Musk contro Bannon, il nodo del potere globale

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 

Un nuovo capitolo si aggiunge alla saga dell'intreccio tra tecnologia e politica globale. Steve Bannon, l’architetto della vittoria di Donald Trump nel 2016, non usa mezzi termini: Elon Musk deve essere tenuto lontano dalla Casa Bianca. “Non avrà accesso al potere. È una persona malvagia”, dichiara lo stratega in un'intervista al Corriere della Sera, definendo il patron di Tesla e SpaceX un “trilionario in divenire”, ossessionato dall’idea di accumulare ricchezza e potere.

Musk contro Bannon, il nodo del potere globale

La frattura tra Bannon e Musk appare insanabile, alimentata dalla crescente influenza dell'imprenditore non solo sul mercato, ma anche sul dibattito politico. Il contrasto, tuttavia, non è sempre stato così netto. Bannon ammette che in passato era disposto a tollerare Musk, soprattutto grazie ai suoi ingenti investimenti: “Era accettabile finché metteva soldi. Ora non più”.

Un assente ingombrante

L’assenza di Musk all’incontro tra Trump e Giorgia Meloni a Mar-a-Lago è emblematica. Lì, in un contesto dominato dalla sicurezza nazionale e dalla strategia geopolitica, il miliardario non aveva spazio. “Era inappropriato che ci fosse”, afferma Bannon, sottolineando il ruolo centrale del team di sicurezza di Trump. L’incontro, che ha visto la presenza di Marco Rubio, Michael Waltz e Scott Bessent, è stato incentrato sulle questioni più urgenti del momento: l’Ucraina, ma anche le tensioni con l’Iran e la stabilità globale.

Giorgia Meloni, accolta con grande favore da Trump, ha portato all’attenzione del tycoon le preoccupazioni dell’Italia sulla guerra in Ucraina e sulla crescente instabilità internazionale. Secondo Bannon, la premier italiana è percepita da Trump come un’alleata affidabile e un leader forte, capace di affrontare sfide globali e di mantenere una posizione chiara nei confronti della Russia.

Musk, invece, non ha trovato posto in questa narrativa, nonostante i suoi recenti tentativi di inserirsi nelle discussioni politiche globali. Per Bannon, il miliardario rappresenta una figura ambigua, capace di usare la sua influenza per fini esclusivamente personali.

Tecno-feudalesimo e movimenti di destra

Bannon critica senza remore quella che definisce “l’agenda tecno-feudale” di Musk, accusandolo di voler applicare un modello che concentra ricchezza e potere in mani sempre più ristrette. Un’accusa che sembra riecheggiare un sentimento diffuso tra i lavoratori americani, stanchi di essere esclusi dai benefici della crescita tecnologica.

Curiosamente, Bannon non rinnega il supporto di Musk ai movimenti di estrema destra in Europa, anzi, auspica che il miliardario continui a finanziare e dare visibilità a questi gruppi. Il problema, secondo lui, nasce quando Musk tenta di imporre le sue idee “raffazzonate” su scala globale. “Lavoro per fermarlo”, afferma lo stratega, delineando una battaglia personale contro quello che considera un nemico della democrazia e del benessere dei cittadini comuni.

L’atteggiamento di Musk, sostiene Bannon, è emblematico di una nuova élite tecnologica che cerca di ridefinire il mondo a propria immagine, ignorando le esigenze delle comunità e dei lavoratori. Per Bannon, questo rappresenta un pericolo concreto non solo per gli Stati Uniti, ma per l’intero ordine mondiale.

Il paradosso del potere

La tensione tra Musk e Bannon svela una dinamica più ampia: quella tra un’élite tecnologica in ascesa e un establishment politico che fatica a mantenere il controllo. Musk, con le sue ambizioni globali e il suo approccio imprenditoriale, incarna una visione del futuro dominata dalla tecnologia e dalla supremazia del mercato. Bannon, al contrario, difende una visione più tradizionale, incentrata sul potere politico e sul controllo delle istituzioni democratiche.

Questo scontro non è solo ideologico, ma ha implicazioni pratiche. La crescente influenza di Musk su settori chiave come l’energia, le comunicazioni e la difesa rappresenta una sfida per la politica tradizionale, che rischia di essere relegata a un ruolo marginale. D’altro canto, Bannon vede nella figura di Musk un simbolo del rischio di una deriva autoritaria, in cui pochi individui detengono un potere sproporzionato rispetto al resto della società.

Uno scontro che divide l’America

L’America di oggi si trova a un bivio, divisa tra due visioni contrastanti del futuro. Da un lato, c’è chi vede nella tecnologia e nell’innovazione la chiave per risolvere le grandi sfide del nostro tempo. Dall’altro, c’è chi teme che questa corsa verso il progresso possa sfociare in un sistema in cui la democrazia e i diritti dei cittadini vengono sacrificati sull’altare del profitto.

La partita è aperta, e il 2025 si preannuncia come un anno cruciale per capire se sarà il denaro o il consenso a dettare le regole del gioco globale. Nel frattempo, lo scontro tra Musk e Bannon continua a tenere banco, offrendo uno spaccato delle tensioni che attraversano la politica e la società americana.

Il risultato di questa battaglia potrebbe non solo influenzare il futuro degli Stati Uniti, ma anche ridefinire l’equilibrio globale, aprendo la strada a nuove forme di potere e di governance.

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