Yen ai minimi da tre mesi, lo yuan invece rimbalza

- di: Redazione
 

Lo yuan ferma il ribasso patito nei giorni scorsi, che lo aveva portato ai minimi da tre mesi. La moneta cinese rimbalza a circa 7,23 per dollaro, mentre lo yen giapponese cala ai mini da tre mesi e perdono terreno anche il won sudcoreano e il dollaro australiano. In aumento invece l’oro, cresciuto a circa 2.610 dollari l’oncia, riprendendosi leggermente da un minimo di due mesi, mentre l’attenzione è rivolta ai dati chiave in arrivo dagli Stati Uniti, in primis l’inflazione al consumo ad ottobre, per ulteriori approfondimenti sulle prospettive di politica monetaria della Federal Reserve.

Yen ai minimi da tre mesi, lo yuan invece rimbalza

Ed è proprio il timore degli effetti inflazionisti della manovra espansiva annunciata da Trump sul piano fiscale, con la riduzione delle tasse ai benestanti, con l’incremento di una domanda già robusta e quindi di una crescita dell’inflazione, a tenere il dollaro fronte e le altre divise sotto pressione. Un aumento dell’inflazione, infatti, rallenterebbe non poco, se non arresterebbe, il processo di riduzione dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve, raffreddando l’economia Usa ma continuando a rendere appetibili, in termini di interessi, gli investimenti in dollari.

Intanto importanti indicatori arrivano dal Giappone, Paese chiave dei mercati asiatici, con i prezzi alla produzione che sono aumentati ad ottobre con la crescita più alta da 14 mesi, riflettendo le continue pressioni inflazionistiche. Gli investitori sono ora concentrati sui dati del Pil del terzo trimestre di venerdì per ulteriori approfondimenti sulle prospettive economiche del Giappone. Inoltre, la riunione politica di ottobre della Banca del Giappone ha rivelato una divisione interna sulla tempistica dei futuri aumenti dei tassi di interesse. Tuttavia, la banca centrale ha mantenuto la sua previsione di poter aumentare il suo tasso di riferimento all’1% entro la seconda metà dell’anno fiscale 2025.

La ripresa dello yuan, invece, è è stata principalmente supportata da una guida di punto medio più forte del previsto da parte delle autorità cinesi, mostrando la volontà delle autorità di Pechino di fermare, con operazioni ad hoc sui mercati, di sostenere la propria valuta.

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