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Mattarella rilancia il diritto alla salute: “Una conquista della civiltà”

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Mattarella rilancia il diritto alla salute: “Una conquista della civiltà”

Nel giorno in cui il mondo celebra la Giornata Mondiale della Salute, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella richiama l’attenzione del Paese su uno dei pilastri più importanti della convivenza democratica: il diritto alla salute. Un diritto che, nelle parole del Capo dello Stato, rappresenta “una conquista della nostra civiltà”, frutto di decenni di riforme, lotte sociali e progressi scientifici. Un diritto, però, che oggi più che mai deve essere difeso e rafforzato, soprattutto di fronte a sfide demografiche, economiche e culturali che rischiano di comprometterne la piena fruizione per tutti i cittadini.

Mattarella rilancia il diritto alla salute: “Una conquista della civiltà”

Nel suo messaggio ufficiale, Mattarella sottolinea con forza come “la crescente denatalità che affligge il nostro Paese impone un impegno costante per assicurare la continuità e la qualità dei servizi”. Un monito preciso, che lega la sostenibilità del sistema sanitario alla capacità del Paese di contrastare l’invecchiamento della popolazione e il calo delle nascite. La riflessione non è solo demografica, ma profondamente politica: senza politiche pubbliche efficaci che supportino famiglie, giovani, madri e operatori del settore, il rischio è quello di un indebolimento strutturale della rete sanitaria nazionale.

L’intervento del presidente arriva in un momento delicato per il sistema sanitario italiano. Dopo le ferite profonde inferte dalla pandemia e i ritardi accumulati nella medicina territoriale, il Servizio Sanitario Nazionale si trova oggi a dover rispondere a una duplice emergenza: la necessità di modernizzare infrastrutture e tecnologie da un lato, e quella di affrontare carenze di personale e diseguaglianze territoriali dall’altro. La retorica della “eccellenza italiana” in ambito sanitario si scontra, quotidianamente, con le difficoltà di accesso alle cure nelle aree interne, con le liste d’attesa che si allungano e con la crescente migrazione sanitaria da Sud a Nord.

Il riferimento esplicito alla qualità dei servizi assume, in questo contesto, un significato ancora più profondo. Mattarella parla al cuore di un’Italia che chiede risposte concrete: qualità non solo come efficienza e innovazione, ma anche come prossimità, attenzione e umanità nel rapporto tra cittadini e sistema pubblico. In altre parole, il diritto alla salute deve essere garantito ovunque, indipendentemente dal luogo di residenza, dal reddito o dall’età. E deve farlo in modo concreto, non solo sulla carta.

Il richiamo del Presidente si inserisce anche nel dibattito più ampio sulle politiche per la natalità, al centro dell’agenda politica nazionale e delle prossime tornate elettorali. Incentivi economici, servizi per l’infanzia, parità di genere e conciliazione tra vita lavorativa e familiare sono temi ormai trasversali, ma ancora troppo spesso disarticolati, incapaci di comporre un disegno organico. Mattarella, senza mai scivolare su toni polemici, invita le istituzioni ad agire con visione e responsabilità, perché il futuro del Paese passa anche – e soprattutto – da qui.

Il messaggio presidenziale ha già trovato eco tra gli operatori sanitari, i sindacati e molte organizzazioni civiche, che lo interpretano come un sostegno autorevole alla battaglia quotidiana per una sanità pubblica universale, equa e sostenibile. Ma pone anche un interrogativo ineludibile alla politica: siamo davvero all’altezza della sfida? Siamo capaci di investire nella salute non solo in emergenza, ma in modo strutturale, duraturo, lungimirante?

In un tempo in cui la fiducia nelle istituzioni è messa alla prova e le diseguaglianze aumentano, le parole di Mattarella suonano come un richiamo alla responsabilità collettiva. Difendere il diritto alla salute significa difendere la dignità di ogni persona. E costruire un Paese che, anche di fronte alle sfide più dure, non dimentica i principi su cui si fonda la sua civiltà.

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