Gli affitti brevi si confermano un volano per l’economia italiana e europea, con un impatto rilevante sia per le famiglie che per le comunità locali. È quanto emerge dai nuovi studi condotti da Oxford Economics e Nomisma, commissionati da Airbnb, che delineano un quadro chiaro: il turismo alternativo, con soggiorni in case vacanza e appartamenti, rappresenta non solo una fonte di reddito per i proprietari ma un elemento chiave per la sostenibilità del settore turistico.
Affitti brevi, Airbnb: in Italia benefici economici per 7,9 miliardi
Secondo Oxford Economics, nel 2023 i viaggiatori che hanno scelto soggiorni brevi in appartamenti e case condivise hanno generato benefici economici per 149 miliardi di euro in Europa, sostenendo 2,1 milioni di posti di lavoro e producendo 40 miliardi di euro di entrate fiscali complessive. Particolarmente significativo il dato sulle destinazioni extraurbane: il 55% dei soggiorni prenotati nel 2023 si è concentrato fuori dalle grandi città, segnalando un crescente spostamento del turismo verso aree rurali e meno battute. Un trend in accelerazione, con un raddoppio dei pernottamenti brevi nelle località rurali dal 2020 ad oggi.
L’Italia: benefici per 7,9 miliardi e oltre 54mila posti di lavoro
Nel nostro Paese, il fenomeno degli affitti brevi si traduce in benefici economici significativi. Secondo Nomisma, nel 2023 gli host italiani su Airbnb hanno contribuito con 7,9 miliardi di euro all’economia nazionale, sostenendo oltre 54.000 posti di lavoro. Un impatto rilevante che, secondo gli analisti, ha permesso una distribuzione più equa dei benefici turistici, con un’attenzione particolare alle aree extraurbane, storicamente meno raggiunte dai flussi turistici tradizionali.
Juliette Langlais, Campaign Director di Airbnb per Europa, Medio Oriente e Africa, ha commentato: “Negli anni, gli affitti brevi sono diventati la soluzione preferita di molte famiglie europee per viaggiare in modo conveniente, scoprendo nuovi quartieri e territori. Questo trend allontana i turisti dalle destinazioni urbane più affollate, distribuendo i benefici economici a famiglie e imprese locali in molte località secondarie”.
Un’opportunità per il turismo sostenibile
Gli affitti brevi, spesso al centro del dibattito politico e mediatico per il loro impatto sulle città, rappresentano dunque un’alternativa capace di sostenere il turismo sostenibile e inclusivo, favorendo la valorizzazione delle economie locali e la scoperta di territori meno noti. In particolare, il fenomeno si è rivelato cruciale per rilanciare aree rurali e periferiche, dove l’offerta alberghiera è più limitata e il turismo tradizionale fatica a radicarsi.
Lo studio evidenzia infine come la condivisione di case stia diventando una fonte di reddito complementare per molte famiglie italiane, in un contesto economico ancora complesso. Airbnb, dunque, continua a posizionarsi come uno strumento in grado di generare valore diffuso, contribuendo non solo alla crescita del settore turistico ma anche allo sviluppo sostenibile delle comunità locali.