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Meloni sfida l’Europa: tra Ventotene, riarmo e il nodo migranti, l’Italia cerca una nuova via

- di: Bruno Coletta
 
Meloni sfida l’Europa: tra Ventotene, riarmo e il nodo migranti, l’Italia cerca una nuova via

Il vertice europeo dei 27 si è trasformato in un campo di battaglia politico e ideologico, con la premier italiana Giorgia Meloni (al centro) al centro del dibattito. Tra i dossier ufficiali all’ordine del giorno – migranti, difesa e politiche economiche – è emerso un tema inaspettato: il Manifesto di Ventotene, il testo fondativo dell’europeismo scritto nel 1941 da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni.

Il caso Ventotene e la polemica con la sinistra
Meloni ha criticato aspramente la distribuzione del testo da parte della sinistra italiana, definendolo un gesto simbolico fuori dal tempo. "Ricordo straordinari editoriali di Eugenio Scalfari dove insegnava che l’unica forma di democrazia è l’oligarchia, è un concetto che non condivido. Chiedo alla sinistra quale messaggio vuole dare distribuendo oggi quel testo", ha dichiarato la premier durante un intervento a Bruxelles.
La polemica ha riacceso il dibattito sull’eredità politica di Ventotene, considerato un pilastro del pensiero liberale e federalista europeo. Fonti vicine al Partito Democratico hanno replicato che il Manifesto rappresenta "un faro per un’Europa unita e solidale, non un’oligarchia". Tuttavia, Meloni ha ribadito la sua posizione, sottolineando che il testo non riflette le sfide attuali dell’Unione Europea.

Il nodo del riarmo e il piano B italiano
Oltre alle questioni ideologiche, Meloni ha portato al vertice europeo due temi concreti: il riarmo e la gestione dei migranti. Sul primo punto, la premier ha espresso scetticismo verso il piano "RearmEu", proposto dalla Commissione Europea, definendolo "virtuale" e insufficiente. "Le risorse sembrano molte, ma sono virtuali", ha dichiarato, anticipando che l’Italia non deciderà entro aprile se attivare o meno la clausola di salvaguardia richiesta da Bruxelles.
In un bilaterale con la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, Meloni ha ribadito la necessità di strumenti comuni per la difesa che non gravino sul debito nazionale. Tuttavia, ha escluso la possibilità di ricorrere agli eurobond, trovando il muro dei Paesi frugali (come Germania e Olanda) invalicabile. L’Italia sta quindi spingendo per un "piano B", basato sull’idea di "mettere garanzie europee sugli investimenti privati". Una proposta che, secondo Meloni, ha già trovato consenso in alcune capitali europee.

Il ruolo dell’industria Usa e i rapporti con Trump
Un altro punto chiave del vertice è stato il rapporto con gli Stati Uniti. Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha avvertito che escludere l’industria bellica americana dagli acquisti europei sarebbe un errore. "Escludere l’industria Usa è un errore", ha dichiarato Tajani, sottolineando l’importanza di mantenere forti legami transatlantici.
Meloni, dal canto suo, ha confermato l’impegno dell’Italia a fare da ponte tra le due sponde dell’Atlantico, nonostante le tensioni sui dazi e le politiche commerciali. "Andrò alla Casa Bianca, ma non ho ancora una data", ha annunciato la premier, lasciando intendere che i rapporti con l’amministrazione Trump restano una priorità.

Il rinvio delle contromisure Ue e la prudenza sui dazi
Sul fronte commerciale, Meloni ha espresso soddisfazione per il rinvio delle contromisure europee sui dazi statunitensi, definendolo una decisione "lucida". Tuttavia, ha ribadito la necessità di prudenza, evitando misure che potrebbero danneggiare l’economia italiana.

Un vertice tra ideologia e pragmatismo
Il vertice di Bruxelles ha messo in luce le divisioni politiche e ideologiche all’interno dell’Unione Europea, con Meloni in prima linea nel difendere gli interessi italiani. Tra polemiche sul passato e sfide per il futuro, la premier ha dimostrato di voler mantenere una posizione autonoma, sia sul piano interno che internazionale.


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