Generali Italia, Rapporto Welfare Index PMI 2022: "Il welfare aziendale continua a crescere: oltre il 68% delle PMI supera il livello base"

- di: Redazione
 

Il welfare aziendale fa un altro balzo in avanti: nel 2022 oltre il 68% delle PMI italiane supera il livello base e non solo le grandi aziende, ma anche le microimprese puntano sul welfare, tanto che il loro numero in cinque anni è più che raddoppiato, aumentando dal 7,7% del 2017 al 15,1% del 2022. Dati molto importanti che hanno un’influenza diretta sui livelli di benessere sociale, economico generale ed economico-aziendale, perché con il welfare più elevato le imprese generano un maggiore impatto sociale su persone e comunità; favoriscono occupazione di giovani e donne; promuovono inclusione e diversità; incentivano formazione e sviluppo del capitale umano. E il welfare ha una correlazione stretta con l’aumento di produttività e di fatturato delle aziende.

Generali Italia, presentato il Rapporto Welfare Index PMI 2022

Emerge dal Rapporto Welfare Index PMI 2022 sullo stato del welfare nelle piccole e medie imprese italiane, presentato a Roma al Palazzo della Cancelleria e giunto alla settima edizione. Un’iniziativa promossa da Generali Italia con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e con la partecipazione delle principali Confederazioni italiane: Confindustria, Confagricoltura, Confartigianato, Confprofessioni e Confcommercio.

Welfare Index PMI promuove le PMI italiane in Europa con SME EnterPRIZE: l’iniziativa di Generali che premia i modelli di business sostenibili delle imprese europee. Oltre 6mila 500 le imprese – triplicate rispetto alla prima edizione - provenienti da tutta Italia e di tutte le dimensioni, rappresentano tutti i settori produttivi, che hanno partecipato alla settima edizione di Welfare Index PMI. A 121 imprese “Welfare Champion” (erano 22 nel 2017) è stato assegnato il massimo rating 5W.

I risultati di Welfare Index PMI sono stati illustrati alla presenza di: Marina Elvira Calderone, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali; Giancarlo Fancel, Country Manager & Ceo Generali Italia; Massimo Monacelli, General Manager di Generali Italia; Giulio Natalizia, Vice Presidente dei Giovani Imprenditori con delega allo sviluppo dei territori di Confindustria; Sandro Gambuzza, Vice Presidente di Confagricoltura; Fabio Menicacci, Presidente Welfare Insieme di Confartigianato; Marco Natali, Componente di Giunta di Confprofessioni e Presidente di Fondoprofessioni; Marco Abatecola, Responsabile Settore Welfare Pubblico e Privato di Confcommercio - Imprese per l'Italia; Barbara Lucini, Responsabile Country Corporate Social Responsibility di Generali Italia; Enea Dallaglio, Partner Innovation Team – Gruppo Cerved. 

Il welfare – ha dichiarato nel suo intervento Marina Elvira Calderone, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali - è un volano in grado di far crescere la produttività, grazie ad un migliore coinvolgimento dei lavoratori nei processi aziendali. Conoscere e accompagnare i bisogni dei dipendenti è quell’attenzione che denota una chiara e precisa volontà di dare al lavoro una dimensione più ampia. Un coinvolgimento che quasi sempre è ripagato da una rinnovata dedizione alla mission aziendale in grado di aumentare efficienza e produttività. In quest’ottica, il welfare diventa un’opportunità per le aziende e per i suoi lavoratori e viceversa".

Da parte sua Giancarlo Fancel, Country Manager & CEO Generali Italia, ha affermato che il “welfare aziendale è un fattore strategico per le imprese e una priorità per il Paese, anche per raggiungere gli obiettivi del PNRR attraverso una partnership tra il settore pubblico e il privato. Oggi il nostro rapporto Welfare Index PMI certifica come chi ha programmi di welfare evoluti ha maggior successo come impresa, investendo, tra gli altri, in sanità, formazione e Inclusione sociale. Le aziende sono in prima linea nel produrre innovazione sociale a fianco delle famiglie e dei territori in cui operano, intercettando i bisogni emergenti, come dimostrano le migliori iniziative sociali delle realtà presenti in questa edizione”.

Il welfare aziendale ha raggiunto un alto livello di maturità. Raddoppia inoltre il numero di PMI

con livello molto alto e alto e tra queste raddoppia il numero delle microimprese

Oggi il welfare aziendale ha raggiunto un alto livello di maturità e continua a crescere la consapevolezza del ruolo sociale nelle PMI: oltre il 68% delle piccole e medie imprese italiane ha superato il livello base di welfare aziendale. Raddoppia inoltre il numero di PMI con livello molto alto e alto, passando dal 10,3% del 2016 al 24,7% del 2022. Oggi il welfare aziendale non è più solo appannaggio delle grandi imprese, ma anche delle microimprese. La quota di imprese con livello elevato di welfare è massima (70,7% nel 2022 contro il 64,1% nel 2017) tra quelle con oltre 250 addetti e molto rilevante (66,8% vs 59,8% nel 2017) nelle PMI tra 101 e 250 addetti. Raddoppiano le microimprese (da 6 a 9 addetti) con un livello elevato di welfare che passano dal 7,7% del 2017 al 15,1% del 2022. L’incremento è dovuto in buona parte alla semplificazione delle normative e alle risorse pubbliche stanziate per la protezione sociale, incoraggiando le aziende, anche le più piccole, a impegnarsi a propria volta a sostegno delle famiglie.

Le PMI con il welfare più elevato generano un maggiore impatto sociale su persone e comunità

e sono un potente fattore di mobilità sociale

Le PMI con welfare più evoluto – evidenzia il Rapporto - ottengono un maggiore impatto sociale sui propri stakeholder: lavoratori e loro famiglie, fornitori, clienti e comunità. Inoltre, contribuiscono molto di più della media alla crescita dell’occupazione di donne e giovani. Le imprese che concepiscono il welfare come leva strategica di sviluppo sostenibile sono raddoppiate, da 6,4% del 2016 a 14,1% del 2022. 

Il welfare contribuisce all’aumento di produttività e fatturato

Uno dei contributi più interessanti del rapporto Welfare Index PMI è l’analisi dinamica della correlazione degli indici di welfare con i bilanci di un campione di circa 2mila 600 imprese nell’arco di tre anni (2019, 2020 e 2021, realizzata in collaborazione con Cerved), un periodo segnato dalla pandemia Covid e dalla successiva ripresa, al termine del quale oggi è possibile valutare il contributo dato dal welfare aziendale alla resilienza del sistema produttivo. Le imprese con un welfare più evoluto ottengono performance di produttività decisamente superiori alla media, crescono molto più velocemente nei risultati economici e nell’occupazione. Nel 2021 l’utile sul fatturato delle aziende con livello di welfare molto alto è stato doppio rispetto a quello delle aziende a livello base: 6,7% contro 3,7%. E altrettanto grande è risultato il divario nel MOL (Margine Operativo Lordo) pro capite che misura la produttività per singolo addetto.

Il welfare aziendale strumento di resilienza

Per la prima volta l’analisi dimostra che il welfare aziendale è un fattore di resilienza. Lo studio, infatti, approfondisce anche la correlazione tra livelli di welfare aziendale e i risultati economici per cluster omogenei di imprese per impatto della crisi (2020) e intensità della ripresa (2021). In ognuno di questi cluster, le PMI con un welfare più evoluto hanno tenuto meglio nella pandemia e dimostrato maggiore slancio nella ripresa.
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