vaticano vara con ASI la missione spaziale all'insegna della speranza

Nel 2021, la pubblicazione del libro Perché avete paura? Non avete ancora fede ha racchiuso le parole e le immagini più importanti del giorno in cui il Papa aveva voluto far arrivare la tenerezza e la benedizione di un padre a tutta l’umanità, in un periodo di estrema difficoltà esistenziale. In seguito, una edizione “mini” (10 x 8 cm) del libro è stata depositata allo Svalbard Seed Volt nell'isola norvegese di Spitsbergen, inscritta come “seme di speranza”. Oggi, nel terzo anniversario della Statio Orbis e nel decimo anniversario del Pontificato, il Dicastero per la Comunicazione, lancia un rinnovato segno di speranza con un nuovo progetto a cui ha lavorato, a partire da quel primo seme, con organizzazioni tutte diverse fra loro, ma coinvolte da un sentire comune che si avvale della tecnologia, su cui Monsignor Lucio Adrián Ruiz, nel quarto anniversario dell’Enciclica Laudato Si', ha chiarito l’opinione della Chiesa: ”Usiamo la tecnologia come uno strumento meraviglioso per la missione. Infatti, ogni tecnologia della comunicazione non solo facilita, ma anche permette che quella missionarietà propria della Chiesa sia vissuta in maniera più efficace e creativa, ma soprattutto più vicina ad ogni essere umano accompagnandolo in ogni momento della sua vita. Mi piace pensare alla tecnologia come l'estensione della bocca, delle gambe, delle mani del Papa, per abbracciare e benedire ogni persona in tutto il mondo”.

La missione spaziale Spei Satelles nasce, dunque, come un progetto congiunto, coordinato dal Segretario del Dicastero, Monsignor Lucio Adrian Ruiz, che ha interessato l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), il Politecnico di Torino, l’Instituto para el Diálogo Global y la Cultura del Encuentro – IDGCE, l’Istituto Universitario Salesiano Venezia - IUSVE e l’Apostolato Digitale dell’Arcidiocesi di Torino e il Consiglio Nazionale delle Ricerche, la cui Presidente Maria Chiara Carrozza, ha dichiarato: “Oggi la scienza dell’infinitamente piccolo ci mette davanti a un progresso enorme: la capacità di miniaturizzare il nostro sapere facendolo viaggiare attraverso il tempo e lo spazio. La ricerca scientifica accompagna il cammino dell’uomo individuando soluzioni per migliorare la qualità della vita, il benessere delle società, la salute del pianeta. Ma è anche uno strumento di dialogo grazie al quale abbattere barriere e costruire speranza: un aspetto, questo, particolarmente importante nel momento di conflitto che stiamo attraversando”.

Il libro del Papa, “Perché avete paura? Non avete ancora fede”, che porta il messaggio della Statio Orbis, è diventato, grazie al Consiglio Nazionale delle Ricerche ed in particolare all'attività dell'Istituto di Fotonica e Nanotecnologie coordinata da Andrea Notargiacomo, un nanobook, ovvero una lastra di silicio, di 2x2x0,2 mm, in cui è stato inciso il libro ad alta miniaturizzazione per mezzo di tecnologie di micro e nanofabbricazione. L’Agenzia Spaziale Italiana ed il Politecnico di Torino hanno lavorato poi in stretta sinergia per mettere in orbita, come segno e profezia di speranza, questo micro-manufatto: i giovani dell’Ateneo torinese, guidati dalla Professoressa Sabrina Corpino, hanno progettato e costruito a tempo di record un CubeSat 3U SpeiSat che potesse ospitare e custodire il nanobook. L’Agenzia Spaziale Italiana ha reso possibile il suo lancio e la messa in orbita bassa terrestre (Low Earth Orbit-LEO) ad un’altitudine di circa 525 Km: “La Santa Sede ha chiesto all’Agenzia Spaziale Italiana di aiutarla ad individuare e realizzare, grazie alla tecnologia spaziale, una soluzione che consentisse alle parole di speranza del Santo Padre di oltrepassare i confini terrestri e di raggiungere dallo spazio il maggior numero possibile di donne e di uomini sul nostro pianeta affannato - ha dichiarato il presidente ASI, Giorgio Saccoccia - . Per chi, come noi, è abituato a vedere nello spazio il luogo privilegiato dal quale osservare il mondo e comunicare con esso senza confini, è stato semplice immaginare una soluzione rapida, umile ed efficace per offrire ali al messaggio del Santo Padre. È nato così Spei Satelles, concepito in maniera da essere realizzato e gestito dai giovani, i primi destinatari del messaggio di fiducia che Papa Francesco volle offrire al mondo il 27 marzo del 2020. Un connubio tra fede e tecnologia per nutrire la speranza in un futuro migliore”.

Il lancio è previsto per il 10 giugno 2023 dalla base di Vandenberg, in California. Il CubeSat viaggerà a bordo di un razzo Falcon 9, vettore in due stadi parzialmente riutilizzabile di SpaceX e sarà ospitato sulla piattaforma ION SCV-011ION, il carrier satellitare sviluppato, realizzato e gestito dall’azienda italiana D-Orbit, che effettua servizi di lancio e rilascio in orbita. Il satellite è anche dotato, oltre che della strumentazione di bordo per funzionare ed essere guidato da terra, anche di un trasmettitore radio.  Per il tempo di permanenza in orbita saranno captabili, nel momento in cui il satellite sorvolerà quella porzione di Terra, e facilmente codificabili in modo testo, frasi desunte dal Magistero Pontificio che hanno a tema la speranza e la pace. I messaggi sono in italiano, inglese e spagnolo. La missione è stata pensata anche per attivare coloro che vorranno seguire il suo evolversi: attraverso il sito www.speisatelles.org è possibile anche iscrivere il proprio nome in un chip che Spei Satelles custodirà in orbita. Per ottenere un virtuale boarding pass verrà chiesto di impegnarsi a fare un’opera di misericordia in favore della pace: così ciascuno, nel suo ambiente di vita, potrà diventare un concreto seme di speranza.

Il logo della missione spaziale richiama tutti questi aspetti, ed è stato realizzato nell’ambito di un progetto didattico dagli studenti dell’Istituto Universitario Salesiano di Venezia, IUSVE, guidati da Marco Sanavio. Il Direttore dello IUSVE, don Nicola Giacopini, ha affermato: “Siamo grati e quasi increduli di essere stati coinvolti così da vicino in questa esperienza che unisce la terra al cielo. I nostri giovani studenti e laureati in Comunicazione hanno potuto cimentarsi nell’elaborazione del logo e nella narrazione della missione Spei Satelles. Nella nostra didattica operiamo tutti i giorni mediante la comunicazione simbolica, propria anche del linguaggio religioso, per rendere i messaggi che desideriamo trasmettere accessibili e il più universali possibili”.

L’immagine prescelta richiama innanzitutto le iniziali di Spei Satelles, il Custode della Speranza in lingua latina. Le due lettere “S”, disposte in maniera speculare, indicano la complementarità di “terra” (la semicirconferenza inferiore) e “cielo” (la semicirconferenza superiore), oltre a segnare l’orbita del satellite attorno al nostro pianeta. Un'altra traccia orbitale più esterna, tratteggiata, composta da 59 linee tante quante i grani del rosario, unisce tre forme, a rappresentare le tre grandi realtà presenti in Piazza S. Pietro la sera del 27 marzo 2020: la croce (nel logo con i lati ricurvi quasi a rappresentare una stella), elemento più grande e importante dei tre, che indica la presenza di Cristo Salvatore, che richiama sia la Croce di San Marcello che l’Ostensorio contente l’Eucarestia con la quale Papa Francesco ha benedetto l’umanità nella piazza vuota; la stella a dodici punte, a rappresentare la presenza della Vergine Maria, invocata come Salus Populi Romani; il triangolo più piccolo richiama la figura del Santo Padre mentre sale i gradini del sagrato della Piazza, mentre i tre puntini che compaiono a scavalco della traccia orbitale più esterna sono segno della presenza della Trinità, come pure il triplice annuncio della passione, morte e risurrezione nei Vangeli sinottici, messaggio che dona speranza all’umanità.  Gli elementi tecnici e di senso, tecnologia e narrazione sono stati tra loro coordinati e tenuti insieme grazie al lavoro dell’Apostolato Digitale dell’Arcidiocesi di Torino, guidato da don Luca Peyron.

Guido Saracco, Magnifico Rettore del Politecnico di Torino, istituzione che parimenti si è spesa molto per Spei Satelles, sottolinea che: “Il programma Spei Satelles, con la progettazione e costruzione del satellite e con il controllo missione successivo, rappresenta un'occasione straordinaria per il nostro ateneo, soprattutto per i nostri studenti e ricercatori guidati dalla prof.sa Sabrina Corpino. I nostri giovani hanno potuto misurarsi con una sfida tecnica e scientifica non facile in un quadro valoriale che rappresenta una sfida umana e culturale decisiva. Il messaggio che il Politecnico accoglie e rilancia con questo progetto è che scienza e tecnica possono e debbono essere uniti in alleanza come portatori di un messaggio di speranza e di pace per il mondo intero. Tutti abbiamo in mente il 27 di marzo del 2020 e cosa stavamo vivendo. I nostri giovani hanno costruito un artefatto tecnologico che, a partire da quel momento iconico, parlerà al mondo e permetterà ad ogni persona di essere protagonista di speranza e fratellanza universali insieme a Papa Francesco”.

L’Arcivescovo metropolita di Torino, Monsignor Roberto Repole, aggiunge: “Abbiamo tutti bisogno di speranza, in modo particolare i giovani. Custodire la speranza è la missione di questo satellite progettato e costruito da giovani, raccontato nel logo missione da giovani, abitato, speriamo, da molti giovani che vorranno salire a bordo con il Papa attraverso il sito impegnandosi così a seminare speranza e fraternità là dove abitano. Siamo lieti di aver contribuito con la pastorale universitaria e l’apostolato digitale della nostra Diocesi a far sì che una intuizione di Papa Francesco si potesse concretizzare a testimonianza tanto della comunione ecclesiale quanto del desiderio dei credenti di entrare sempre più in dialogo con il mondo soprattutto nell’ambito della scienza e della tecnica”.

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