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Londra propone un fondo europeo per il riarmo, il piano per acquisti congiunti di armi

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Londra propone un fondo europeo per il riarmo, il piano per acquisti congiunti di armi

Il Regno Unito lancia un segnale che scuote le cancellerie europee. Da Londra arriva la proposta per la creazione di un fondo multilaterale destinato a finanziare il riarmo su larga scala nel continente. Un’idea che guarda a un’Europa capace di dotarsi di una capacità militare condivisa, non più dipendente soltanto dagli Stati nazionali o dagli aiuti esterni, ma strutturata attraverso una vera e propria istituzione sovranazionale. A rivelare l’esistenza del piano è il Financial Times, che descrive un progetto già in fase avanzata di elaborazione e che il governo britannico avrebbe già sottoposto informalmente ad alcuni alleati.

Londra propone un fondo europeo per il riarmo, il piano per acquisti congiunti di armi

Il documento circolato nelle ultime ore indica con precisione le linee guida dell’iniziativa. L’obiettivo è creare una piattaforma finanziaria sostenuta da garanzie azionarie e sovrane, in grado di raccogliere fondi sul mercato a condizioni favorevoli e di impiegarli per acquisti congiunti di armamenti, costituzione di scorte comuni e supporto a programmi di difesa dei Paesi partecipanti. Una proposta che punta a superare le lentezze e le frammentazioni che hanno caratterizzato finora gli investimenti militari europei.

Una coalizione di volenterosi

Il cuore del piano britannico è la creazione di una “coalizione di volenterosi”, un gruppo ristretto di Paesi disposti ad aderire al fondo e a condividerne la governance e gli oneri finanziari. Il modello, ispirato a strumenti già sperimentati in altri ambiti come il Next Generation EU, prevede l’emissione di titoli di debito comuni, garantiti dagli Stati aderenti, per raccogliere capitali destinati all’acquisto e alla produzione di armamenti. Le risorse sarebbero poi impiegate per finanziare progetti congiunti di difesa, sostenere le industrie militari europee e costituire scorte strategiche comuni.

Londra propone un meccanismo flessibile, aperto all’adesione di singoli Paesi che condividano gli obiettivi strategici e che siano disposti a partecipare al finanziamento. La gestione operativa del fondo sarebbe affidata a una nuova istituzione sovranazionale, autonoma rispetto all’Unione Europea ma strettamente coordinata con essa. L’iniziativa si configura dunque come un progetto intergovernativo, sul modello di altre coalizioni europee in ambito militare, come la European Intervention Initiative.

La spinta del contesto internazionale

La proposta britannica nasce in un contesto segnato da crescenti tensioni geopolitiche e da una domanda crescente di sicurezza nel continente europeo. La guerra in Ucraina ha evidenziato le fragilità della capacità militare europea, troppo frammentata e dipendente dagli aiuti statunitensi. I principali Paesi membri della Nato hanno incrementato negli ultimi due anni le proprie spese per la difesa, ma senza una reale integrazione degli investimenti. Il Regno Unito, pur essendo uscito dall’Unione Europea, intende ora ritagliarsi un ruolo di leadership nella costruzione di un’architettura di sicurezza continentale.

Il documento reso noto dal Financial Times sottolinea che l’obiettivo del fondo non è soltanto quello di garantire risorse per l’acquisto di armamenti, ma anche di stimolare la produzione industriale europea nel settore della difesa, riducendo la dipendenza da fornitori esterni e rafforzando l’autonomia strategica del continente. L’iniziativa, nelle intenzioni di Londra, rappresenterebbe una risposta concreta alle richieste di maggiore integrazione avanzate in questi mesi da diversi governi europei, a partire da Francia e Germania.

Le reazioni europee

L’idea britannica non manca di suscitare attenzione e discussione nelle capitali europee. Alcuni Paesi, in primis Francia e Polonia, avrebbero già manifestato un interesse preliminare per la proposta, pur chiedendo maggiori dettagli sul funzionamento del fondo e sulle modalità di partecipazione. Altri governi, come quello italiano e quello spagnolo, avrebbero accolto la proposta con cautela, sottolineando la necessità di evitare sovrapposizioni con le iniziative già in corso nell’ambito della Politica di Sicurezza e Difesa Comune dell’Unione Europea.

A Bruxelles, la Commissione segue con attenzione l’evoluzione del progetto. Fonti comunitarie sottolineano che qualsiasi iniziativa intergovernativa dovrà essere compatibile con le regole e le priorità dell’Unione, in particolare per quanto riguarda il coordinamento degli investimenti militari e il rispetto degli impegni già assunti in sede Nato e Ue. Tuttavia, non viene escluso un possibile dialogo per integrare il fondo britannico con le politiche europee in materia di difesa.

Le incognite sul tavolo

La proposta britannica apre scenari nuovi, ma pone anche interrogativi rilevanti. La principale incognita riguarda la sostenibilità finanziaria del fondo e la disponibilità reale dei Paesi europei ad assumersi nuove obbligazioni comuni in un settore politicamente e economicamente sensibile come quello della difesa. I governi dovranno valutare l’impatto sui propri bilanci e le implicazioni politiche di una maggiore integrazione militare, in un momento in cui le opinioni pubbliche appaiono divise sul tema del riarmo.

Resta inoltre da chiarire il rapporto tra il fondo proposto da Londra e le strutture esistenti dell’Unione Europea. La proposta, pur formalmente autonoma rispetto alle istituzioni comunitarie, rischia di riaprire il dibattito sulle competenze in materia di difesa e sulla necessità di rafforzare l’integrazione strategica europea senza creare duplicazioni o frammentazioni.

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