Elon Musk è ormai figura stabile al fianco del presidente eletto Trump, con un ruolo formale nella squadra di governo e una presenza in prima fila che inizia a sollevare qualche perplessità. Secondo fonti di NBC News, la frequente partecipazione di Musk alle riunioni di Trump a Mar a Lago starebbe infatti iniziando a incrinare l’equilibrio all’interno del team di transizione, provocando irritazione tra i collaboratori di lunga data del presidente eletto. Nelle ultime settimane, il fondatore di Tesla e SpaceX è apparso più che mai protagonista. Designato da Trump alla guida del neoistituito DOGE (Dipartimento per l’Efficienza Governativa), in un chiaro omaggio al Dogecoin, criptovaluta popolare tra gli appassionati di criptovalute, Musk non ha perso occasione di affiancare il neopresidente nelle sue attività ufficiali: si è seduto al suo fianco nelle riunioni riservate e ha partecipato a conversazioni con leader stranieri come Zelensky, oltre che ad incontri con esponenti repubblicani a Capitol Hill.
Elon Musk irrita il "cerchio magico" di Trump
La posizione di Musk, che si è impegnato con 152 milioni di dollari per sostenere Trump nella campagna elettorale, sembra non limitarsi ai soli compiti assegnatigli. Secondo le fonti di NBC News, Musk “si comporta come se fosse il co-presidente”, prendendosi ampi meriti per la vittoria del presidente e parlando spesso della sua America PAC e del suo social network, X (precedentemente noto come Twitter), vantandosi della loro influenza nella corsa presidenziale. Musk, spiegano gli insider, cerca così di “far sentire Trump in debito con lui”, ma, come specifica uno dei fedelissimi del presidente, “Trump non è indebitato con nessuno”. Un atteggiamento, quello di Musk, che sta portando non poche tensioni nel team di transizione, dove molti osservano la sua condotta con crescente fastidio. “Vuole far credere che ogni sua parola conti su tutto anche se non è così”, aggiunge una delle fonti ben informate, descrivendo un comportamento assertivo che ha già iniziato a urtare diversi membri del cerchio ristretto di Trump. Nonostante la sua amicizia con il presidente, Musk sembra non aver compreso una regola cruciale nel “Trump’s world”: evitare di mettere in ombra il carattere esplosivo ed egocentrico del tycoon.
Musk, secondo fonti interne, appare spesso più orientato a spingere la propria agenda che quella di Trump, promuovendo persone a lui vicine piuttosto che ai fedelissimi del presidente. “Nominare persone perché sono leali a Elon non funziona”, ha sottolineato una delle voci all'interno del team. Una scelta che non passa inosservata e che alimenta i malumori tra i collaboratori più consolidati di Trump. Karoline Leavitt, portavoce del team di transizione, ha cercato di placare le voci, sottolineando l’intesa tra Trump e Musk. “Elon Musk e il presidente Trump sono grandi amici e leader brillanti che lavorano insieme per rendere l’America di nuovo grande”, ha dichiarato. Parlando dell’incarico di Musk al DOGE, ha aggiunto: “Elon Musk è un leader economico unico della sua generazione; la nostra burocrazia federale avrà certamente benefici dalle sue idee e dalla sua efficienza”. Tuttavia, il commento più emblematico è arrivato dallo stesso Trump, che avrebbe scherzato con alcuni deputati repubblicani a Washington sul fatto che “Elon Musk sembra non volersene andare da Mar a Lago!- Un’affermazione ironica, ma che riflette la situazione: Musk è ormai una presenza fissa accanto a Trump, con un peso sempre più marcato.