La Banca Centrale Europea si prepara a proseguire con la sua politica di riduzione graduale dei tassi, con l’obiettivo di riportare l’inflazione nell’area euro al target del 2% a medio termine. Nell’ultimo bollettino economico, pubblicato a pochi giorni dal primo Consiglio direttivo del 2025, l’istituzione di Francoforte ha riaffermato il proprio approccio “guidato dai dati”, sottolineando che ogni decisione sarà presa sulla base delle evidenze economiche disponibili, senza vincolarsi a un percorso prestabilito.
Bce: inflazione verso il 2%, confermata la strategia dei tagli graduali ai tassi
L’economia dell’area euro sta attraversando una fase di debolezza, con segnali di rallentamento in diversi settori produttivi e una domanda interna che fatica a recuperare vigore. In questo contesto, il taglio dei tassi deciso lo scorso dicembre – pari a 25 punti base – rappresenta un primo passo per sostenere l’attività economica e favorire una graduale ripresa. Tuttavia, i mercati si attendono ulteriori interventi.
Per il Consiglio direttivo previsto a fine gennaio, le aspettative sono orientate verso un nuovo taglio di 0,25 punti percentuali, portando il tasso sui depositi a livelli ancora più bassi. Questo intervento, se confermato, si inserirebbe in una strategia più ampia volta a favorire il credito e a stimolare gli investimenti in un contesto di crescente incertezza globale.
Il processo di disinflazione: progressi e sfide
Uno dei segnali più incoraggianti emersi dal bollettino della Bce riguarda il processo di disinflazione, definito “ben avviato”. Le proiezioni macroeconomiche aggiornate indicano che l’inflazione complessiva dovrebbe attestarsi al 2,4% nel 2024, scendendo al 2,1% nel 2025 e stabilizzandosi all’1,9% nel 2026. Tuttavia, il ritorno al target del 2% potrebbe subire leggere oscillazioni nel 2027, anno in cui entrerà in vigore il sistema ampliato di scambio di quote di emissione dell’Ue, con possibili ripercussioni sui costi energetici e produttivi.
Un aspetto cruciale è rappresentato dall’inflazione di fondo – che esclude energia e alimentari – la quale rimane sopra il livello desiderato. Gli esperti dell’Eurosistema prevedono che questa componente si attesterà al 2,9% nel 2024, per poi calare gradualmente al 2,3% nel 2025 e all’1,9% nel 2026. Questo andamento riflette le persistenti pressioni inflazionistiche derivanti dagli adeguamenti salariali e dalla rigidità dei prezzi in alcuni settori chiave, come l’edilizia e i servizi.
Le parole chiave della politica monetaria: flessibilità e dati
La Bce insiste sulla necessità di un approccio flessibile. Come ribadito nel bollettino, il Consiglio direttivo adotterà una strategia basata sui dati, adattando le decisioni di politica monetaria alle mutevoli condizioni economiche. Questo approccio consente all’istituzione di Francoforte di reagire tempestivamente a eventuali shock economici o cambiamenti nelle prospettive di inflazione, evitando al contempo di irrigidire il mercato con previsioni eccessivamente vincolanti.
Implicazioni per l’area euro
La strategia della Bce ha implicazioni significative per i Paesi membri dell’area euro, in particolare quelli che stanno affrontando situazioni economiche più complesse. Il calo dei tassi potrebbe offrire un sollievo alle famiglie e alle imprese, incentivando i consumi e gli investimenti. Tuttavia, restano sfide importanti, come la necessità di ridurre il divario tra le diverse economie regionali e di sostenere la transizione energetica in un momento di crescente attenzione verso le politiche ambientali.
Inoltre, il ruolo delle banche commerciali sarà cruciale: dovranno garantire che il calo dei tassi si traduca in un reale accesso al credito per le imprese, evitando che i benefici delle politiche monetarie si concentrino solo sui grandi gruppi industriali.
Prospettive e considerazioni finali
Guardando al futuro, la Bce si troverà di fronte a un delicato equilibrio: mantenere il sostegno all’economia senza compromettere la stabilità dei prezzi. La sfida sarà anche quella di gestire le aspettative dei mercati, che si attendono un percorso chiaro e coerente.
Il 2025 sarà un anno decisivo per l’area euro, con molteplici fattori – tra cui le tensioni geopolitiche, l’evoluzione della domanda globale e l’impatto delle riforme ambientali – che potrebbero influenzare le scelte di politica monetaria. Tuttavia, la determinazione della Bce a garantire il ritorno all’obiettivo del 2% rappresenta un punto fermo in un panorama in continua evoluzione.