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Trump prende a schiaffi l’Europa e l'Italia: “Dazi sui farmaci, basta regali all’estero”

- di: Jole Rosati
 
Trump prende a schiaffi l’Europa e l'Italia: “Dazi sui farmaci, basta regali all’estero”

Il presidente americano annuncia tariffe punitive contro l’import farmaceutico: “Voglio che le pillole siano fatte in USA, non in Italia o in Germania”. Tensione alle stelle con Bruxelles. Meloni vola a Washington il 17 aprile.
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 Il protezionismo sovranista trumpiano alza il tiro. Dopo acciaio, auto e tecnologia, ora nel mirino finiscono anche i farmaci. “Annunceremo presto dazi pesanti sui prodotti farmaceutici importati. Gli Stati Uniti devono ricominciare a fabbricare le proprie medicine”, ha tuonato Donald Trump, parlando alla cena di gala del National Republican Congressional Committee al National Building Museum. Il suo tono, sprezzante e aggressivo, lascia pochi dubbi sulle intenzioni: colpire l’industria europea e imporre la supremazia americana anche nella salute.
“Gli altri Paesi pagano molto meno per i farmaci, mentre noi ci facciamo fregare. Ma adesso le cose cambiano. Voglio che le pillole siano fatte in Ohio, non in Italia o in Germania”, ha detto, tra gli applausi dei repubblicani presenti. L’annuncio arriva dopo settimane di escalation commerciale, con l’imposizione – il 2 aprile – di dazi generalizzati del 10% su centinaia di beni e un’ulteriore stretta del 20% sulle importazioni europee. Ora l’offensiva tocca un settore strategico, finora risparmiato: quello dei medicinali.

La reazione europea: “È guerra commerciale”
A Bruxelles non usano mezzi termini: “Una misura ostile, che mette a rischio salute e lavoro”, ha dichiarato un alto funzionario della Commissione. Fonti diplomatiche europee parlano apertamente di ritorsioni coordinate se Washington non ritirerà la minaccia. “Non accetteremo ricatti – ha avvertito Thierry Breton, commissario UE all’Industria Trump cerca di piegare l’Europa con la forza, ma noi risponderemo con fermezza”.
L’Italia è tra i Paesi più esposti: secondo Farmindustria, nel 2024 l’export farmaceutico verso gli USA ha superato i 13 miliardi di euro. “È un colpo durissimo per le nostre imprese”, commenta il presidente di Confindustria Dispositivi Medici, Massimiliano Boggetti. In Umbria, Lombardia, Lazio e Toscana ci sono stabilimenti che producono per il mercato americano: dalla ricerca all’imballaggio, migliaia di posti di lavoro sono in bilico.

Meloni vola a Washington
Il governo italiano cerca di correre ai ripari. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha confermato un incontro con Trump per il 17 aprile. Obiettivo: scongiurare l’applicazione dei dazi o ottenere deroghe per l’Italia. Fonti di Palazzo Chigi parlano di “un confronto delicato, ma necessario per tutelare una delle eccellenze italiane”. Tuttavia, pochi credono che il tycoon sia disposto a fare concessioni. “Trump ha già deciso – sostiene un diplomatico europeo – Sta cercando lo scontro per motivi elettorali. L’industria farmaceutica è solo l’ultima pedina nel suo gioco”.

Il sogno dell’autarchia farmaceutica
Il messaggio politico di Trump è chiaro: sovranità produttiva, nazionalismo economico, disprezzo per le regole multilaterali. “Non abbiamo bisogno di Big Pharma globali, ma di aziende americane che producano per americani”, ha detto il presidente, evocando il “Buy American Act” e promettendo incentivi miliardari per chi rilocalizza le fabbriche. Un piano che rischia però di stravolgere le catene di fornitura e creare penuria di medicinali nel breve periodo. Alcuni analisti avvertono: se i dazi colpiranno anche i principi attivi prodotti in India e Cina, gli stessi USA potrebbero subire un contraccolpo sanitario.

Sfida alla globalizzazione
Trump non arretra. Dopo aver piegato l’Organizzazione Mondiale del Commercio, messo sotto scacco la NATO e umiliato l’ONU, ora punta a ridisegnare anche la mappa della salute globale. L’Europa è di nuovo nel mirino, accusata di “approfittarsi dell’America”. Ma dietro lo slogan c’è una strategia più ampia: distruggere la cooperazione economica internazionale per imporre un nuovo ordine unilaterale. A danno – ancora una volta – degli alleati.


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