Brasile sull’orlo della crisi economica: un circolo vizioso tra debito e svalutazione
- di: Bruno Coletta
Nel 2024 la valuta brasiliana, il real, ha subito una svalutazione del 20% rispetto al dollaro, mettendo in evidenza fragilità economiche strutturali che sembrano difficili da affrontare. Questo fenomeno è parte di una crisi più ampia che coinvolge politiche fiscali poco prudenti, l’indipendenza della Banca Centrale del Brasile (Bcb) e una crescente sfiducia nei mercati internazionali.
L’articolo che segue è un approfondimento basato su un’analisi di Paolo Rizzo, economista e membro della Commissione Europea presso la Direzione Generale per l’Occupazione, gli Affari Sociali e l’Inclusione, pubblicato originariamente sul prestigioso portale economico lavoce.info.
Le cause della crisi valutaria
La perdita del 20% del valore del real contro il dollaro rappresenta una brusca inversione di tendenza per un paese che, negli ultimi anni, aveva beneficiato di una certa stabilità valutaria. Questa condizione era stata garantita da tre fattori principali:
• La dimensione dell’economia brasiliana, la decima al mondo per Pil.
• Il surplus della bilancia commerciale.
• L’indipendenza e l’efficienza della Banca Centrale del Brasile, che si era distinta a livello globale per la tempestività delle sue politiche monetarie.
Dal 2021, la Bcb è stata una delle prime istituzioni centrali a reagire all’inflazione post-pandemica, alzando i tassi d’interesse in modo deciso. Tuttavia, l’agosto 2023 ha segnato l’inizio di una fase di riduzione dei tassi, poi seguita da un nuovo ciclo rialzista necessario per contenere un’inflazione crescente. Questa decisione, per quanto impopolare, si è resa indispensabile per affrontare il deprezzamento del real e l’inflazione importata.
Secondo molti analisti, compreso Rizzo, il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva (nella foto) avrebbe mal digerito questa strategia della banca centrale. Tuttavia, senza un intervento deciso, il paese rischia di rimanere intrappolato in un circolo vizioso di svalutazione e inflazione, aggravato da una politica fiscale fuori controllo.
Un debito pubblico fuori controllo
Il rapporto debito-Pil del Brasile ha visto un incremento di 20 punti percentuali negli ultimi dieci anni, un livello allarmante per un’economia emergente. Già da tempo le principali agenzie di rating valutano il debito brasiliano come “non-investment grade”, alimentando una crescente sfiducia tra gli investitori.
Nel 2024, il disavanzo primario è stimato al 2% del Pil, mentre gli interessi sul debito pesano per un impressionante 8% del Pil. In confronto, la spesa per l’istruzione è meno della metà. Questo squilibrio ha portato il deficit complessivo a sfiorare il 10% del Pil.
Un ulteriore elemento di vulnerabilità è la struttura stessa del debito pubblico brasiliano:
• Circa il 78% è indicizzato all’inflazione o con tassi variabili.
• Il 18% del debito scadrà nel 2025 e oltre il 50% entro tre anni.
Questo significa che il governo sarà costretto a rifinanziare una parte significativa del debito a tassi di interesse più alti, aumentando ulteriormente i costi per lo stato.
La pressione sull’indipendenza della banca centrale
Un elemento cruciale per la stabilità economica del Brasile è l’indipendenza della Banca Centrale, che tuttavia appare sempre più sotto pressione. Il nuovo governatore, Gabriel Galipolo, insediatosi il primo gennaio 2025, era stato consigliere economico di Lula durante la campagna elettorale del 2022. La sua nomina, avvenuta con una maggioranza schiacciante, ha suscitato dubbi sulla futura autonomia della Bcb.
Secondo Rizzo, “se l’indipendenza della banca centrale verrà compromessa, il Brasile potrebbe entrare in una condizione di dominanza fiscale, con il governo che di fatto impone le sue scelte alla politica monetaria.” Questo scenario metterebbe ulteriormente a rischio la stabilità del real.
Le riserve internazionali in calo
La Bcb ha già iniziato a vendere parte delle sue riserve internazionali per contrastare la caduta del tasso di cambio. Da dicembre 2024, sono stati utilizzati 36 miliardi di dollari, riducendo le riserve complessive a 326 miliardi di dollari. Questo intervento, sebbene necessario, è insostenibile nel lungo termine senza una stabilizzazione delle politiche fiscali.
I rischi futuri
Con una politica fiscale espansiva e un debito crescente, il Brasile rischia di vedere peggiorare ulteriormente la propria posizione economica. Le misure di austerità previste dalla legge di bilancio 2025, pari a soli 11 miliardi di dollari in due anni, sono giudicate del tutto insufficienti dai mercati. La sfiducia degli investitori potrebbe tradursi in ulteriori pressioni sul real e in un aumento dei tassi d’interesse, peggiorando la già precaria situazione economica.
“Il Brasile si trova di fronte a un bivio storico,” ha dichiarato Otávio Damaso, ex dirigente della Bcb, in un’intervista a Reuters. “O si prendono decisioni coraggiose e impopolari per contenere il debito e stabilizzare la moneta, oppure il paese rischia di cadere in una spirale di instabilità economica.”
In assenza di un cambio di rotta deciso, il Brasile potrebbe trasformarsi in un caso emblematico di come l’inazione politica e la perdita di credibilità possano trascinare una grande economia in una crisi prolungata.