UNRAE: "Fuorviante attribuire la crisi dell'automotive al Green Deal"
- di: Redazione
Si è tenuta ieri, 16 dicembre, presso Villa Blanc, la conferenza di fine anno di UNRAE e fra i vari temi toccanti durante l'evento, quello predominante è stata la fuorviante narrazione che riguarda il segmento automotive da ormai troppo tempo e le possibili soluzioni a un problema che sta danneggiando concretamente un settore di elevatissima importanza a livello economico, fiscale e occupazionale.
UNRAE: "Fuorviante attribuire la crisi dell'automotive al Green Deal"
Il Presidente Michele Crisci (nella foto) ha preso la parola ed è stato perentorio con le sue parole: “Attribuire la crisi del settore automobilistico europeo al Green Deal è una narrazione fuorviante” - ha detto - “L’Europa paga il prezzo di politiche incoerenti e dell’assenza di una visione strategica per accompagnare una transizione sostenibile, definita dagli obiettivi, economicamente e socialmente responsabile”. Critiche che sono state poi rivolte al governo del nostro Paese: "A giugno" - spiega Crisci - "i fondi del nuovo Ecobonus per le vetture elettriche sono andati esauriti in poche ore. Ad agosto il Ministro Urso ha celebrato i risultati ottenuti dall’Ecobonus, anticipando un piano triennale, a novembre ne ha annunciato la cessazione definitiva. Contestualmente, il Governo ha cancellato l’80% del Fondo Automotive, per poi promettere finanziamenti dedicati solo al sostegno all’offerta. Ma la filiera non può prosperare senza un mercato in salute, e questo non può esistere senza fornire certezze al settore”.
I dati infatti evidenziano come la produzione nei 5 principali mercati europei sia calata da 15,4 milioni di unità a 9,2 milioni dal 2000 al 2021, ben prima che gli effetti del Green Deal potessero avere un reale impatto (dal 2005 al 2022, il mercato nordamericano è parallelamente calato di oltre 14 punti percentuali).
Secondo le stime UNRAE, il mercato per il comparto autovetture italiano resterà stabile nel 2024 su base annua (1,565/1,570 milioni di unità) ma di circa 350.000 unità inferiore al 2019, col 2025 che si prospetta sullo stesso livello. I vicoli commerciali vedranno una crescita dello 0,7% su base annua, ma con un calo previsto del 4% nel prossimo anno (veicoli industriali stimati in flessione dello 0,8% nel 2024, con un calo previsto del 16,5% nel 2025).
Il Direttore Generale dell’UNRAE, Andrea Cardinali, ha spiegato: “Se è vero che il prezzo medio di un’auto è aumentato del 58% dal 2011 a 2023 va detto innanzitutto che è molto cambiato il mix di segmenti, con uno shift verso l’alto dovuto al cambiamento nei gusti della clientela. E i contenuti tecnologici del prodotto sempre più avanzati, per esempio in termini di sicurezza e di infotainment, ne hanno aumentato il valore al punto da renderli oggetti neanche lontanamente paragonabili a distanza di 10 anni. Inoltre, il costo industriale è aumentato drammaticamente per l’impennata di tutti i costi di produzione: energia, materie prime (quelle tradizionali e soprattutto quelle critiche), logistica internazionale”.
L'aumento dei prezzi cozza col calo del potere di acquisto degli italiani (-3 punti) con le famiglie che hanno rinunciato o rinviato l'acquisto di automobili per via del carovita.
Il tutto nel mercato delle autovetture nostrano, che è il quarto a livello continentale ma che presenta anche anomalie evidenti come il sottosviluppo delle auto aziendali o il lento passo dell'adozione di nuove tecnologie (dal 2021 la quota di mercato delle auto ricaricabili è a circa del 7%, con le quote degli altri paesi oltre la doppia cifra e una quota di auto elettriche pure del 4%, un decimo dei paesi leader del Nord e un quarto della media UE, EFTA e Regno Unito).
Cardinali ha aggiunto: “Il mercato delle auto elettriche in Italia evidenzia un divario preoccupante rispetto al contesto europeo, che denuncia una profonda disconnessione dalla transizione energetica in corso. In alcuni grandi mercati sono stati interrotti incentivi statali che erano in vigore anche da 15 anni, a differenza dell’Italia dove li abbiamo avuti a singhiozzo per soli 5 anni, con continui cambiamenti di struttura e “click day”. Se è vero che senza incentivi c’è stato un inevitabile calo, è anche vero che questi mercati ormai maturi mantengono un livello 3, 4, 5 volte superiore al nostro. E quello che molti media hanno titolato come il “tracollo dell’elettrico”, finora si limita ad un calo di quota di 0,9 punti: non è la crescita attesa, ma certo non è nemmeno un tracollo”.
I dati mostrano un'eccessiva lentezza del processo di transizione energetica del settore automotive italiano, a cui si accompagna quella del taglio di emissioni carboniche
Il DG di UNRAE si dice preoccupato di questo trend: “Il raggiungimento del nuovo, più stringente target del 2025-2029 è seriamente a rischio; fra il 2021 e il 2023 il calo medio delle emissioni in Europa è stato di appena 3,5 g/Km, mentre per centrare gli obiettivi 2025 sarebbe necessario un ulteriore decremento di 13 g/Km. Un’impresa ardua, che espone le Case auto al rischio di sanzioni che l’ACEA ha stimato in 15 miliardi di euro. Le multe del 2025 vanno assolutamente cancellate, per evitare di affossare definitivamente gli investimenti nella transizione. È concettualmente perverso sanzionare il venditore perché l’acquirente non compra ciò che ha prodotto. Questa è certamente una stortura del Regolamento (EU) 2019/631, poi modificato dal Regolamento (UE) 2023/851. Ma da qui a sostenere, come oggi fanno praticamente tutti, che queste normative siano il frutto estemporaneo di un blitz da parte di pochi ideologi a Bruxelles, che ha portato al suicidio industriale dell’Europa, ce ne corre. Gli obiettivi di abbattimento delle emissioni di CO2 nel settore automotive sono il risultato di un lungo percorso strategico avviato con l'Accordo di Parigi del 2015 per il contrasto al riscaldamento globale, sottoscritto da ben 195 Paesi, percorso che si è snodato attraverso un iter assai complicato fra Commissione, Parlamento e Consiglio Europeo, conclusosi con il consenso di tutti gli Organi democratici centrali e nazionali"
"La transizione ecologica" - conclude il Presidente Crisci - "non può basarsi su politiche frammentarie, discontinue e incerte. Servono scelte chiare e strumenti concreti per garantire un futuro competitivo al settore automobilistico europeo e italiano. Le nostre proposte non sono solo necessarie, ma urgenti. È il momento di agire.”