A partire dal 31 marzo 2025, tutte le aziende italiane saranno obbligate a stipulare un’assicurazione contro le catastrofi naturali. La norma, introdotta con l’ultima legge di bilancio, mira a proteggere il tessuto economico del Paese dai danni causati da eventi climatici estremi, come terremoti, alluvioni, frane e incendi boschivi, che negli ultimi anni hanno colpito diverse aree d’Italia con una frequenza e un’intensità sempre maggiori.
Obbligo di assicurazione contro le catastrofi naturali: aziende italiane verso la scadenza del 31 marzo
L’iniziativa, che rappresenta un’importante svolta nel modo in cui lo Stato e le imprese affrontano il rischio ambientale, presenta tuttavia ancora numerosi nodi irrisolti, suscitando preoccupazione tra gli imprenditori. Costi elevati, mancanza di chiarezza sulle coperture e il rischio di una corsa contro il tempo stanno complicando l’applicazione della normativa, mettendo in difficoltà in particolare le piccole e medie imprese (PMI), che spesso dispongono di minori risorse per adeguarsi in tempi brevi.
Un cambiamento necessario ma non privo di problemi
L’Italia è tra i Paesi europei più esposti a eventi naturali estremi. Secondo l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), negli ultimi 20 anni i danni economici derivanti da calamità naturali hanno superato i 300 miliardi di euro, con un impatto devastante per molte aziende, costrette a chiudere o a ridurre drasticamente la propria attività dopo un evento catastrofico.
Attualmente, solo una minoranza delle imprese italiane è coperta da assicurazioni contro i rischi ambientali, il che significa che, in caso di disastro, la maggior parte delle aziende si affida a fondi pubblici di emergenza o ai risarcimenti statali, spesso insufficienti o tardivi. Con l’introduzione dell’obbligo, il governo punta a ridurre l’onere finanziario a carico dello Stato e a spostare la responsabilità della copertura economica sulle imprese stesse.
Tuttavia, la transizione verso questo nuovo sistema assicurativo non sta avvenendo senza difficoltà. Le aziende stanno incontrando diversi ostacoli, a partire dai costi e dalla disponibilità di polizze adeguate.
Costi e coperture: le preoccupazioni delle imprese
Uno dei problemi principali riguarda il costo delle polizze. Alcune imprese hanno già segnalato premi assicurativi molto elevati, soprattutto nelle aree più a rischio sismico o idrogeologico. In alcune regioni del Sud Italia e del Nord-Est, zone frequentemente colpite da terremoti e alluvioni, le compagnie assicurative hanno imposto tariffe notevolmente più alte, rendendo l’obbligo particolarmente gravoso per le imprese locali.
Inoltre, le polizze attualmente disponibili non sempre offrono coperture complete. Alcuni contratti prevedono franchigie molto alte o escludono specifici eventi, lasciando così scoperte determinate tipologie di danno. Molti imprenditori temono di essere costretti a sottoscrivere polizze che, pur rispettando la normativa, non garantiscono una reale protezione in caso di calamità.
Le associazioni di categoria, tra cui Confindustria e Confartigianato, hanno già espresso le loro preoccupazioni al governo, chiedendo incentivi fiscali e un tetto massimo ai premi assicurativi, per evitare che le aziende più piccole vengano penalizzate rispetto ai grandi gruppi industriali.
Le richieste delle imprese e le possibili soluzioni
Di fronte alle criticità sollevate, il governo sta valutando possibili correttivi alla norma, tra cui la creazione di un fondo di garanzia pubblico che possa coprire una parte dei costi assicurativi per le PMI. Un'altra ipotesi è quella di differenziare le polizze in base alla tipologia di azienda e al settore di appartenenza, permettendo alle realtà più vulnerabili di accedere a tariffe agevolate.
Al momento, però, non è ancora stata ufficializzata alcuna misura concreta. Con la scadenza del 31 marzo sempre più vicina, molte aziende si trovano in difficoltà nel trovare soluzioni adeguate, rischiando di dover sottoscrivere in fretta e furia polizze non ottimali pur di rispettare la legge.
Secondo alcune fonti interne al Ministero dell’Economia, non si esclude una proroga dell’obbligo, almeno per alcune categorie di imprese, per permettere una transizione più graduale. Tuttavia, il tempo stringe e le aziende italiane, già alle prese con le difficoltà economiche legate all’inflazione e alla crisi energetica, devono affrontare una nuova sfida che potrebbe avere ripercussioni significative sulla loro stabilità finanziaria.
Conclusione: un passo avanti, ma servono correttivi
L’obbligo assicurativo contro le catastrofi naturali rappresenta un passo importante verso una maggiore resilienza economica, ma la sua applicazione richiede un equilibrio tra protezione e sostenibilità economica per le imprese. Senza un adeguato supporto da parte del governo e senza regole più chiare sul funzionamento del sistema, si rischia che molte aziende si trovino in difficoltà, pagando polizze onerose senza ottenere una copertura adeguata.
Nei prossimi giorni, sarà fondamentale capire se e come il governo interverrà per rispondere alle richieste delle imprese, evitando che questa misura si trasformi in un ulteriore ostacolo per il settore produttivo italiano.