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Witkoff, l’inviato di Trump ha parlato per tre ore e mezza con Putin e ha riportato a casa Marc Fogel

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Witkoff, l’inviato di Trump ha parlato per tre ore e mezza con Putin e ha riportato a casa Marc Fogel

L’incontro è avvenuto lontano dai riflettori, in un clima di assoluta riservatezza, ma la sua portata potrebbe rivelarsi decisiva per i rapporti tra Mosca e Washington. Steve Witkoff, uomo d’affari vicino a Donald Trump, è volato a Mosca a bordo del suo jet privato per incontrare Vladimir Putin e negoziare la liberazione di Marc Fogel, l’insegnante americano arrestato nel 2021 con l’accusa di traffico di droga e condannato a una lunga pena detentiva.

Witkoff, l’inviato di Trump ha parlato per tre ore e mezza con Putin e ha riportato a casa Marc Fogel

Secondo quanto rivelato dal noto conduttore di Fox News, Sean Hannity, l’incontro tra Witkoff e Putin sarebbe durato ben tre ore e mezza. Durante un’intervista telefonica con il segretario di Stato Marco Rubio, Hannity ha dichiarato: "Witkoff va e a quanto sembra parla per 3,5 ore con Putin e riporta a casa Fogel", sottolineando l’apparente successo della missione. Rubio, tuttavia, ha evitato di confermare o smentire l’incontro, alimentando ulteriori speculazioni sulla dinamica di questa operazione diplomatica.

La lunga detenzione di Marc Fogel e il ruolo di Witkoff
Marc Fogel, ex insegnante presso la scuola anglo-americana di Mosca, è stato arrestato nel 2021 all’aeroporto Sheremetyevo per il possesso di cannabis medicinale. La Russia, che da tempo utilizza la detenzione di cittadini occidentali come leva diplomatica, ha trattato il caso con estrema rigidità, condannandolo a 14 anni di carcere. Un trattamento che ha suscitato forti critiche da parte di organizzazioni per i diritti umani e del governo americano, che lo ha equiparato ad altri detenuti usati come pedine politiche da Mosca.

Tuttavia, il caso Fogel è rimasto a lungo in secondo piano rispetto ad altri prigionieri americani più noti, come Brittney Griner, la cestista liberata nel 2022 in un discusso scambio con il trafficante d’armi russo Viktor Bout. L’amministrazione statunitense aveva tentato di negoziare la sua scarcerazione, ma senza successo, almeno fino all’iniziativa di Witkoff.

Il coinvolgimento dell’uomo d’affari solleva numerosi interrogativi. Witkoff è noto per essere un imprenditore immobiliare di successo, con forti legami con Trump e ambienti repubblicani, ma non ha mai ricoperto incarichi diplomatici. Il suo viaggio a Mosca e il lungo colloquio con Putin suggeriscono che l’ex presidente stia adottando una strategia parallela alla diplomazia ufficiale, agendo attraverso emissari fidati per trattare direttamente con il Cremlino.

Un canale segreto tra Mosca e Trump?

L’episodio riaccende il dibattito sul ruolo della diplomazia informale e sul rapporto tra Trump e Putin, che già in passato aveva sollevato controversie. L’ex presidente ha sempre rivendicato la sua capacità di trattare con i leader più ostici, dichiarando più volte che con lui alla Casa Bianca la guerra in Ucraina non sarebbe mai scoppiata. La missione di Witkoff sembra rafforzare questa narrativa, mostrando come un uomo vicino a Trump sia riuscito a ottenere un risultato che la diplomazia ufficiale aveva mancato.

Non è ancora chiaro quali siano stati i termini dell’accordo che hanno portato alla liberazione di Fogel. Se si sia trattato di un semplice gesto di buona volontà da parte di Mosca o se dietro vi siano concessioni più profonde, magari legate alla politica delle sanzioni o alla questione ucraina.

Il fatto che la notizia sia stata diffusa da Fox News e non da un comunicato ufficiale della Casa Bianca (o del Dipartimento di Stato) rafforza l’idea che si sia trattato di un’iniziativa esterna ai canali istituzionali. E se fosse un segnale di un riavvicinamento tra Mosca e ambienti vicini a Trump, potrebbe avere ripercussioni ben più ampie sugli equilibri internazionali.

Diplomazia parallela e futuro delle relazioni USA-Russia
Negli ultimi anni, la Russia ha intensificato l’uso di cittadini stranieri come strumento di pressione geopolitica, arrestando occidentali con accuse spesso pretestuose per poi negoziare la loro liberazione in cambio di concessioni politiche o economiche. La liberazione di Fogel, quindi, potrebbe segnare un nuovo capitolo in questa dinamica, in cui figure non istituzionali entrano in scena per negoziare direttamente con Putin.

Resta da vedere come l’amministrazione americana reagirà alla vicenda. Se accetterà il successo di Witkoff come un fatto positivo o se invece cercherà di minimizzare l’episodio per evitare di legittimare un canale diplomatico alternativo gestito da uomini vicini a Trump.

Ciò che è certo è che questa missione rafforza il messaggio dell’ex presidente: se le istituzioni ufficiali non riescono a ottenere risultati, ci pensa lui, attraverso la sua rete di alleati e uomini di fiducia. Un messaggio che potrebbe avere un peso significativo, soprattutto in un contesto internazionale sempre più incerto e in una campagna elettorale che si preannuncia rovente.

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