L'eco di Mosca e il nuovo fronte invisibile
- di: Bruno Coletta

A Mosca si muore in silenzio, sotto la pioggia di una guerra che non conosce più confini. Non sono più solo i fronti del Donbass a segnare la mappa della contesa, ma le strade della capitale russa, dove la geopolitica esplode, letteralmente, nel quotidiano. La morte del generale Igor Kirillov, comandante delle truppe di difesa nucleare, chimica e biologica delle Forze armate russe, e del suo vice, porta la guerra nell’intimità domestica del potere moscovita, fra i boulevard della città e le ombre della sera. Un ordigno nascosto in uno scooter elettrico ha dilaniato il tessuto di una sicurezza ormai in dissoluzione.
L'eco di Mosca e il nuovo fronte invisibile
Per capire l’accaduto bisogna guardare oltre la superficie. L’Ucraina rivendica l’azione attraverso i canali non ufficiali del Servizio di Sicurezza (SBU): "Kirillov era un criminale di guerra e un obiettivo legittimo". Parole dure, cariche di giustizia sommaria e vendetta, termini che ormai dominano una narrativa che si tinge ogni giorno più di nero. Kiev sta trasformando il campo di battaglia: non è più solo difesa, ma capacità di colpire dritto al cuore di Mosca, con operazioni chirurgiche che sanno di sfida.
L’eliminazione di un uomo come Kirillov ha un peso simbolico e strategico. Da capo delle difese nucleari e chimiche, rappresentava il baluardo di un terrore implicito: quel sottile equilibrio tra deterrenza e minaccia che ha retto la politica estera di Mosca fin dal dopoguerra. Ma un ordigno nello scooter dice altro: la Russia, che si pensava impenetrabile, è oggi vulnerabile.
Questa guerra è ormai totale: un conflitto che divora uomini, simboli, infrastrutture e sicurezze. Se i numeri diffusi dal ministero russo sono reali – un milione di perdite ucraine tra morti e feriti – c’è da chiedersi quanto potrà durare l’equilibrio fragile di Zelensky e del suo fronte. Dall’altra parte, la Russia è ugualmente logorata, benché lo neghi: la propaganda di Mosca riduce ogni sofferenza al silenzio, come accadeva ai tempi sovietici.
Trump, intanto, promette dialogo con Zelensky, mentre Bruxelles si barcamena tra l’applicazione di nuove sanzioni e la prudenza sul coinvolgimento militare. La retorica è sempre la stessa: "Prima serve la pace". Ma quale pace, verrebbe da chiedersi, quando la guerra è arrivata fino a Mosca?
La morte di Kirillov segna una cesura. Il conflitto in Ucraina ha varcato ogni limite, si combatte ormai nelle strade, negli ingranaggi della vita urbana e politica. Lo scooter esploso a Ryazansky Boulevard non è soltanto un fatto di cronaca nera, ma un atto di guerra nel cuore della Russia. In queste ore, mentre Putin silenziosamente incassa il colpo, Mosca si interroga: è davvero inattaccabile la “Fortezza Russia”?
La risposta, in fondo, è già scritta nella cenere ancora calda di quel motorino. La guerra ha varcato la soglia. E non tornerà indietro.