Pil, Confartigianato: l’Italia registra la maggiore crescita rispetto ai livelli pre-pandemici tra le principali economie dell’Eurozona

- di: Barbara Leone
 

L’analisi dei conti nazionali evidenzia che l’Italia registra la maggiore crescita del Pil rispetto ai livelli pre-pandemici tra le principali economie dell’Eurozona: nel terzo trimestre 2023 il Pil italiano supera del +3,3% il livello del quarto trimestre 2019, superiore al +2,1% della Spagna, al +1,8% della Francia e al +0,3% della Germania. A dirlo è uno Studio realizzato da Confartigianato che evidenzia che questa maggiore resilienza dell’economia italiana tra pandemia, crisi energetica ed effetti dei conflitti in Ucraina e Medio Oriente, poggia le basi sui punti di forza di un diffuso e performante sistema di micro e piccole imprese. In Italia, lo ricordiamo,  le micro e piccole imprese fino a 49 addetti concentrano il 62,0% degli addetti dell’economia privata non agricola, quota superiore di ben 13,4 punti percentuali rispetto alla media di 48,6% dell’Unione europea a 27.

Pil, Confartigianato analizza i dati italiani

Ancora una volta – sottolinea il Presidente di Confartigianato Marco Granelli (nella foto) – abbiamo la conferma che le piccole imprese sono il ‘motore’ del made in Italy che però va alimentato con il carburante della fiducia. Dobbiamo quindi ripartire dagli artigiani e dalle piccole imprese diffuse di territorio. Va riconosciuto e concretamente sostenuto questo loro ruolo con politiche economiche capaci di valorizzarne la qualità, l’innovazione, la capacità competitiva e di eliminare i tanti ostacoli che intralciano il cammino degli imprenditori”.

L’analisi degli specifici punti di forza del sistema delle piccole imprese lo possiamo delineare analizzando i dati della rilevazione collegata al Censimento permanente delle imprese pubblicata questa settimana dall’Istat. Dall’analisi emerge con forza che qualità e le competenze del personale alla base della competitività delle imprese italiane. Nello specifico le piccole imprese, tra 10 e 49 addetti, fanno leva in primo luogo sulla qualità del prodotto o del servizio offerto, indicato come principale fattore competitivo dal 73,2% delle unità, e sulla professionalità e competenza del personale, indicato nel 47,7% dei casi. Questi due fattori competitivi sono diffusi in modo omogeneo nelle diverse classi dimensionali d’impresa. Seguono il prezzo di vendita (indicato dal 33,4% delle piccole imprese), la flessibilità nella produzione di beni e fornitura di servizi (18,7%) e una offerta diversificata di beni e/o servizi (17,5%). Inoltre, poco meno di una piccola impresa su dieci indica come fattore competitivo la localizzazione dell’impresa (9,4%) e i processi di innovazione derivanti dall’introduzione di beni e/o servizi nuovi o migliorati (9,1%), mentre è meno diffusa l’estensione della rete distributiva (4,2%). In relazione alle accentuazioni settoriali, si osservano valori più elevati nella manifattura per la qualità del prodotto (79,8%, 6,6 punti sopra alla media) e la flessibilità produttiva (31,5%, 12,8 punti sopra alla media), nelle costruzioni per le competenze professionali (59,1%, 11,2 punti sopra alla media), nel commercio per il prezzo (41,2%, 7,9 punti sopra alla media) e la diversificazione della gamma offerta (23,2%, 5,1 punti sopra alla media).

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