UNRAE lancia un appello preciso, in occasione della Conferenza Stampa di fine anno tenuta a Roma, presso Villa Blanc, proprio nel giorno in cui si attendono le decisioni della Commissione Europea relative ai contenuti del nuovo pacchetto automotive (che comprende la revisione degli standard sulle emissioni CO₂ per auto e veicoli commerciali, la strategia europea sulle batterie, il pacchetto Omnibus per la semplificazione normativa e la riduzione degli oneri burocratici, oltre alle nuove proposte per la transizione green delle flotte aziendali): c'è bisogno di maggior chiarezza normativa per il settore.
UNRAE: appello alla chiarezza normativa per il settore automotive
Tra i possibili interventi più rilevanti e strutturali – sui quali UNRAE esprime piena convergenza – dovrebbero figurare:
• Un modello regolatorio “a tre corsie”, con politiche su misura per auto, veicoli commerciali leggeri e veicoli pesanti;
• Un approccio più pragmatico e aderente al mercato sui target CO₂, riconoscendo la transizione come un percorso complesso che richiede strumenti realistici e non punitivi;
• Misure che favoriscano l’accesso alla transizione della mobilità da parte di famiglie e imprese, verso auto di piccole dimensioni, efficienti e accessibili;
• L’apertura alle tecnologie “ponte” per contribuire alla riduzione delle emissioni.
“Negli ultimi anni l’Europa ha imposto obiettivi senza investire a sufficienza nei fattori abilitanti. Le lacune normative di Bruxelles e la scarsa capacità di ascolto verso le Case costruttrici hanno collocato imprese e consumatori di fronte a target forse troppo ambiziosi e non supportati da adeguate condizioni. La transizione non è stata accompagnata da una politica industriale europea: questo è il vero punto critico dei target 2035”, ha commentato il Presidente UNRAE Roberto Pietrantonio - “Il traguardo della decarbonizzazione resta imprescindibile ma richiede un dialogo più approfondito e basato sui dati, oltre alla comprensione della necessità di intervenire sui fattori abilitanti del tutto fuori dal controllo delle Case auto. È l’unico modo per definire un percorso realistico e pragmatico, come UNRAE chiede da anni. Oggi, però, si intravede un cambio di passo: una Commissione più attenta all’evidenza, una maggiore volontà di ascolto e la consapevolezza che transizione ecologica e competitività industriale possono procedere insieme. Serve anche una nuova narrativa, superando semplificazioni e contrapposizioni tra fazioni a supporto di diverse tecnologie”.
Altro messaggio chiaro, l'opposizione all'introduzione di un target di contenuto minimo obbligatorio del 70% “Made in Europe” per l’incentivazione della domanda: “La competitività non si costruisce alzando muri, ma rafforzando ponti. Un obbligo del 70% rischia di penalizzare i consumatori, indebolire le imprese e rallentare la transizione e minare la competitività dell’auto europea in una fase in cui è indispensabile accelerare" - prosegue il Presidente - "Il mercato UE è profondamente integrato nelle catene globali del valore: la sua forza è l’apertura, la capacità di attrarre investimenti e innovazione. Una misura protezionistica avrebbe impatti immediati sui prezzi, colpendo milioni di automobilisti e ostacolando l’accessibilità alla mobilità sostenibile. Danneggerebbe anche molti Costruttori europei, oggi fortemente integrati con fornitori internazionali. La strada corretta è un vero piano industriale europeo, basato su investimenti strutturali finanziati da risorse comunitarie e politiche che incentivino la produzione sostenibile senza penalizzare chi produce e chi acquista”.
In più, viene sottolineata la forte urgenza della riforma del trattamento fiscale delle auto aziendali, definendola: “Con una fiscalità allineata alle best practices europee in chiave “verde crescerebbero gli acquisti di auto aziendali green, aumenterebbe la diffusione di veicoli virtuosi e si accelererebbe il ricambio del parco circolante originando un usato di ultima generazione. Ne beneficerebbero ambiente, sicurezza stradale, imprese ed erario”.
Nel biennio 2024–2025 il Governo ha stanziato 923,4 milioni di euro per incentivare l’acquisto di autovetture a zero o bassissime emissioni, contribuendo all’immatricolazione di oltre 90.000 auto nella fascia 0–60 g/km. Ma è possibile ottenere risultati superiori con risorse molto inferiori. Secondo le analisi UNRAE, con limitati aggiustamenti ai parametri fiscali della deducibilità delle auto aziendali sarebbe sufficiente un impegno di 85 milioni di euro a carico dell’erario (al netto dell’extragettito) per incentivare oltre 100.000 autovetture green nella fascia 0–60 g/km, soddisfare altrettanti dipendenti, accelerare il rinnovo del parco auto e rendere, in pochi anni, l’usato più giovane, più sicuro e più accessibile. Il tutto con minore spesa pubblica e benefici diffusi per cittadini e imprese.
“Sul tema della fiscalità" conclude Pietrantonio - "si sta consolidando un ampio fronte comune e riteniamo che questa sia la leva prioritaria per ottenere risultati concreti e misurabili. Una misura capace di moltiplicare i risultati riducendo i costi, che merita un confronto all’interno di un vero dialogo con le Istituzioni e in sedi capaci di assumere decisioni”.
Lo scenario prospettico dell’economia europea e nazionale indica nel 2025 per l’Area Euro una crescita del Pil a +1,2%, in ulteriore ripresa nel 2026, mentre la debolezza dell’economia italiana porta a stimare, nonostante il sostegno residuo del PNRR, un incremento ben più modesto sia nel 2025 (+0,5%) che nel 2026 (+0,7%).
Nel comparto autovetture, il mercato europeo già due anni fa ha recuperato il segno positivo, che dovrebbe essere confermato anche nel 2025. In Italia, invece, per l’anno in corso l’UNRAE prevede un livello di 1,520-1,525 milioni di unità: -2,2% sul 2024 ma ben 400mila unità al di sotto del 2019. Per il 2026 prevede un lievissimo recupero a 1,540 milioni. Per i veicoli commerciali leggeri, dopo un 2025 stimato in calo del 4,4% a 190.000 unità (allineato al 2019), prevede una stagnazione nel 2026. Per i veicoli industriali, infine, la stima per il 2025 è una leggera flessione (-2,5%), mentre la previsione 2026 indica un ulteriore calo del 2,9% a 27.000 unità.
“Il nostro Paese evidenzia un ritardo significativo rispetto ai Major Market europei per quanto riguarda la diffusione di autovetture ricaricabili" - aggiunte Andrea Cardinali, Direttore Generale dell’UNRAE - "dovuto a molteplici gap nei fattori abilitanti della transizione energetica: penetrazione di auto aziendali, sviluppo delle infrastrutture e prezzi di ricarica. Di conseguenza, ad oggi siamo al di sopra della media UE e ben lontani dal raggiungimento degli obiettivi di emissione di CO2. Solo interventi strategici e mirati potrebbero generare un cambio di passo a favore della transizione in Italia”.