Francia, elezioni: è un "tutti contro tutti" davanti ad un Paese sbigottito

- di: Redazione
 
Quello che è accaduto negli ultimi giorni in Francia (e che sta avendo riflessi anche sul resto d'Europa, come confermato dall'andamento della moneta unica, andata in sofferenza dopo la decisione di Emmanuel Macron di sciogliere l'Assemblea nazionale) lascia il Paese letteralmente sbalordito, davanti ad una classe politica che, mai come oggi, sembra essere attenta soltanto ad alleanze e a rotture piuttosto che rassicurare la gente.
Ieri Emmanuel Macron ha tenuto una conferenza stampa con sullo sfondo la campagna elettorale già partita, così come le grandi manovre per assicurare future rendite di posizione.

Francia, elezioni: è un "tutti contro tutti" davanti ad un Paese sbigottito

Macron. che ha parlato a lungo davanti alle telecamere, su un punto è stato chiaro: nel caso di vittoria alle legislative del Rassemblement National di Marine Le Pen e Jordan Bardella, non è affatto intenzionato a cedere il passo, in considerazione delle enormi difficoltà di una coabitazione, respingendo con decisione lo ''spirito di sconfitta'' che vede aleggiare sul futuro del governo. Il Capo dello Stato ha quindi giustificato lo scioglimento dell'Assemblea nazionale con un desiderio di "chiarimento" da parte dei francesi.

E', intanto, caos in seno al partito gollista Les Républicains , con molti parlamentari che hanno decretato l'espulsione del presidente Eric Ciotti per la sua decisione di allearsi con il Rassemblement National.
E anche in casa de Reconquest!, il partito di estrema destra di Eric Zemmour, soffiano venti da resa dei conti.
Marion Maréchal, nipote di Marine Le Pen, ha ufficializzato la rottura con Zemmour, chiedendo al partito di sostenere i candidati dell'alleanza elettorale tra RN ed Eric Ciotti.

A sinistra è stato intanto raggiunto un ''accordo di principio'' sulla distribuzione dei collegi elettorali in vista delle elezioni. France insoumise avrà 229 candidati, il Partito socialista, 175, Europe Ecologie-Les Verts, 92, e il Partito comunista francese, 50. Da parte sua Jean-Luc Mélenchon, capo di France insoumise, ha detto di ''sentirsi capace'' di essere primo ministro in caso di coabitazione tra il partito del presidente Macron e il ''nuovo “fronte popolare''.
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