Giorgia Meloni ferma tutto. L’agenda del giorno, già definita e scandita da impegni istituzionali, viene spazzata via in pochi minuti. La presidente del Consiglio annulla la trasferta prevista in Calabria per l’inaugurazione della nuova stazione dei Carabinieri di Limbadi, nel Vibonese. Un viaggio simbolico, quello programmato in un territorio che chiede presenza e sicurezza dello Stato.
Meloni sospende l’agenda: priorità alla crisi dei dazi Usa
Ma la premier decide che la priorità non può essere altrove: i dazi imposti dagli Stati Uniti contro l’Unione europea impongono un cambio di passo immediato. Palazzo Chigi lo comunica con una nota stringata ma eloquente: «Meloni annulla tutti gli impegni per concentrarsi sulle azioni da intraprendere in seguito all’introduzione di nuovi dazi Usa». La crisi è aperta, la risposta deve essere costruita con rapidità e cautela.
La mossa americana scuote il governo italiano e le cancellerie europee. Nella notte il presidente Donald Trump ha confermato l’introduzione di un nuovo pacchetto di dazi nei confronti dell’Unione Europea. Un provvedimento che colpisce in maniera diretta alcuni settori strategici del Made in Italy: dall’agroalimentare alla meccanica, passando per l’arredo e la moda. Misure che rischiano di trasformarsi in un colpo al cuore per l’economia italiana, che sull’export fonda una parte rilevante della sua capacità di crescita. La scelta di Washington segue una traiettoria già sperimentata, quella del protezionismo muscolare, ma stavolta la portata appare più ampia e più radicale.
A Palazzo Chigi, il dossier è aperto dall’alba. Meloni convoca d’urgenza una cabina di regia con i ministri coinvolti: Economia, Esteri, Imprese, Agricoltura. Il perimetro operativo viene subito definito: misurare l’impatto reale sui conti e sulle imprese italiane, individuare eventuali contromisure immediate, incardinare la risposta su un binario europeo. L’obiettivo della premier è chiaro: evitare che la crisi commerciale si traduca in un danno strutturale per l’economia nazionale.
Il dialogo con Bruxelles
Parallelamente all’attività interna, la premier avvia un’intensa interlocuzione con Bruxelles. Già nella notte Meloni si è confrontata con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. I toni sono netti: la risposta europea dovrà essere unitaria, senza divisioni né tentennamenti. La strategia delineata dalla presidente della Commissione conferma l’impostazione: «Reagiremo, ma siamo pronti a negoziare. L’unità è la nostra forza, l’Ue supererà anche questa tempesta», dice von der Leyen. Meloni sposa la linea: nessuna resa preventiva, ma disponibilità a riaprire il tavolo, a condizione che l’Europa faccia muro.
Nei colloqui con i vertici di Bruxelles e con i capi di governo degli altri Paesi membri, la presidente del Consiglio sottolinea due urgenze. La prima è quella di mettere in sicurezza i comparti produttivi più esposti, dall’agroalimentare alle manifatture. La seconda riguarda la gestione politica della crisi: evitare che le divisioni interne all’Ue — già emerse con la critica dell’Ungheria di Orban, che accusa Bruxelles di incompetenza — indeboliscano il fronte negoziale.
Le ripercussioni sul Made in Italy
I dati che arrivano sul tavolo di Meloni delineano uno scenario critico. Il nuovo pacchetto di dazi varato da Trump rischia di colpire merci italiane per un valore superiore ai sette miliardi di euro. Una sanzione indiretta che potrebbe mettere in difficoltà soprattutto le piccole e medie imprese, spina dorsale dell’export tricolore.
Il settore agroalimentare appare particolarmente esposto. I dazi potrebbero riguardare, secondo le prime informazioni, prodotti di punta come olio d’oliva, formaggi, salumi, vino. Ma l’elenco non si fermerebbe qui. Anche la moda, la meccanica di precisione e l’arredamento potrebbero finire nel mirino, con effetti pesanti sull’intero indotto.
Il governo valuta in queste ore l’adozione di misure tampone. Tra le ipotesi in discussione ci sono sgravi fiscali temporanei per le imprese più colpite, linee di credito agevolate, strumenti di garanzia per facilitare la diversificazione dei mercati di sbocco. Ma la convinzione che prevale a Palazzo Chigi è che l’unico argine efficace passi per la diplomazia e per un’azione congiunta a livello europeo.
Lo scenario geopolitico
L’imposizione dei nuovi dazi si inserisce in un quadro internazionale già segnato da tensioni e instabilità. Per il governo italiano, la mossa di Trump rischia di rappresentare non solo un problema economico, ma anche un segnale politico di frizione con gli alleati storici. Meloni valuta l’impatto della crisi non solo in termini di bilancia commerciale, ma anche sul piano dei rapporti transatlantici e della tenuta dell’alleanza occidentale in un momento di forte pressione globale, a partire dalla crisi in Ucraina fino alla crescente assertività della Cina.
Nelle prossime ore la presidente del Consiglio intensificherà i contatti con gli alleati europei e con Washington. L’obiettivo dichiarato è duplice: evitare una spirale di ritorsioni che possa degenerare in una guerra commerciale e garantire al contempo che gli interessi dell’Italia e dell’Europa non siano sacrificati sull’altare di un nuovo protezionismo a stelle e strisce.