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Francia nel caos: proteste “Blocchiamo tutto” e Lecornu sotto assedio

- di: Jole Rosati
 
Francia nel caos: proteste “Blocchiamo tutto” e Lecornu sotto assedio
Francia nel caos: proteste “Blocchiamo tutto” e Lecornu sotto assedio
Scontri, arresti e governo in crisi: una giornata di tensione infinita tra Macron, Lecornu e l’onda della piazza.

Il 10 settembre 2025 segna una giornata di forte agitazione in Francia: il movimento “Bloquons tout”, nato sui social, invita a paralizzare il Paese. E le strade rispondono — con fiamme, barricate e una repressione massiccia che porta a centinaia di arresti. Nel frattempo, mentre la protesta incalza, si insedia il nuovo primo ministro, chiamato a ricucire uno scacchiere politico lacerato.

L’origine e l’evoluzione del movimento

“Bloquons tout” è un fenomeno emerso online a fine primavera, alimentato da comunità eterogenee e da una diffusa sfiducia verso le istituzioni. La parola d’ordine è semplice e radicale: bloccare la quotidianità per costringere la politica a risposte immediate. In poche settimane, la mobilitazione ha attirato segmenti della sinistra radicale, collettivi studenteschi, sindacalismo di base e frange complottiste, convergendo su un’agenda di contestazione sociale che travalica gli schieramenti tradizionali.

Il 10 settembre tra blocchi e tensioni

Dalle prime ore del mattino la protesta si manifesta in città chiave come Parigi, Rennes, Montpellier, Tolosa, Marsiglia e Nantes. Barricate allestite con cassonetti, rallentamenti ferroviari, blocchi stradali e **chiusure a macchia di leopardo di scuole e uffici pubblici** segnano il ritmo di una giornata convulsa. Le forze dell’ordine intervengono con ampi schieramenti, sgomberi e uso di lacrimogeni per ripristinare la viabilità.

Il bilancio degli arresti oscilla nelle diverse ricostruzioni, ma il dato politico è chiaro: la risposta repressiva è stata imponente e ha alimentato un ciclo di tensione che non si esaurisce con la fine dei cortei. In parallelo, alcuni spazi culturali e museali hanno limitato gli accessi per ragioni di sicurezza, segnalando l’eccezionalità del momento.

Nuovo governo sotto pressione

Il cambio al vertice è arrivato a pochi giorni dalla caduta dell’esecutivo precedente. Sébastien Lecornu, considerato un fedelissimo del Presidente della Repubblica, ha assunto la guida del governo con un mandato esplicito: stabilizzare la maggioranza e affrontare il dossier più sensibile, quello della legge di bilancio. Nel suo primo intervento da premier, ha promesso di essere “più serio nel modo di lavorare con le opposizioni, oltre ad essere più creativo”, impegnandosi a ricucire un dialogo parlamentare logorato da mesi di veleni.

Il contesto, però, è tutt’altro che favorevole: Parlamento frammentato, opposizioni radicali sul piede di guerra, e una destra che alterna disponibilità tattica e pressione identitaria. La tenuta del governo dipenderà dalla capacità di trovare compromessi su temi fiscali e sociali, senza alimentare ulteriormente il sentimento di ingiustizia che ha spinto migliaia di persone in piazza.

Una crisi di fiducia

La mobilitazione “Bloquons tout” fotografa una frattura profonda. Un movimento fluido e decentrato, capace di capitalizzare il malessere economico e l’ansia per il futuro, che però rischia di trasformarsi in una crisi della rappresentanza. Gli arresti, pur numerosi, non neutralizzano la protesta: la spostano su un terreno ancora più politico, dove si misurano legittimità, ascolto e risultati.

Lecornu ha davanti a sé un compito arduo: ricostruire fiducia non con le formule della prassi parlamentare, ma con decisioni concrete su salari, servizi pubblici, sicurezza urbana e transizione economica. Le parole di apertura contano; ma senza una agenda sociale credibile e una disponibilità al confronto vero, il governo rischia di rimanere sotto assedio di fronte a un’opinione pubblica sempre più impaziente.

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