L’America ruggisce, l’Asia crolla: nuova guerra dei dazi firmata Trump. Pechino pronta a ritorsioni senza precedenti. UE barcolla
- di: Bruno Coletta

Hong Kong sta perdendo il 3,76%, bruciati miliardi, colpiti soprattutto i giganti tecnologici. Pechino promette ritorsioni e conferma: “Combatteremo fino alla fine”.
Hong Kong e Shanghai nel panico
Il 9 aprile 2025 si è aperto con un vero shock sui mercati asiatici. A Hong Kong, l’indice Hang Seng sta registrando un tracollo del 3,76%, fermandosi a 19.371,25 punti: è uno dei peggiori avvii dell’anno. Male anche Shanghai (-1,13%) e Shenzhen (-1,65%), travolte da un’ondata di vendite scatenata dai nuovi dazi annunciati dagli Stati Uniti. Le tensioni commerciali con la Cina sono tornate al centro dello scontro globale, in una dinamica che ricalca, ma con toni ancora più aspri, le guerre doganali del primo mandato Trump.
Colpiti i giganti tecnologici
Il tonfo ha colpito duramente le blue chip tecnologiche: Alibaba ha perso il 5,85%, Tencent il 4,31%, HSBC il 3,44%. A farne le spese sono in particolare le aziende più esposte all’export e al capitale americano. La corsa alla vendita è stata immediata, segnale che il mercato teme uno scontro prolungato e dagli effetti imprevedibili.
Dazi al 104%, Pechino: “Una provocazione ostile”
Gli Stati Uniti hanno annunciato un innalzamento del 50% delle tariffe su una nuova lista di prodotti cinesi, portando il totale dei dazi al 104% su alcune categorie strategiche. Il segretario al Tesoro americano Scott Bessent ha accusato la Cina di “non rispettare le regole del commercio” e ha definito la mossa di Pechino – che nei giorni scorsi aveva applicato dazi del 34% su prodotti agricoli e auto USA – “un errore madornale” (“big mistake”, New York Post, 8 aprile 2025).
Pechino promette vendetta
La reazione cinese è stata immediata. In un comunicato diffuso a notte fonda dal ministero del Commercio, Pechino ha avvertito che “combatterà fino alla fine contro ogni forma di ricatto economico”. Secondo il quotidiano Global Times, vicino al Partito comunista, la Cina sta valutando “misure di ritorsione senza precedenti, anche nel campo tecnologico e delle licenze software americane”.
L’allarme degli investitori globali
La nuova escalation ha scatenato timori tra gli investitori globali. Secondo Mark Mobius, noto gestore emergente, “la Cina potrebbe uscire vincente da questo scontro se userà l’arma della tecnologia e dei brevetti” . Ma nel breve termine, a perdere sono i mercati, l’export e le imprese globalizzate. Gli analisti di Morgan Stanley avvertono che “un prolungamento della guerra commerciale danneggerebbe le supply chain mondiali e alimenterebbe l’inflazione, già in ripresa”.
La linea Trump: sovranismo economico a ogni costo
Secondo quanto riportato da The Australian, la Casa Bianca è convinta che Pechino “abbia più bisogno di un accordo di quanto non ne abbiano gli Stati Uniti”. Un funzionario anonimo dell’amministrazione Trump ha ribadito la linea del presidente: “O la Cina si piega, o pagherà un prezzo altissimo”.
L’Europa osserva con inquietudine
A Bruxelles si teme una nuova stagione di tensioni anche per l’industria europea, che potrebbe ritrovarsi schiacciata tra le due potenze. In una nota la Commissione UE ha chiesto “moderazione” e ha avvertito che “il protezionismo generalizzato mina la stabilità dei mercati globali”.
Il rischio di una frattura sistemica
La nuova guerra dei dazi rischia di non essere solo una questione commerciale. Sotto l’America trumpiana si consolida un modello di economia chiusa, aggressiva, diretta a ridisegnare l’ordine mondiale. E se la Cina replicherà con forza, come sembra intenzionata a fare, il mondo potrebbe trovarsi presto davanti a una frattura sistemica, economica e geopolitica.