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Fisco più aggressivo, cartelle e fatture nel mirino della manovra 2026

- di: Bruno Coletta
 
Fisco più aggressivo, cartelle e fatture nel mirino della manovra 2026
Il governo spinge al massimo la riscossione: pignoramento anticipato, liquidazione IVA d’ufficio e stop alle compensazioni. Le imprese preoccupate.

La legge di Bilancio per il 2026 introduce un pacchetto fiscale audace che segna un cambio di passo significativo nella strategia dello Stato per il recupero dei tributi. Non è una semplice manovra di routine, ma un vero e proprio salto verso una riscossione più rapida e incisiva.

La riscossione accelera: pignoramento diretto dai crediti verso terzi

Tra le novità più rilevanti figurano le nuove regole che consentiranno a Agenzia delle Entrate‑Riscossione (AdER) di accedere ai dati delle fatture elettroniche emesse da debitori iscritti a ruolo, nei sei mesi precedenti nei rapporti con clienti o committenti, al fine di avviare subito procedure di pignoramento presso terzi. In termini pratici, se una partita IVA con cartelle esattoriali in sospeso ha crediti nei confronti di un committente, l’agente della riscossione potrà intercettare e pignorare quei crediti prima ancora che vengano incassati.

Oggi i pignoramenti presso terzi ammontano a circa 600mila all’anno, ma solo poco più del 22 % vanno a buon fine e producono in media circa 10.500 euro ciascuno. Con le nuove regole si punta a portare al 44,6 % il tasso di successo per almeno il 10 % delle operazioni: ciò significa un gettito aggiuntivo stimato in circa 140 milioni di euro all’anno. (Dati tecnici di bozza e fonti specializzate)

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, pur non avendo fatto riferimento diretto alla misura in conferenza stampa, ha parlato di «azzerare i tempi morti nella riscossione». Dietro le quinte, però, è evidente che ciò che non ha fatto entrare la misura—l’accesso pieno ai conti correnti personali senza provvedimento giudiziario—rende l’intervento più tecnico che “totalitario”, almeno per ora.

Liquidazione automatico dell’IVA: la novità che accentua la pressione

Altro fronte caldo: l’articolo 25 del ddl Bilancio introduce per la prima volta la procedura di liquidazione automatica dell’IVA nei casi di omessa dichiarazione annuale. Sfruttando i dati già disponibili nelle fatture elettroniche, nei corrispettivi telematici e nelle comunicazioni delle liquidazioni periodiche, l’Agenzia potrà calcolare d’ufficio l’importo dovuto senza attendere la dichiarazione. Il contribuente avrà 60 giorni per fornire chiarimenti o procedere al versamento con sanzione ridotta ad un terzo.

Le stime d’impatto sono significative: circa 646 milioni di euro nei primi due anni e un gettito annuo di 710 milioni a regime nel 2028. La misura verrà attuata nei prossimi mesi tramite decreto del direttore dell’Agenzia.

Questo strumento rappresenta un cambio culturale: non più solo accertamenti successivi, ma liquidazione anticipata basata sull’intelligenza dei dati. Le imprese e i professionisti avranno meno margine di manovra.

Fine della stagione “compensazioni a larghe maglie”

Con l’articolo 26 della manovra viene colpito un capitolo di pericolo sistemico: le compensazioni indebite. A partire dal 1° luglio 2026 i crediti d’imposta non derivanti da liquidazione delle imposte non potranno più essere utilizzati per compensare debiti fiscali o contributivi. Il divieto si estende anche ai crediti ceduti a terzi. Parallelamente, viene abbassata da 100.000 a 50.000 euro la soglia oltre la quale è attivato il blocco automatico delle compensazioni per chi ha cartelle pendenti. Le fonti specialistiche indicano che queste misure possono garantire un maggior gettito di circa 300 milioni l’anno.

Nel complesso, la manovra disegna un sistema in cui il fisco anticipa, piuttosto che inseguire, e stringe il cerchio attorno a soggetti a rischio di evasione o di uso improprio dei crediti fiscali.

Quali implicazioni per imprese e professionisti?

L’effetto combinato delle misure nasconde insidie per le imprese e i professionisti, in particolare per chi ha cartelle esattoriali aperte o posizioni debitorie nei confronti dello Stato. In pratica:

  • una partita IVA che emette fatture verso clienti potrà vedere quel credito accerchiato dal fisco se risultano cartelle irrisolte;
  • chi omette la dichiarazione annuale dell’IVA rischia una liquidazione d’ufficio e un accertamento che parte dai dati elettronici;
  • chi tenta di compensare crediti d’imposta con debiti fiscali troverà la strada sbarrata se supera la soglia o se ha crediti ceduti a terzi.

Le imprese più esposte sono quelle con flussi finanziari ridotti, oppure che operano con controparti che possono diventare inconsapevoli veicoli di pignoramento: il nuovo regime aumenta la pressione su tutta la catena dei rapporti commerciali.

Critiche e rischi: quanto è “giustizia fiscale” e quanto “fisco assillante”?

Sul fronte politico e tecnico arrivano i primi commenti critici. Il sistema appare più efficiente ma anche più burocraticamente aggressivo. Qualche associazione di categoria avverte che «non basta agevolare la riscossione, serve anche semplificare il pagamento», richiamando il rischio che si generi un effetto “disincentivo” per chi fattura verso soggetti indebitati, o che una contropartita commerciale diventi involontariamente soggetto esecutivo nei confronti dello Stato.

Inoltre, la misura che permette il pignoramento dei crediti verso terzi genera una pressione indiretta sulle imprese committenti: un cliente in debito può tradursi in un credito “sequestrabile” per la controllata azienda. Si profila dunque un effetto “domino” che può raffreddare i rapporti commerciali e spingere verso pagamenti anticipati o reticenze.

Da ultimo, resta la questione della proporzionalità: il fisco accelera, ma vengono rispettati i diritti di difesa e le garanzie per il contribuente? Le normative prevedono 60 giorni per la comunicazione in caso di liquidazione IVA automatica, ma per le imprese è un tempo ridotto in un contesto già complesso.

Un punto di svolta

La manovra 2026 segna un punto di svolta nella lotta all’evasione fiscale: accesso ai dati, liquidazione automatica, pignoramenti anticipati, blocco delle scorciatoie di compensazione. Il risultato atteso è un aumento delle entrate, ma il prezzo per imprese e professionisti potrebbe essere una maggiore rigidità e un margine di manovra ridotto. In sostanza, lo Stato sceglie di puntare sulla velocità e sull’efficacia, anziché sull’attesa e sull’accertamento lento.

 
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