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Scrivere un romanzo autobiografico per Matteo B. Bianchi

- di: Claudia Loizzi
 
Scrivere un romanzo autobiografico per Matteo B. Bianchi

Dopo il suo grande successo de “La vita di chi resta” (2023), con leggerezza e precisione Matteo B. Bianchi ci conduce nel mondo della scrittura autobiografica con il suo nuovo libro in uscita “Il romanzo che hai dentro”.

Una semplice guida personalissima alla scrittura autobiografica

In effetti non era mai stata fatta un’operazione del genere, perché questo libro non è un testo di auto aiuto che invita alla scrittura come rimedio salvifico: si riempiono le pagine con le proprie esperienze per farne tesoro e le proprie sofferenze per riuscirsene a liberare. Ma questo libro non si prefigge neanche di essere un testo di letteratura “alto” che possa insegnare a scrivere esclusivamente il classico romanzo letterario. Allora cos’è questo libro?

Una semplice guida personalissima alla scrittura autobiografica, ci dice l’autore già dalle prime righe. Attraverso dei preziosi consigli che egli stesso ha potuto raccogliere durante la sua carriera, il nostro scrittore ci aiuta a capire e a tirar fuori il romanzo che è in noi, narrando un po' di sé. Ci dice che non occorre avere una storia straordinaria da raccontare, ma è il come la si racconta che può diventare interessante. L’ordinario diventa un modo di guardarci dentro, immergerci nella nostra coscienza, far fluire in modo organico un pensiero, una emozione, un ricordo.

Il foglio non si riempie in automatico, magari, ma Matteo Bianchi ci prende per mano attraverso degli esercizi di scrittura concreti ed esplorando le opere di altri scrittori che si sono confrontati con il memoir, ci orienta nel percorso mettendoci in guardia dai problemi che si affronteranno e facendoci focalizzare sulle coordinate del nostro viaggio.

I consigli di “riscaldamento” per poter poi entrare nel vivo sono elencare una serie di “mi ricordo” e le “liste”. I “mi ricordo” sono brevi frasi relative a cose del passato che affiorano nella nostra mente, colori, sapori, persone, eventi…qualsiasi cosa arrivi alla mente o alla pancia può essere scritta e può avere un valore.

Le liste anche sono un modo per entrare in contatto con la scrittura, ad esempio, gli animali che uno ha avuto, o gli appartamenti che si sono abitati…fino ad arrivare ad un elenco dei piccoli piaceri, o delle cose per le quali si prova vergogna. È come riassumere l’esistenza in una serie di elenchi.

Altro esercizio di scrittura è provare ad esprimere una frase-racconto di solo 6 parole. L’autore cita un racconto leggendario di cui sembra essere stato protagonista Ernest Hemingway che con questa frase: “For sale: baby shoes, never work” (Vendesi: scarpe da neonato, mai usate) avrebbe vinto la scommessa lanciata dai suoi amici scrittori, lasciandoli a bocca aperta.

E ancora ci racconta la sua testimonianza quando visitando il piccolo museo del diario di Pieve Santo Stefano (Arezzo), ha potuto notare quanto questo piccolo universo fosse legato all’autobiografia. Piccoli, ricordi, frammenti di esistenze del passato lette in un diario di una infermiera degli anni 50, e ancora la lettera di un giovane soldato di appena 18 anni incarcerato prima di essere fucilato nelle Fosse Ardeatine, e i ricordi di studenti delle elementari negli anni 70. Queste testimonianze hanno tutte un valore, e non è importante la forma o lo stile espositivo, quello che conta è l’unicità e il contesto storico in cui gli scritti hanno preso vita e li riconducono a noi lettori di oggi con la stessa genuinità.

Certamente per un romanzo autobiografico Matteo Bianchi ci invita a trovare una struttura narrativa: esiste un inizio, uno sviluppo narrativo e poi una conclusione. Non per forza occorre rispettare i termini cronologici. Lo scrittore ci invita anche a non essere prevedibili: è un romanzo autobiografico, ma l’incipit non deve essere raccontare la propria infanzia dal giorno della propria nascita. Ma narrarsi attraverso grossi blocchi, non necessariamente cronologici, ma partire dalla scuola, dal lavoro, matrimonio, infanzia, pensione e così via.

Inoltre, nell’incipit, non raccontarsi subito, ma lasciare indizi anche per incuriosire il lettore. Un capitolo importante è dedicato alla descrizione dei personaggi, attraverso esempi concreti di diverse modalità con cui descrivere una persona, anche attraverso esempi di scrittura di altri noti autori.

E una riflessione sul linguaggio e sull’importanza di far sorridere il lettore trovando il lato divertente anche nel lato tragico della vita. Fallimenti, difficoltà e drammi letti con la lente dell’ironia.

Sono molti i consigli dell’autore, oltre a quelli sulla scrittura, anche quelli sul famoso blocco dello scrittore e come superarlo, anche con i metodi adottati da altri scrittori. Fino a consigli su come approcciare il mercato editoriale ed eventuali insidie da cui difendersi.

Un testo che è intrigante, divertente ed estremamente colto per i numerosi riferimenti letterari e ci lascia con la voglia di sperimentare e provare ad affrontare la scrittura autobiografica con le nostre forze, nonostante le difficoltà del viaggio.

 

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