Trump pronto a espellere i soldati transgender dall’esercito USA: "Saranno dichiarati non idonei"

- di: Barbara Leone
 
Un nuovo decreto potrebbe segnare l'inizio del secondo mandato di Donald Trump. Secondo quanto riportato dal Times, il neo-eletto presidente degli Stati Uniti sarebbe intenzionato a reintrodurre il divieto per le persone transgender di servire nelle forze armate statunitensi. Una misura che potrebbe essere firmata già il 20 gennaio, giorno dell'insediamento alla Casa Bianca, e che rischia di coinvolgere circa 15.000 soldati attualmente in servizio. La proposta rappresenterebbe un ritorno a una politica già attuata nel 2017, quando Trump firmò un decreto per vietare l’arruolamento di persone transgender, consentendo però a chi era già in servizio di rimanere al proprio posto. Quella misura venne poi revocata da Joe Biden durante la sua presidenza, ripristinando una politica di inclusività voluta inizialmente da Barack Obama. Tuttavia, questa volta la situazione potrebbe essere ben diversa. Secondo il Times, Trump sarebbe intenzionato a espellere anche chi è già parte integrante dell’esercito, dichiarandoli “non idonei dal punto di vista medico”.

Il decreto non solo confermerebbe il divieto di arruolamento per le nuove leve transgender, ma potrebbe anche comportare il congedo forzato per migliaia di soldati, alcuni dei quali vantano una decennale esperienza nelle forze armate e ricoprono posizioni di leadership. Il che, spiega una fonte interna al Pentagono al Times, potrebbe avere un impatto devastante perché, evidenzia la fonte, “Saranno costretti ad andarsene in un momento in cui l’esercito non riesce già a reclutare abbastanza persone”.

Trump ha più volte criticato quella che definisce la “pratica della correttezza politica” nelle forze armate, sostenendo che la leadership militare sia troppo concentrata su diversità, equità e inclusione a scapito della pianificazione strategica. Questo nuovo divieto, quindi, sarebbe in linea con la sua visione di un esercito più “focalizzato sul combattimento”. Un divieto che però incontra qualche perplessità anche tra i suoi. Come Pete Hegseth, candidato di Trump per il ruolo di Segretario alla Difesa, che ha difeso la necessità di una revisione nelle forze armate mettendo però in guardia sui rischi di un simile provvedimento: “Questi licenziamenti danneggerebbero la coesione delle unità e aggraverebbero lacune critiche di competenze. Ci sarebbero costi finanziari significativi e una perdita di esperienza e leadership che richiederanno forse 20 anni e miliardi di dollari per essere sostituiti”, avrebbe detto sempre secondo il Times.

La notizia ha scatenato reazioni accese. Rachel Branaman, direttrice esecutiva della Modern Military Association of America, ha lanciato un monito sui rischi strategici di un divieto di questo tipo: “Se un divieto trans dovesse essere implementato fin dal primo giorno dell’amministrazione Trump, comprometterebbe la prontezza dell’esercito e creerebbe una crisi di reclutamento e mantenimento ancora più grande” segnalando, sottolinea Branaman “vulnerabilità agli avversari dell’America”. Anche Paulo Batista, analista transgender nella Marina statunitense, ha sottolineato l'impatto potenziale della misura: “Io ho ancora quattro anni di contratto, ma se togli 15.000 persone, elimini altrettante posizioni di leadership. Ognuno di noi svolge un ruolo fondamentale. Le persone che si arruolano hanno solo una leggera carenza di ormoni, ma il quadro generale è quante altre persone saranno colpite”.

Le stime riportate dal Times evidenziano che questa misura potrebbe aggravare una situazione già critica per l’esercito statunitense, che fatica a raggiungere gli obiettivi di reclutamento. Espellere migliaia di soldati esperti significherebbe non solo un’enorme perdita di competenze, ma anche dover affrontare costi aggiuntivi per formare nuovi membri. Questo potenziale decreto, se confermato, rischia quindi di diventare uno dei primi grandi temi divisivi del secondo mandato di Trump, sollevando interrogativi sulla compatibilità tra i suoi ideali di un esercito “puro” e le reali esigenze strategiche delle forze armate americane.

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