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Manovra 2026, slitta il voto in Senato: fiducia oggi sul maxiemendamento

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Manovra 2026, slitta il voto in Senato: fiducia oggi sul maxiemendamento

La manovra di bilancio 2026 entra nella fase conclusiva dell’iter parlamentare, ma con tempi più lunghi rispetto alle previsioni iniziali. Dopo una giornata complessa a Palazzo Madama, il governo ha posto la questione di fiducia sul maxiemendamento che sostituisce integralmente il testo originario della legge di Bilancio. Il voto, inizialmente atteso per la giornata precedente, è ora previsto per oggi in Aula al Senato, con convocazione fissata in mattinata.

Manovra 2026, slitta il voto in Senato: fiducia oggi sul maxiemendamento

Il maxiemendamento, annunciato dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, è composto da un solo articolo e circa 970 commi e rappresenta il passaggio decisivo per l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, che punta a chiudere l’iter entro il 31 dicembre per evitare il ricorso all’esercizio provvisorio.

Nel corso dell’esame in Commissione Bilancio è maturata la decisione di stralciare cinque norme dal testo. Tra queste, la più controversa è quella che avrebbe consentito ai datori di lavoro, pur riconosciuti responsabili di retribuzioni non conformi ai principi dell’articolo 36 della Costituzione, di non corrispondere gli arretrati salariali in presenza del rispetto di alcuni contratti collettivi. La norma, fortemente contestata dalle opposizioni e dai sindacati, è stata definitivamente eliminata dal provvedimento.

Fuori dal testo anche le disposizioni sulle cosiddette “porte girevoli” nella pubblica amministrazione, che avrebbero ridotto da tre a un anno il periodo di raffreddamento per l’assunzione di incarichi dirigenziali nel settore privato, oltre alle deroghe ai divieti di inconferibilità per incarichi commissariali. Accantonata inoltre la revisione dello spoil system per le Authority, misura che, secondo fonti parlamentari, non avrebbe incontrato il favore di tutte le istituzioni coinvolte.

Sul piano procedurale, l’Aula del Senato ha respinto la pregiudiziale di costituzionalità presentata dalle opposizioni. Resta tuttavia alta la tensione politica: Pd, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra continuano a contestare il metodo adottato dal governo e l’impianto complessivo della manovra, giudicato penalizzante per le fasce più fragili.

All’interno della maggioranza non sono mancati momenti di frizione. La Lega ha rivendicato i risultati ottenuti, in particolare sul fronte previdenziale, respingendo le accuse di essere all’origine delle tensioni emerse durante l’iter parlamentare.
A difendere l’impianto della manovra è intervenuto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che ha riconosciuto un “percorso tortuoso”, ma ha ribadito la necessità di una linea improntata alla prudenza fiscale, in un contesto di elevato debito pubblico e di oneri per interessi stimati intorno ai 90 miliardi annui. Il ministro ha evidenziato lo stanziamento di sei miliardi per la sanità, gli interventi a favore dei lavoratori dipendenti fino a 50mila euro di reddito e le misure di recupero del fiscal drag.

La legge di Bilancio 2026, dal valore complessivo di circa 22 miliardi di euro, concentra gli interventi su fisco, lavoro, pensioni e sostegno alle imprese. Tra le principali misure figurano il mini-taglio dell’Irpef con la riduzione della seconda aliquota, il rafforzamento degli incentivi per le imprese – dai crediti d’imposta per Transizione 5.0 al sostegno alla Zes unica – e la riforma della previdenza complementare, con l’introduzione dell’adesione automatica per i nuovi assunti nel settore privato dal luglio 2026.

Con la fiducia ormai posta e il voto finale imminente, la corsa contro il tempo entra nella sua fase decisiva. Il governo punta a chiudere l’iter entro fine anno, ma le ultime ore di confronto parlamentare confermano quanto il percorso verso l’approvazione definitiva resti ancora complesso.

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