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È tornato il metalupo: primo animale preistorico riportato in vita. Ma c’è il rischio Jurassic Park

- di: Marta Giannoni
 
È tornato il metalupo: primo animale preistorico riportato in vita. Ma c’è il rischio Jurassic Park

Creato in laboratorio a partire dal DNA fossile, divide la comunità scientifica: “Non è resurrezione, è ingegneria genetica”.

Per la prima volta nella storia dell’umanità, un animale preistorico estinto è stato riportato alla vita.
Non è una leggenda, né una trovata pubblicitaria ispirata a Il Trono di Spade: il metalupo – Aenocyon dirus, noto anche come enocione – ha varcato di nuovo i confini del tempo grazie alla genetica. L’annuncio è arrivato dalla startup americana Colossal Biosciences, che ha presentato i risultati del progetto sulla copertina del Time, accendendo entusiasmi e critiche.

Non un lupo qualunque
Il metalupo è una creatura realmente esistita, vissuta tra 200.000 e 10.000 anni fa nelle Americhe e in Asia orientale. Diverso dal lupo grigio moderno, era più robusto, dotato di mascelle poderose e denti affilati in grado di cacciare bisonti, cavalli selvatici e altri grandi erbivori. Secondo le ricostruzioni genetiche, poteva raggiungere i 68 chilogrammi di peso, con una corporatura affine a quella dei grandi predatori africani.
Ma a rendere l’esperimento straordinario non è solo il fascino dell’animale, diventato celebre presso il grande pubblico grazie alla saga fantasy HBO. È il metodo ad aver rotto una barriera storica nella scienza: per la prima volta, un essere estinto è stato “ricreato” partendo dal suo DNA fossile.

La procedura: DNA antico, editing genetico, cani come madri surrogate
Il progetto è partito da due reperti fossili: un dente di 13.000 anni fa ritrovato in Ohio e un osso dell’orecchio vecchio di 72.000 anni rinvenuto in Idaho. Dai campioni è stato estratto il materiale genetico residuo, poi sottoposto a sequenziamento e comparazione. I ricercatori di Colossal hanno isolato 20 caratteristiche genetiche fondamentali, e modificato 14 geni del lupo grigio moderno per riprodurle.
Le cellule geneticamente editate sono quindi state impiantate in ovociti di cane, portando a termine tre gravidanze. Tra ottobre 2024 e gennaio 2025 sono nati tre esemplari vivi – due maschi battezzati Romulus e Remus, una femmina chiamata Khaleesi – più un quarto cucciolo morto pochi giorni dopo la nascita.

Scienza o illusione? Il dibattito si accende
Non tutti però parlano di “miracolo scientifico”. Alcuni studiosi mettono in discussione l’uso del termine “de-estinzione”. “Non è il ritorno alla vita di un animale scomparso, ma la creazione di un nuovo organismo ispirato a quello estinto”, spiega Carlo Alberto Redi, presidente del Comitato etico della Fondazione Umberto Veronesi e membro dell’Accademia dei Lincei.
“Questi animali – aggiunge – sono chimere, cioè individui che mescolano tratti genetici antichi e moderni. Il genoma completo del metalupo non è stato ricostruito, né impiantato in un ovulo come avverrebbe per una vera clonazione”.
Redi riconosce comunque il valore dell’impresa: “Un altissimo esercizio di ingegneria genetica. Una tecnica che potrebbe rivelarsi utile per la medicina del futuro, per esempio nella produzione di cellule ingegnerizzate a fini terapeutici”.

Un percorso pieno di ostacoli
Il metalupo è solo il più recente dei tentativi di Colossal Biosciences, fondata nel 2021 dall’imprenditore Ben Lamm e dal genetista George Church, docente ad Harvard. L’azienda ha già in corso altri progetti simili: riportare in vita il dodo – uccello simbolo dell’estinzione umana, scomparso nel XVII secolo – e il mammut lanoso, con esperimenti che hanno già portato alla creazione di “topi lanosi”, geneticamente modificati per avere una pelliccia simile a quella dei colossi della preistoria.
Anche il tentativo di clonare la tigre della Tasmania, estinta negli anni ‘30 del Novecento, è in corso, ma procede a rilento. I limiti tecnici sono enormi: l’integrità del DNA antico è spesso compromessa, e la ricostruzione completa di un genoma richiede tecnologie e risorse ancora in fase sperimentale.

Il rischio Jurassic Park
La notizia ha inevitabilmente riacceso le paure di uno scenario da Jurassic Park. Gli scienziati mettono in guardia contro i rischi della reintroduzione di specie in ecosistemi profondamente mutati, o della creazione di ibridi che non hanno alcun ruolo ecologico. “Non possiamo prevedere l’impatto di animali che non esistono da migliaia di anni”, ha dichiarato la biologa evoluzionista Beth Shapiro dell’Università della California a Santa Cruz, autrice del saggio How to Clone a Mammoth.

Un nuovo capitolo per l’evoluzione
Nonostante le perplessità, l’esperimento rappresenta un punto di svolta. Non si tratta solo di nostalgia genetica o fantascienza: per alcuni, la de-estinzione potrebbe diventare uno strumento per riparare i danni della crisi climatica e della perdita di biodiversità, restituendo vita a specie che l’uomo ha contribuito a far scomparire.
Per ora, Romulus, Remus e Khaleesi vivono sotto stretta osservazione in una struttura protetta negli Stati Uniti. Non ululano alla luna, ma con ogni probabilità – tra entusiasmi, timori e dibattiti – hanno appena fatto la storia della biologia.


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