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Pirelli: il governo mostra i muscoli, attivato il golden power

- di: Germana Loizzi
 
Pirelli: il governo mostra i muscoli, attivato il golden power
La centralità della Pirelli nell'economia italiana e il pericolo che i suoi sistemi informativi possano essere utilizzati dal socio di maggioranza (il gigante chimico cinese di Stato Sinochem) per acquisire dati sensibili e, comunque, non condivisibili, hanno indotto il governo ad attivare il golden power, che si traduce non in veti o congelamento delle azioni - come da qualcuno era stato ipotizzato -, ma in una serie di prescrizioni, anche molto cogenti, mirate a limitare l'influenza del conglomerato cinese (che vanta il 37% del capitale).  Il governo, che da alcuni giorni stava valutando il dossier Pirelli e, quindi, l'opportunità di attivare il meccanismo che mira a volere frenare possibili interferenze straniere in aziende nazionali ritenute di primaria importanza per il Paese, ha quindi elaborato il Dcpm grazie al quale l'esecutivo di Giorgia Meloni intende tutelare l'italianità della società milanese.  Il Decreto, in particolare, restituisce a Camfin, la finanziaria italiana di Marco Tronchetti Provera (nella foto) (che detiene il 14% delle azioni del produttore di pneumatici), il diritto di indicare la lista dalla quale poi scegliere l'amministratore delegato di Pirelli, che invece Sinochem aveva rivendicato, sulla scorta dei precedenti patti.

Il governo ferma la Cina con il golden power

Su quali potessero essere le conseguenze della manovra del gruppo cinese gli analisti di Equita, nei giorni scorsi, quando cioè il governo stava valutando gli scenari futuri per Pirelli e se e come intervenire, avevano scritto che, da dossier, ''emergerebbe la richiesta di ingerenza sulle strategie e l'operatività del gruppo (Sinochem avrebbe chiesto un aumento del livello di controllo politico e sulla composizione dei quadri dirigenziali oltre all'integrazione dei sistemi informatici delle controllate di Pirelli in Cina con i sistemi di Sinochem per consentire la condivisione simultanea delle informazioni) che si aggiunge alla maggiore forza dei soci cinesi nel nuovo patto (Camfin avrà un consigliere in meno)''. Un pericolo che il governo e il Paese non potevano correre e sul quale Giorgia Meloni ha deciso di intervenire usando la scure del golden power, pur attivandola in modo ''politicamente corretto'', ovvero ammonendo e lasciando alla ragionevolezza di Sinochem le relative considerazioni. Quella imboccata dal governo, comunque, sembra essere una prova di forza nei confronti di Sinochem cui, comunque, in base al patto di sindacato firmato con Camfin, dal 2026 spetterebbe l'indicazione dell'amministratore delegato, sino ad oggi competenza e/o facoltà del socio italiano.  Come ora Sinochem potrà reagire deriverà dalla voglia di impegnarsi in un braccio di ferro con il governo italiano o accettare la ''calorosa raccomandazione'' del nostro esecutivo nazionale che, sul punto, non pare intenzionato ad arretrare anche solo di un millimetro.  


L'ipotesi di una arrabbiatura del socio cinese non è così fantasiosa, perché il Dpcm impone che Sinochem reintroduca  la figura del direttore generale (con compiti delicati, ancorché operativi e definiti). Altro punto che potrebbe irritare Sinochem riguarda quello che stabilisce che le nomine pesanti debbano ricadere tra amministratori di emanazione Camfin e che, quindi, il vertice (direttori e vicedirettori dell’azienda) debba essere scelto dal vicepresidente esecutivo o dall'amministratore delegato, che oggi sono Marco Tronchetti Provera e, in futuro, Giorgio Bruno, prossimo ad.  I paletti posti dal governo sono molto evidenti per quei settori (energia e comunicazioni) ritenuti strategici per Pirelli e, per questo, le decisioni che li riguardano dovranno essere prese con una maggioranza di quattro quinti del Consiglio d'amministrazione. Quindi: perché siano adottate, le decisioni devono avere il voto favorevole di 12 consiglieri su 15. Un rapporto numerico che limita l'autonomia decisione di Sinochem che, per vedere passare le sue ''idee'', deve avere il consenso dell'amministratore delegato e di tre consiglieri di area Camfin o del mercato (lista Assogestioni). Il Dpcm, poi, redige un ''codice'' per Pirelli e i suoi amministratore, ai quali deve essere garantita totale autonomia, rispetto a ingerenza di soggetti che possono essere ricondotti al governo di Pechino. Su questo punto il governo ha deciso di essere molto specifico definendo come da bocciare ingerenze che riguardino la condivisione di informazioni inerenti tecnologie coperte da proprietà intellettuale, l'accesso diretto ai sistemi informativi del gruppo milanese, il trasferimento di dati sensibili (beni e servizi informatici) fuori dall'Europa.
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