Listini europei tutti in verde dopo il taglio dei tassi della Fed: euro più forte, petrolio in calo, gas in lieve rialzo. A Milano corre Brunello Cucinelli, bene le mid cap, small cap in progresso.
Borse europee in rialzo dopo la Fed, Madrid maglia rosa
L’Europa archivia una seduta decisamente positiva, con gli investitori che scelgono di guardare più al nuovo taglio dei tassi della Federal Reserve che ai timori legati all’intelligenza artificiale e alle trimestrali tech.
A fine giornata Francoforte avanza di circa 0,6% con il Dax intorno a 24.280 punti, Parigi guadagna poco meno dello 0,8% (Cac 40 sopra quota 8.080), mentre Londra mette a segno un +0,5% con il Ftse 100 vicino a 9.700 punti. Sul fronte periferico, Madrid è la migliore con un progresso intorno all’1,8%, mentre Amsterdam chiude in rialzo di circa 0,3%. Sullo sfondo, il pan-europeo Stoxx 600 consolida il rimbalzo delle ultime sedute con un guadagno frazionale.
Il quadro macro e monetario resta il driver principale: la Fed ha portato il federal funds rate nel corridoio 3,50–3,75%, con un voto insolitamente diviso all’interno del FOMC. Le proiezioni indicano un percorso di allentamento molto graduale anche nel 2026–2027, mentre la Swiss National Bank ha confermato il tasso di riferimento a zero, rimandando eventuali mosse al 2026 pur riconoscendo pressioni inflattive sotto controllo.
Piazza Affari, Cucinelli regina del Ftse Mib
Piazza Affari chiude in territorio positivo, allineata al resto del continente. Il Ftse Mib avanza di circa 0,5–0,6% attestandosi nell’area dei 43.700 punti, mentre il Ftse Italia All-Share sale intorno allo 0,5% a circa 46.400 punti.
A trainare il listino principale è soprattutto Brunello Cucinelli, che mette a segno un balzo vicino al 3% dopo avere alzato la guidance sulla crescita del fatturato 2025 a cambi costanti all’11–12%, sopra le attese di inizio anno, e avere confermato l’outlook per il 2026. Il titolo beneficia anche dell’upgrade a “Buy” da parte di Equita, con il mercato che premia la solidità del brand e la visibilità sulla domanda nel lusso alto di gamma.
Fra gli altri best performer del Ftse Mib spiccano:
– Campari, in rialzo di quasi il 3%, sostenuta dal tema difensivo dei consumi premium e da un posizionamento molto internazionale;
– Buzzi, che guadagna oltre il 2,5% in scia alle aspettative di investimenti infrastrutturali e al quadro ancora favorevole per il settore materiali;
– Interpump, con un progresso di circa il 2,7%, complice la buona visibilità sugli ordini nell’industriale.
Sul versante opposto, il paniere principale registra prese di beneficio su alcuni nomi che avevano corso molto:
– Prysmian chiude in calo di circa il 2,5–3%, appesantita dalle rotazioni tattiche dopo i massimi storici sulla scia del boom delle reti ad alta tensione;
– Leonardo arretra di oltre il 2%, vittima di realizzi dopo un 2025 finora molto brillante;
– Saipem scende di circa l’1,5–1,7% in un contesto di petrolio in calo che penalizza l’intero comparto oil service;
– Stellantis lascia sul terreno poco meno dell’1,5%, complice un sentiment più prudente sull’auto fra transizione elettrica e rallentamento della domanda.
Mid e small cap, vola doValue e si rafforza Cementir
Gli indici domestici di seconda e terza linea confermano un quadro costruttivo, ma con andamenti differenziati. Il Ftse Italia Mid Cap oscilla attorno alla parità, chiudendo con un progresso intorno allo 0,1%, mentre il più vivace Ftse Italia Star mette a segno un rialzo vicino allo 0,8–0,9%. L’indice Ftse Italia Small Cap avanza di circa lo 0,2%, attestandosi in area 36.200 punti.
Nel mondo mid cap, la seduta incorona doValue, che decolla di oltre l’8% grazie a ricoperture e a un rinnovato interesse del mercato per i servicer specializzati in crediti deteriorati. A ruota seguono:
– Cementir, in rialzo di oltre il 3,5%, sostenuta dalle attese su infrastrutture e costruzioni e da una struttura finanziaria più solida;
– Sesa, che guadagna circa il 2,5%, beneficiando del tema digitalizzazione e servizi IT a valore aggiunto;
– Cembre, in progresso di oltre il 2%, interpretata come scommessa industriale di qualità nel segmento delle forniture per energia e ferroviario.
Sul fronte dei ribassi mid cap, la pressione si concentra su titoli legati alla transizione energetica e a business ciclici:
– Alerion Clean Power perde oltre il 4%, frenata da prese di profitto su tutto il comparto rinnovabili dopo il rally degli ultimi mesi;
– Maire lascia sul terreno quasi il 3%, in un contesto di rotazione dai temi più volatili;
– Safilo arretra di poco meno del 2% dopo il buon recupero delle ultime settimane;
– BFF Bank cede intorno all’1,3%, risentendo della maggiore sensibilità ai movimenti di tassi e spread.
Nel paniere small cap, il movimento è più diffuso che concentrato su pochi nomi. L’indice nel complesso chiude in moderato rialzo, con acquisti selettivi su alcune realtà di nicchia. Si mettono in luce diversi titoli industriali ed energetici a bassa capitalizzazione, mentre tra le storie più seguite dagli analisti restano nomi come Avio e Safilo, che oggi invece soffrono nel segmento mid ma continuano a rappresentare riferimenti per chi guarda alla fascia più dinamica di Piazza Affari.
Valute, euro più forte dopo la stretta divisa della Fed
Sul mercato dei cambi, la giornata è segnata da un indebolimento del dollaro dopo il taglio dei tassi da parte della Fed e il messaggio giudicato meno aggressivo del previsto sul futuro percorso di politica monetaria.
Il cambio euro/dollaro si muove in area 1,17–1,18, con i dati storici che indicano una chiusura intorno a 1,176, in rialzo di circa lo 0,5% rispetto alla vigilia. L’euro/sterlina si consolida poco sotto quota 0,88, mentre l’euro/franco svizzero resta nella fascia 0,93–0,94, a conferma del minore appeal delle valute rifugio dopo le rassicurazioni delle banche centrali.
Gli operatori valutari leggono la decisione della Fed come un segnale che il ciclo di allentamento prosegue, ma senza strappi: tassi reali ancora positivi e banche centrali europee più lente nell’allentare mantengono un certo sostegno alla moneta unica, pur in un contesto di volatilità legata ai dati macro statunitensi.
Materie prime, petrolio in calo, gas e oro reggono
Giornata contrastata per le commodities. Il petrolio WTI (Light Sweet Crude) scivola intorno a 57 dollari al barile, in calo di poco più del 2%, estendendo le perdite delle ultime sedute per l’effetto combinato di timori sull’offerta in eccesso e segnali di domanda meno brillante in alcune aree chiave.
Il Brent viaggia nell’area dei 61 dollari al barile, anch’esso in flessione di circa il 2% rispetto alla vigilia. Le curve future restano leggermente inclinate verso il basso, a testimonianza di aspettative di prezzi moderati nel medio periodo, nonostante i fattori geopolitici sempre presenti.
Sul fronte energetico europeo, il gas naturale TTF ad Amsterdam risale lievemente, in area 26–27 euro/MWh, dopo settimane di progressiva discesa. Il mercato continua a prezzare stoccaggi elevati e una domanda industriale non particolarmente brillante, ma resta sensibile a ogni revisione delle previsioni meteo e agli sviluppi sulla capacità di LNG.
I metalli preziosi reagiscono in modo più sfumato alla Fed: l’oro spot ondeggia intorno a 4.200 dollari l’oncia, con un lieve arretramento nella seduta odierna dopo il rally seguito al taglio dei tassi. Il quadro resta comunque di forza strutturale, con il metallo giallo sostenuto da tassi reali in discesa e da acquisti di banche centrali. Nel comparto, continua a stupire l’argento, che in queste settimane ha toccato nuovi massimi storici grazie alla combinazione tra domanda industriale e status di bene rifugio.
Spread Btp Bund e tassi, ancora calma sul fronte dei bond
Sul mercato obbligazionario, la seduta conferma uno scenario di relativa calma per i titoli di Stato dell’area euro. Il decennale italiano vede il rendimento attestarsi intorno al 3,5%, con lo spread Btp Bund in area 74 punti base, in lieve calo rispetto ai giorni precedenti.
Il differenziale resta così vicino ai minimi dell’anno, riflettendo una combinazione di ricerca di rendimento da parte degli investitori e aspettative di una Banca centrale europea che potrà allentare lentamente la presa nel 2026 senza riaprire il dossier frammentazione finanziaria. Il contesto è favorito anche dai numeri domestici: in Italia, nel terzo trimestre, il tasso di disoccupazione è sceso intorno al 6,1% dal 6,3% precedente, confermando un mercato del lavoro più solido di quanto temuto.
Wall Street a metà seduta, Fed e Oracle dettano il tono
Quando in Europa i listini chiudono, Wall Street viaggia a velocità differenziate all’indomani del taglio Fed. A metà seduta il Dow Jones oscilla in territorio positivo con un rialzo intorno allo 0,5–0,6%, sostenuto dai finanziari, mentre l’S&P 500 cede circa lo 0,4–0,5% e il Nasdaq arretra di quasi l’1%.
A pesare è soprattutto la reazione ai conti di Oracle, che dopo trimestrale e indicazioni prudenziali sui ritorni degli ingenti investimenti in infrastrutture per l’AI vede il titolo crollare a doppia cifra. Il caso riaccende il dibattito su una possibile bolla legata all’intelligenza artificiale e spinge gli investitori a essere più selettivi sulle big tech e sull’hardware che alimenta i data center.
Come osservano diversi strategist, i mercati sono oggi molto più attenti a come vengono finanziate le maxi–spese in AI: il ricorso al debito per sostenere piani di investimento estremamente ambiziosi non è più digerito a qualunque prezzo e la Fed, pur meno aggressiva, non offre più liquidità gratuita.
Sullo sfondo, i dati macro statunitensi offrono un mix contrastato: il deficit commerciale di settembre è sceso intorno a –52,8 miliardi di dollari, meglio delle attese e ai minimi da metà 2020, mentre le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione sono risalite nell’ultima rilevazione verso quota 236.000, segnando l’incremento più forte dal periodo pandemico. Numeri che rafforzano lo scenario di un’economia ancora resiliente ma meno surriscaldata, coerente con l’idea di una Fed che può permettersi di tagliare i tassi con prudenza.
Uno sguardo d’insieme
La fotografia di fine giornata è quella di un’Europa che sceglie l’ottimismo dopo la mossa della Fed, con borse in rialzo, euro più forte e spread sotto controllo. Milano si conferma agganciata al treno dei listini core, guidata da storie di eccellenza come Brunello Cucinelli e da un universo mid–small cap che torna al centro dei radar degli investitori internazionali.
Restano le incognite sull’AI e sul ritmo effettivo dell’allentamento monetario americano, ma per ora il messaggio che arriva dai mercati è chiaro: il 2026, nelle aspettative di molti operatori, potrebbe aprirsi con un contesto di tassi più bassi, crescita moderata e spazio per la selezione attiva fra storie di qualità, soprattutto in Europa.