INPS, pensionati all'estero: prima destinazione Portogallo, a seguire Spagna e Svizzera

- di: Barbara Bizzarri
 

Il sistema previdenziale degli italiani emigrati all’estero al centro del convegno Inps e Fondazione Migrantes, un’analisi degli effetti sociali ed economici del fenomeno della mobilità dei pensionati sia in entrata sia in uscita: questo il tema del convegno che si è svolto a Roma, dal titolo: “Italia delle partenze e di ritorni – i pensionati migranti di ieri e di oggi”. L’incontro, voluto da Inps e Fondazione Migrantes, ha offerto l’occasione per un confronto sul tema dei pensionati italiani all’estero. Il tema è tornato di stretta attualità in questi giorni, quando il premier il primo ministro del Portogallo Antonio Costa ha annunciato che il suo paese smetterà di concedere esenzioni fiscali ai pensionati stranieri a partire dal 2024.

INPS, pensionati all'estero: prima destinazione Portogallo, a seguire Spagna e Svizzera

Intanto, Svizzera, Germania, Spagna, Stati Uniti, Canada, Australia, Francia, Belgio e in parte la Gran Bretagna, sono questi i paesi dove risiede il maggior numero di pensionati italiani. Germania, Canada e Australia, Francia, Svizzera, Stati Uniti, Belgio e Spagna sono invece sono quelli nei confronti dei quali l’istituto di previdenza registra un numero di pensioni da pagare più consistente. Quanto infine agli importi, al primo posto c’è il Portogallo (oltre 153 milioni), seguito da Spagna (più di 126 milioni), Svizzera (quasi 110 milioni di euro), Germania (oltre 108 milioni) e Francia (oltre 96 milioni).

Esaminando i numeri, se si prende in considerazione un trend quinquennale, l’Inps ha registrato a un decremento di oltre il 6%, dovuto essenzialmente alla riduzione dei pagamenti pensionistici in aree continentali di “antica migrazione”, quali Nord e sud America e Oceania. Ma nelle altre aree il trend è costantemente in crescita. Da un punto di vista tendenziale, i dati interessanti sono quelli che riguardano l’incremento del numero dei pagamenti di pensioni in Europa (+4,3%), e la forte crescita di quelle pagate in America centrale, in Asia e in Africa (rispettivamente + 38,9%, + 34,9% e +30,3%).

L’insieme dei pagamenti delle pensioni all’estero, a gennaio 2022 oltre 317.000, includono non solo quelli riferiti alle prestazioni in regime di totalizzazione internazionale, ma anche a quelle liquidate sulla base di sola contribuzione italiana. Complessivamente questo aggregato rappresenta il 2,3% del totale delle pensioni erogate dall’Istituto e si distribuisce su circa 160 Paesi.

Le pensioni all’estero sono destinate sia a italiani che a stranieri che in Italia hanno maturato una pensione o una quota parte di questa che viene liquidata in regime di totalizzazione. Agli stranieri è destinato il 24,1% del totale delle pensioni pagate all’estero, percentuale che sale in America meridionale e in America centrale, ma soprattutto in Asia. Il trend è in crescita, pari a un generale incremento del 17,4%, e con un picco in America centrale (+72,6%) e in Asia (+44,6%). Diminuiscono invece in America meridionale e settentrionale e in Africa.

Oggi l’Inps sta provvedendo a liquidare soprattutto le pensioni della generazione di coloro che sono emigrati dopo il secondo dopoguerra. Molte di queste sono diventate pensioni di reversibilità, destinate a ridursi nel tempo, come, ad esempio avviene soprattutto per quelle destinate in America meridionale, dove le pensioni di vecchiaia rappresentano solo il 37% e quelle ai superstiti sono oltre il 60%, con un’età media molto elevata. Pertanto, nei Paesi che, in passato, hanno rappresentato le mete di milioni di italiani, le comunità di pensionati connazionali registrano un trend in forte decremento, mentre è iniziata la liquidazione di pensioni di “nuova generazione” in nuove località.

L’Inps ha iniziato ad analizzare in maniera più puntuale e sistematica il fenomeno dei pensionati all’estero da 12 anni, da quando il fenomeno è diventato più significativo. In questo lasso di tempo il trend è stato assolutamente incostante, alternando periodi di forte crescita ad altri di decremento. Sicuramente ha inciso la pandemia: fino al 2019 i numeri di chi decideva di trasferirsi altrove si attestavano a circa 5.600 – 5.700 partenze, nel 2020 e nel 2021 si è scesi ad una media di circa 3.600 pensionati, per poi risalire, nel 2022 a oltre 4.600 partenze. Quanto alla distinzione tra pensionati italiani e pensionati stranieri, questi ultimi hanno avuto un forte trend in crescita e nel 2022 hanno rappresentato il 40% del totale dei pensionati che hanno lasciato l’Italia.

Per quanto concerne i soli pensionati italiani, la prima motivazione analizzata, quella della ricerca di Paesi esotici, non ha avuto alcun riscontro significativo a livello statistico. La seconda motivazione, relativa alla ricerca di paesi che offrono vantaggi economico-fiscali non è del tutto soddisfacente perché, a parte la Spagna, le altre destinazioni registrano arrivi poco consistenti dal punto di vista statistico e soprattutto è basso il numero delle donne che vi si sono trasferite. Queste in particolare scelgono come mete la Svizzera, la Germania, la Spagna, gli Stati Uniti, il Canada, l’Australia, la Francia, il Belgio e in parte la Gran Bretagna. Conteggiando anche gli uomini, questi sono i Paesi che insieme risultano i più significativi dal punto di vista statistico. La caratteristica di questi paesi è quella di aver accolto i giovani lavoratori italiani, e dunque i pensionati italiani che vi si sono trasferiti sono i genitori di chi ha trovato lavoro. Peraltro, i numeri sono sottostimati, in quanto non tutti trasferiscono la residenza dall’Italia, volendo mantenere l’assistenza sanitaria italiana.

La Spagna non attira solo pensionati attratti dai vantaggi delle isole Canarie, ma anche molti genitori, perché è un paese che ha accolto e continua ad accogliere numerosi giovani lavoratori italiani. La conclusione, piuttosto ovvia, è che per contenere il fenomeno delle migrazioni di pensionati la soluzione migliore è far rientrare i giovani lavoratori in Italia.

Delfina Licata, della Fondazione Migrantes, ha ricordato che in un’Italia sempre più spopolata e longeva, la mobilità continua ad essere sia elemento strutturale che lega a dinamiche nazionali tradizionali, sia elemento nuovo che porta sempre più giovani a partire ogni anno (il 42% delle partenze annuali per la sola motivazione espatrio riguarda giovani tra i 18 e i 34 anni). Eppure gli anziani, tra gli italiani e le italiane in mobilità, continuano ad avere un ruolo da protagonisti: il 21,2% dei 6 milioni di connazionali residenti stabilmente e ufficialmente all’estero ha più di 65 anni. Le donne sono il 52,2%. L’analisi degli anziani italiani iscritti all’AIRE porta a fare un salto all’indietro di circa venti anni: è evidente, ad esempio, il protagonismo del continente americano, soprattutto dell’America Latina, con Argentina e Brasile che sono i paesi con il numero maggiore di anziani residenti. Il 52,2% proviene dal Meridione, più esattamente da Sicilia, Campania, Calabria. La nostra attuale mobilità è, invece, euroamericana e le regioni più dinamiche risultano Lombardia e Veneto.

A questo punto, ci si chiede quanto l’erogazione delle pensioni all’estero produca dispersione di consistenti mezzi finanziari che, anziché entrare nel ciclo economico del nostro Paese e contribuire a produrre nuova ricchezza, sostengono il sistema economico dei Paesi di residenza dei pensionati. Oppure i nostri emigranti, che hanno conseguito all’estero trattamenti previdenziali per importi di gran lunga superiori alle pensioni italiane pagate all’estero, garantiscono un afflusso nel nostro sistema economico di consistenti erogazioni dall’estero?

Sulla base di una survey elaborata dall’Inps e inoltrata alle istituzioni previdenziali estere per conoscere il numero e gli importi delle pensioni che erogano in Italia, Daniele Russo, dirigente della Direzione Centrale Pensioni Inps, ha effettuato un confronto con alcuni Paesi sul numero di pensioni erogate sul territorio e che al contrario l’Inps paga nel loro. Dal confronto è emerso che i paesi che storicamente hanno rappresentato le mete privilegiate dei migranti italiani e che sono vicini ai luoghi di origine, come Germania, Francia, Svizzera, Belgio, ma anche Olanda e Austria, sono quelli che pagano un rilevante numero di pensioni in Italia, a coloro, cioè, che, conclusa l’esperienza lavorativa all’estero, hanno deciso di far rientro nei nostri confini. Al contrario, in quelli più lontani, come Australia, Stati Uniti e Canada, dove gli italiani migrati hanno preferito rimanere perché la lontananza ha contribuito a ridurre i legami con il nostro Paese, l’Inps registra un consistente numero di pensioni da pagarvi.

Mons. Giancarlo Perego, Presidente della Fondazione Migrantes e della Commissione Cei per le Migrazioni, cui sono state affidate le conclusioni dello studio, ha sottolineato come la migrazione sia ormai un fenomeno strutturale che la Fondazione Migrantes studia da anni attraverso alcune ricerche come il  Rapporto Immigrazione (realizzato con Caritas Italiana), il Rapporto Italiani nel Mondo e il Rapporto Asilo.

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