L'istante e l'eternità: alle Terme di Diocleziano a tu per tu con gli antichi

- di: Samantha De Martin
 

Il calco in resina di due anonime vittime dell’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. sorprende i visitatori nelle Grandi Aule delle Terme di Diocleziano, riaperte nuovamente al pubblico dopo decenni.

Il loro corpo, prima di dissolversi, ha lasciato la sua impronta nelle ceneri dell’eruzione vulcanica. La pratica archeologica contemporanea ha riempito artificialmente quel vuoto nelle ceneri rendendo eterno ai nostri occhi il dramma umano di un istante.

Eternità e istante sono i due capi che reggono il filo della bella mostra in corso fino al 30 luglio alle Terme di Diocleziano di Roma.

L’istante e l’eternità. Tra noi e gli antichi è un viaggio emozionante, per certi aspetti sorprendente, attraverso circa 300 pezzi eccezionali, tra opere greche, romane, etrusche, italiche, medievali, moderne e contemporanee, che esplora in modi inaspettati il rapporto variegato che noi intratteniamo con il passato.

300 opere per raccontare il dialogo con l’antico

Dall’imponente kore di Thera, in arrivo da Santorini, per la prima volta in Italia in occasione di questa mostra, avvolta nella sua bellezza monumentale e ieratica con i suo 2700 anni, a un’incursione di Francesco Vezzoli, il visitatore è invitato a cogliere la doppia valenza del suo rapporto con gli antichi. Da un lato questo rapporto viaggia attraverso un lungo processo storico di trasmissione intellettuale e artistica che ha plasmato la cultura di tutti noi fra continuità, fratture e manipolazioni. Dall’altro è caratterizzato da un fenomeno di immedesimazione che tutti noi abbiamo sviluppato con persone vissute molto tempo fa ma che, come noi, hanno affrontato tutte le circostanze della vita, dalle più gioiose alle più drammatiche, arrivate fino a noi in varie forme. Per questo motivo gli antichi sembrano oggi lontani e vicini al tempo stesso.

Promossa dal Ministero della cultura italiano e dal Ministero della cultura e dello sport della Grecia, organizzata dalla Direzione generale Musei e dal Museo Nazionale Romano in collaborazione con Electa, ideata e curata da Massimo Osanna, Stéphane Verger, Maria Luisa Catoni e Demetrios Athanasoulis, con il sostegno del Parco Archeologico di Pompei e la partecipazione della Scuola IMT Alti Studi Lucca e della Scuola Superiore Meridionale, la mostra si snoda in cinque sezioni.

Una mostra corale, tra inediti e nuove acquisizioni

In questo itinerario di scoperta e confronto si incontrano opere straordinariamente rappresentative, provenienti dai principali musei italiani nell’ambito del Sistema Museale Nazionale coordinato dalla Direzione generale Musei, ma anche da importanti istituti della Grecia. Molti dei capolavori esposti sono presentati al pubblico per la prima volta. Alcuni sono frutto di scoperte, come il carro cerimoniale di Civita Giuliana, appena restaurato e ricostruito grazie a uno straordinario lavoro di ricerca, conservazione e restauro, e la statua di Ercole del Parco Archeologico dell’Appia Antica. Altri sono recenti acquisizioni, come la Tabula Chigi del Museo Nazionale Romano. In questo eccezionale rilievo di marmo, probabilmente di epoca augustea, due donne sono identificate dalla didascalia in greco come l’Europa e l’Asia.

Il dialogo tra noi e gli antichi passa attraverso i miti. Quello di Leda che racconta il suo accoppiamento con Zeus trasformatosi in cigno e la conseguente nascita di Elena dall’uovo trova una spettacolare testimonianza archeologica nella piccola scultura in calcare proveniente da una tomba del V sec. a.C. di Metaponto, in Magna Grecia.

Il tempo e la casa

Scopriamo di avere in comune con gli antichi anche l’idea di tempo.

Tra le chicche in mostra spicca l’altare ossario di un oculista romano, un certo C. Terentius Pistus che, per ottantasette anni, cinque mesi, ventiquattro giorni e dieci ore, ha registrato il tempo della sua lunga vita.

Ritroviamo la casa, organismo fatto di persone e di oggetti, ma anche luogo di rituali giornalieri, ospitalità e ostentazione dei preziosi arredi. In mostra questo luogo intimo è evocato attraverso le decorazioni architettoniche in terracotta e in bronzo del palazzo arcaico di Torre di Satriano in Basilicata. Ma anche attraverso le urne cinerarie protostoriche del Lazio e un simpatico modellino di abitazione con vasi miniaturistici di Santorini.

Ripercorriamo lo scenario urbano, e, al suo esterno, la “città dei morti” dove il defunto si rappresenta per quello che è stato in vita.

L’ultima sezione della mostra è dedicata al delicato passaggio durante il quale l’individuo spera di potersi confrontare con il mondo divino per potervi accedere al termine di un lungo e pericoloso viaggio iniziatico.

Nel grande scrigno del Museo Nazionale Romano

Gli ex voto anatomici dei santuari salutari del Lazio repubblicano (III-II sec. a.C.) e della Grecia restituiscono un modo originale di rappresentare il corpo umano, costituito da pezzi separati: la testa, il tronco, arti superiori e inferiori, occhi, orecchie.

Le collezioni del Museo Nazionale Romano conservano migliaia di questi reperti recuperati dalle discariche di votivi ritrovate a Roma nel Tevere e in diversi santuari del Lazio.

In alcuni casi, come su una stele di Salonicco e sul sarcofago romano imperiale del Museo Nazionale Romano, il viso del defunto è sostituito o affiancato da una maschera teatrale, la persona, che ne definisce le caratteristiche più rilevanti.

L’ultimo pezzo del percorso è una laminetta d’oro di ispirazione orfica proveniente da una tomba monumentale di Thurii, in Magna Grecia. Vi è incisa una “dichiarazione di purezza” che il morto avrebbe dovuto pronunciare all’ingresso dell’Ade, al cospetto di Persefone e di altre divinità.

Le Grandi Aule riaprono al pubblico

La mostra offre anche l’occasione per visitare le Grandi Aule, alcune delle quali sono state riaperte al pubblico dopo decenni.

Qui nel 1911 è stata organizzata la Mostra Archeologica nell’ambito delle celebrazioni per il primo cinquantenario dell’Unità d’Italia. Un lungo percorso ha visto la messa in sicurezza delle aule e lo svuotamento di quelle che per decenni hanno rappresentato un deposito archeologico.

Tags: arte
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