Gli Stati Uniti impongono tariffe senza precedenti sulle importazioni cinesi, scatenando reazioni globali e timori di recessione. Lo fa per trattare da posizioni di forza, ma il gioco potrebbe sfuggire di mano e precipitare in situazioni ad altissimo rischio.
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump ha annunciato l’imposizione di dazi del 104% sulle importazioni dalla Cina, segnando un’escalation significativa nella guerra commerciale tra le due maggiori economie mondiali. Questa mossa segue una serie di aumenti tariffari e contromisure tra Washington e Pechino, alimentando preoccupazioni per l’economia globale.
Cronologia degli eventi
Il 2 aprile 2025, in un discorso alla Casa Bianca denominato Liberation Day, Trump ha proclamato l’introduzione di un dazio universale del 10% su tutte le importazioni, con tariffe personalizzate per circa 60 paesi, tra cui la Cina. Queste misure sono entrate in vigore il 5 aprile. Successivamente, la Cina ha risposto imponendo tariffe del 34% sui prodotti statunitensi. In risposta, Trump ha incrementato ulteriormente le tariffe sulle importazioni cinesi, portandole al 104%, con effetto da oggi.
Reazioni internazionali
La Cina ha condannato le nuove tariffe statunitensi, definendole “ricatti” e promettendo di “combattere fino alla fine” per proteggere i propri interessi. Altri paesi, tra cui il Canada, hanno annunciato misure di ritorsione, alimentando timori di una guerra commerciale su vasta scala.
Impatto economico
Le borse asiatiche hanno registrato cali significativi in seguito all’annuncio delle nuove tariffe. Il Nikkei 225 giapponese sta scendendo di quasi il 4%, mentre altri mercati regionali hanno seguito la tendenza al ribasso.
Settori colpiti
I consumatori americani possono aspettarsi aumenti significativi dei prezzi su una vasta gamma di prodotti, in particolare nell’elettronica di consumo. Ad esempio, il costo di un laptop potrebbe aumentare da 571 a 776 dollari. Anche altri beni, come mobili, abbigliamento e giocattoli, subiranno incrementi di prezzo.
Gli economisti vedono scenari cupi
Economisti e analisti avvertono che l’escalation delle tensioni commerciali potrebbe avere effetti duraturi sull’economia globale. Brent Neiman, economista dell’Università di Chicago, ha evidenziato che un errore di calcolo ha quadruplicato l’aliquota tariffaria prevista, mentre il premio Nobel Simon Johnson ha paragonato le conseguenze a quelle della crisi economica del Regno Unito sotto Liz Truss.
In questo contesto di crescente incertezza, resta da vedere come le parti coinvolte navigheranno queste acque turbolente e quali saranno le implicazioni a lungo termine per l’economia globale.
Un gioco al rialzo per trattare da posizioni di forza, ma la situazione potrebbe sfuggire di mano
Il sovranismo di Trump, che ha alle spalle la cultura del suprematismo bianco di soggetti pericolosi tra cui il Ku Klux Klan, che va a braccetto con l’estremismo e il fanatismo religioso degli evangelici, gioca col fuoco. Tutta questa corsa al rialzo sui dazi è fatta per trattare da posizioni di forza. Con molti più deboli, tra cui l’Italia, può riuscire. Ma con la Cina è dura: è un avversario/nemico ostico, determinato, che restituisce colpo su colpo ed è in grado di farlo, essendo un grande Paese, con un Pil complessivo poco sotto quello degli Usa (anche se non è l’hub finanziario più importante del mondo, come lo sono invece gli Stati Uniti). La situazione sembra quella del gioco pericolosissimo di chi si ferma per ultimo prima di finire nel burrone. Un gioco dagli esiti pericolosissimi e imprevedibili.