Imprese in crisi e culle vuote, il 2024 dell'economia italiana
- di: Jole Rosati
Il 2024 si è chiuso con un saldo positivo nella demografia delle imprese italiane: 322.835 nuove aperture contro 285.979 chiusure, per un incremento netto di 36.856 unità. Nonostante il dato positivo, il ritmo di crescita si è attestato allo 0,62%, un calo rispetto al +0,70% registrato nel 2023, evidenziando segnali di rallentamento nel dinamismo imprenditoriale del Paese.
Dati in chiaroscuro: tra nuovi settori e crisi consolidate
I dati Movimprese, elaborati da Unioncamere e InfoCamere, mostrano una crescita trainata da settori come le attività professionali scientifiche e tecniche (+10.845 imprese, pari al +4,40%), il comparto delle costruzioni (+10.636, +1,27%) e quello dell’alloggio e ristorazione (+8.125, +1,78%). In crisi, invece, settori tradizionali come il commercio, che ha perso 10.129 imprese (-0,72%), l’agricoltura (-7.457, -1,06%) e il manifatturiero (-4.137, -0,81%).
“L’andamento della natalità e mortalità d’impresa crea disparità tra regioni e settori chiave come commercio, agricoltura e manifattura”, ha dichiarato Andrea Prete, presidente di Unioncamere (nella foto). Ha aggiunto: “È cruciale indagare le cause di queste difficoltà, ma possiamo considerare positivi i segnali di crescita in settori innovativi e legati ai servizi”.
Il fenomeno delle “culle vuote”
Un dato preoccupante è l’ampliamento dei comuni a “natalità zero”, ossia territori che nel 2024 non hanno registrato alcuna nuova impresa. Questi sono saliti a 478 (5,9% del totale), rispetto ai 374 del 2014 (4,6%) e ai 212 del 2004 (2,6%). In testa alla classifica delle regioni con più comuni “culla vuota” ci sono il Piemonte (126 comuni, pari al 10,6% del totale regionale), la Lombardia (103, 6,7%) e la Sardegna (32, 8,5%). L’unica regione a non registrare comuni senza nuove imprese è la Basilicata.
Secondo l’analisi Movimprese, queste “zone grigie” riflettono difficoltà strutturali legate a fattori socio-economici, demografici e geografici. La concentrazione di territori a natalità zero nel Nord-Ovest e in alcune aree del Centro-Sud suggerisce una relazione con l’invecchiamento della popolazione e le disparità infrastrutturali.
Dinamiche territoriali e forme giuridiche
Dal punto di vista geografico, tutte le macro-aree italiane hanno registrato una crescita, sebbene più contenuta rispetto al 2023. Il Mezzogiorno ha contribuito maggiormente al saldo positivo con 13.684 nuove imprese, mentre il Centro è stato l’area più dinamica in termini relativi (+0,80%), trainata dal Lazio (+1,63%). In termini di forme giuridiche, le società di capitali hanno segnato un aumento del 3,25%, a scapito delle imprese individuali (-0,33%) e delle società di persone (-1,59%).
Sfide e prospettive
Nonostante i segnali positivi in alcuni settori, il rallentamento della crescita e il fenomeno delle “culle vuote” rappresentano sfide significative per il sistema imprenditoriale italiano. Secondo gli esperti, è necessario incentivare la nascita di imprese in aree svantaggiate attraverso politiche mirate che favoriscano l’accesso al credito, la digitalizzazione e la formazione.
Nel 2025 sarà fondamentale monitorare l’evoluzione di queste dinamiche per comprendere meglio le sfide del sistema produttivo italiano e garantire uno sviluppo equilibrato su tutto il territorio. Come ha sottolineato Andrea Prete, “Investire nelle nuove generazioni di imprenditori e nei settori innovativi è la chiave per sostenere il futuro dell’economia nazionale”.