Manifattura, Confimi Industria: "Costi energetici e concorrenza interna principali difficoltà competitive"

- di: Barbara Bizzarri
 

L’industria manifatturiera italiana non dà segnali di crescita: appaiono ormai consolidate le molteplici difficoltà competitive che attanagliano il settore: il 60% delle imprese è alla ricerca di personale che non trova, il 38% lamenta un elevato costo del lavoro, il 35% l'eccessiva burocrazia, per non parlare dei costi energetici e della serrata concorrenza interna e, infine, l’arretratezza tecnologica. È quanto si desume dall’indagine congiunturale condotta dal Centro Studi di Confimi Industria, volta a conoscere l’andamento dell’ultimo semestre del 2023 e le previsioni della prima parte del nuovo anno.

Manifattura, Confimi Industria: "Costi energetici e concorrenza interna principali difficoltà competitive"

L’andamento del 2023 è così riassunto da Fabio Ramaioli, direttore generale di Confimi Industria: “A soffrire di più è stata l’industria meccanica, con riduzione dei fatturati pari al 30%” e aggiunge: “Nessun volo pindarico è vero ma il 2024 sarà l’anno dell’industria chimica”. Il tutto in un mercato manifatturiero che invece vede una sostanziale stabilità per il primo semestre del 2024. Quindi, a parlare di crescita sono solo le aziende della chimica, del digitale e dei trasporti: "Sul lato degli investimenti - fa notare Ramaioli - previsioni positive arrivano anche dalle aziende del comparto edile mentre si arrestano ulteriormente le aziende del tessile e della moda". Il Direttore Generale di Confimi Industria porta inoltre alla luce le richieste degli industriali: "Semplificazioni, riduzione del costo del lavoro, tassazione sul reddito delle imprese e lotta all’illegalità sono i pilastri degli interventi strutturali cui gli imprenditori guardano per migliorare la competitività del Paese".

Intanto, la produzione è in crescita, con valori di +10% rispetto all’anno precedente, per i settori di chimica, plastica, impiantistica, e anche le imprese del comparto agroalimentare prevedono delle buone performance. Per le imprese del campione, il primo mercato di riferimento rimane quello nazionale, seguito dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti, tornati ad essere il terzo mercato per il terzo semestre consecutivo. Nessuna nuova, però, per quanto riguarda i pagamenti, che rimangono per lo più stabili sui 60 giorni, sia quelli dai clienti che quelli per i fornitori.
Un'attenta disamina merita invece il mondo dell'occasione: "Solo un’impresa su due prevede nuove assunzioni nei prossimi mesi ma più dell’80% di questi riscontrano difficoltà nel reperire le figure professionali ricercate che - spiega Fabio Ramaioli - risultano essere ancora una volta personale di produzione specializzato e progettisti in ricerca e sviluppo".  Al contrario, solo il 3% delle imprese rispondenti crede che sarà costretta a ridurre il personale nel corso del primo semestre 2024 e, tra le principali cause di questa contrazione, viene annoverata la forte riduzione degli ordinativi dall’estero.  In termini di ricerca del personale, solo il 3,8% delle imprese ha utilizzato il meccanismo del decreto flussi. Mentre il 61,2% si dichiara non interessato a questa modalità di reclutamento del personale, di converso il 35% dichiara di non conoscere a sufficienza il meccanismo. Vi è poi il 10% delle imprese che nel primo semestre 2024 ricorrerà all’uso degli ammortizzatori sociali. Di questi, l’80% ha in previsione di farlo a causa della riduzione degli ordinativi, mentre il 25% per il rincaro delle materie prime.  Un’azienda su 5, pari al 18,7%, ha dipendenti in smartworking e utilizza stabilmente l’opzione. Le figure professionali in smartworking provengono per lo più da uffici tecnici, amministrativi, uffici acquisti e staff di comunicazione. Un'impresa su due (52%) ha introdotto strumenti di welfare ulteriori rispetto a quelli contrattuali: nello specifico si parla di sistemi premiali o di strumenti di conciliazione vita privata/lavoro.

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