Witkoff, la pace “venduta” a Mosca – trascrizione svela come persuase Putin a suon di lusinghe
La trascrizione svela come persuase Putin a suon di lusinghe. Quando la diplomazia suona come marketing: svelato il dietro le quinte del piano per l’Ucraina.
(Foto: Steve Witkoff, il business amico di Trump inviato dal presidente per missioni di pace).
Un documento sonoro appena emerso – e riportato ieri da “Bloomberg” – ha gettato nuova luce sul modo in cui un inviato degli Stati Uniti ha suggerito al Cremlino come “vendere” un accordo di pace al presidente americano. La telefonata, datata 14 ottobre 2025, coinvolge Steve Witkoff, il businessman amico di Trump inviato dal presidente per missioni «di pace», e Yuri Ushakov, consigliere diplomatico del presidente russo Vladimir Putin. Il risultato: un piano di pace – saldamente favorevole a Mosca – confezionato con cura per essere accettato da Washington.
Il consiglio che suona come propaganda
Secondo la trascrizione, Witkoff avrebbe suggerito a Ushakov di presentare la Russia come un partner desideroso di pace – di dichiarare che Mosca “ha sempre voluto un accordo di pace” e di esprimere “il massimo rispetto” per Trump.
Ma non è tutto: l’inviato Usa avrebbe anche consigliato di sfruttare l’accordo di cessate il fuoco in Medio Oriente – in particolare la tregua a Gaza – come leva retorica. L’idea era che Putin chiamasse Trump in quel momento per congratularsi con lui, enfatizzare la concordia raggiunta, e quindi far emergere la Russia come protagonista di un nuovo progetto di pace globale.
Un piano in 28 punti: la pace su misura per Mosca?
Da quelle indicazioni sarebbe nato un testo in 28 punti pensato per l’Ucraina e condiviso con Mosca. Il progetto — secondo fonti Usa — prevederebbe concessioni territoriali significative da parte di Kiev, un congelamento del conflitto nelle aree occupate, la rinuncia a un futuro ingresso nella Nato per l’Ucraina, in cambio di garanzie di sicurezza e aiuti economici per la ricostruzione.
Al momento del contatto con il Cremlino, tuttavia, la delegazione ucraina non era ancora stata coinvolta. La strategia – come suggerito da Witkoff – era chiara: persuadere prima Trump, e solo poi coinvolgere Kiev.
Reazioni e retromarcia: Trump frena sulla scadenza
Alla pubblicazione della trascrizione, la Casa Bianca – tramite il comunicatore Steven Cheung – ha difeso l’operato di Witkoff, sostenendo che parlare con entrambe le parti è parte del suo mandato ufficiale.
Il presidente Trump, interrogato sull’accaduto, ha minimizzato: secondo lui è «una forma molto standard di negoziazione», parte del lavoro di chi cerca un accordo. Ha detto di non essere sorpreso che l’inviato stia cercando di convincere tutte le parti affinché «diano e ricevano».
Al tempo stesso, però, il Tycoon ha fatto marcia indietro rispetto alla scadenza fissata per giovedì per l’accettazione del piano da parte di Kiev, dichiarando che «la scadenza per me è quando sarà finita». Una retromarcia da registrare, in un momento in cui la tensione sul fronte ucraino resta altissima.
Cosa significa per l’Ucraina e l’Europa
La rivelazione del contenuto della telefonata fra Witkoff e Ushakov riporta al centro del dibattito molti nodi problematici. Il fatto che un emissario Usa abbia consigliato al Cremlino come “vendere” a Washington un piano assai favorevole a Mosca alimenta dubbi sulla neutralità degli Stati Uniti in queste trattative di pace.
Per Kiev la strada appare tortuosa: accettare un piano scritto in gran parte da Mosca significherebbe rinunciare a porzioni concrete del proprio territorio e al diritto di decidere sul proprio futuro – compresa la possibile adesione all’alleanza atlantica. Per l’Europa, un simile accordo rappresenterebbe una capitolazione delle garanzie democratiche di confine guadagnate con il sangue degli ucraini e l’impegno collettivo contro l’aggressione russa.
Inoltre, come osservano analisti internazionali, un simile approccio rischia di rafforzare l’immagine di una diplomazia basata su manovre notturne, back-channel e giochi di potere lontani dai parametri di trasparenza e fiducia sui quali l’Occidente ha costruito le sue alleanze.
Le incognite restano: rimbalzi e instabilità
Il Cremlino – per ora – ribadisce di non avere nulla di ufficiale sul nuovo piano: secondo portavoce russi, non è stata deliberata alcuna versione conclusiva, e le trattative continuano con cautela.
Dal canto suo, anche Washington sembra aver rivisto i tempi: la scadenza rigida data a Kiev è stata abbandonata. L’incertezza permane, e nel frattempo le tensioni sul fronte continuano, con attacchi che indicano come ogni giorno la guerra resti una tragedia concreta. E chi sperava che quanto è stato svelato facesse da apripista per la pace, oggi ha più dubbi di ieri.
In sostanza, la “vendita” diplomatica del piano di pace – orchestrata da Witkoff fra lusinghe, strategie e trattative sotterranee – rischia di restare una rara operazione di “marketing geopolitico”, incapace di tradursi in un accordo stabile e accettabile. E potrebbe invece consegnare all’Ucraina e all’Europa un prezzo molto alto da pagare.