Cina: Xi Jinping rafforza la leadership, ormai è ''il presidente di tutto''

- di: Redazione
 
Semmai ce ne fosse bisogno, anche le Olimpiadi invernali serviranno ad aumentare lo spessore politico, dentro e fuori dalla Cina, di Xi Jinping che ormai qualcuno (anzi più d'uno) chiama ''il presidente di tutto''.
Con il passare degli anni alla guida del Paese, il presidente cinese, mentre i Giochi a cinque stelle invernali sono assediati da denunce di violazioni dei diritti umani, ha ripristinato il ''governo degli uomini forti'' in Cina e rafforzato il controllo del Partito Comunista sull'economia e sulla società.

Continua a crescere il potere di Xi Jinping in Cina

Oggi, a capo di tutto, guarda il partito comunista che detta le regole di affari e società, ma anche della cultura, dell'istruzione e della religione. L'ascesa di Xi, concordano gli analisti giapponesi, coincide con una maggiore assertività all'estero dopo tre decenni in cui la Cina ha tenuto un basso profilo per concentrarsi sullo sviluppo economico. Anzi, per riprendere le parole di un politologo, Xi vuole che la Cina sia "il più grande Paese della Terra, ampiamente ammirato e quindi seguito". Nato a Pechino nel 1953, Xi ha goduto di una giovinezza privilegiata, come secondo figlio di Xi Zhongxun, ex vicepremier e comandante della guerriglia nella guerra civile che, nel 1949, portò al potere Mao.

Nonostante appartenesse ad una famiglia della nomenklatura del Partito, Xi fece la trafila prevista da Mao per gli studenti, mandati in campagna perché imparassero dai contadini. Non sopportando la dura vita dei campi, il giovanissimo Xi fuggì per tornare a Pechino, ma fu ripreso e rimandato a lavorare nelle zone rurali della Provincia dello Shaanxi, per realizzare canali rurali.
Xi, dopo avere accentuato il controllo del Partito sulla vita dei cinesi, sta spingendo per un ruolo più importante nella gestione del commercio e degli affari globali, ponendo fine ai limiti alla proprietà straniera nella sua industria automobilistica e apportando altre modifiche all'apertura del mercato. Pechino sta anche cercando di spostare parte dei guadagni di alcuni giganti economico-finanziari del Paese (come Alibaba) verso iniziative nazionalistiche, tra cui rendere la Cina una "potenza tecnologica" e ridurre la dipendenza da Stati Uniti, Giappone e altri fornitori.

La prossima sfida Xi la giocherà in casa quando, in occasione del congresso del Partito comunista (dovrebbe tenersi in autunno), cercherà di rompere con la tradizione, perseguendo un terzo mandato come leader del Pcc. Nel 2018 è stato abrogato il limite costituzionale di due mandati alla sua presidenza. Così è stata cancellata la norma che fu presa agli inizi degli anni '90 per mettere un limite massimo ai mandati e, quindi, favorire ogni dieci anni un ricambio generazionale. Nella sua personale battaglia Xi ha comunque il convinto appoggio dei funzionari che ritengono necessario la prosecuzione della sua presidenza affinché le riforme siano attuate. Ad accrescere il consenso intorno alla presidenza Xi è stata la guerra contro la corruzione, appoggiata dall'opinione pubblica, ma che ha determinato anche delle lamentele da parte dei funzionari che, per timore di essere indagati, hanno rinviato l'adozione di importanti decisioni.

Ma è il tema dei diritti civili che espone Xi alle critiche per le scelte che sono state prese sulle minoranze etniche, sui gay e sulle lesbiche, sui movimenti pro-democrazia, su dissidenti e artisti che non seguono le indicazioni del partito.
Si stima, poi, che circa un milione di uiguri e membri di altri gruppi minoritari per lo più musulmani siano stati confinati nei campi nella regione dello Xinjiang, nel nord-ovest della Cina.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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