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Banco Bpm, Tononi stoppa i rumor: crescita sì, ma con metodo

- di: Matteo Borrelli
 
Banco Bpm, Tononi stoppa i rumor: crescita sì, ma con metodo
Banco Bpm, Tononi stoppa i rumor: crescita sì, ma con metodo
Dossier Asti e pista Crédit Agricole agitano il risiko, ma il presidente frena: nessuna trattativa in corso. La Fondazione CrAsti ribadisce: nessuna comunicazione formale.

A Pavia, durante un evento del Centro Studi Guido Rossi, Massimo Tononi (foto) ha inchiodato le indiscrezioni: “Leggo molte voci sui giornali che non hanno fondamento… non vi è assolutamente nulla di quello che è stato menzionato, ipotizzato, evocato e millantato”. Il presidente di Banco Bpm ha aggiunto che l’istituto “guarda al mondo che lo circonda con metodo e raziocinio” e che la priorità resta la gestione ordinaria, descritta come fonte di “grandi soddisfazioni”.

Le opzioni reali oltre il rumore

Nel mosaico del consolidamento, Crédit Agricole è il primo azionista di Banco Bpm con una quota superiore al 20%, rafforzata in estate. L’interesse strategico su Milano è concreto, ma diverso da una trattativa formale: gli advisor hanno testato scenari, mentre l’istituto italiano continua a presentarsi come campione domestico con margini di crescita anche inorganica.

Il dossier Asti tra pesi azionari e territorio

Le ricostruzioni più recenti evocano Banca di Asti. Banco Bpm detiene già circa il 9,9% e i rumor ipotizzano un incremento approfittando della quota 31,8% della Fondazione CrAsti. Dalla Fondazione, però, è arrivata una puntualizzazione: “Non è pervenuta alcuna comunicazione formale”. Anche dal territorio è stato ribadito che le notizie circolate sono infondate. L’assetto resta frazionato, con altre fondazioni e decine di migliaia di piccoli azionisti: una configurazione che rende complessa qualsiasi scalata, ma non nega l’attrattività industriale del perimetro.

I paletti regolatori e politici

Qualsiasi combinazione tra grandi player si scontra con tre variabili: la sensibilità politica e i limiti del golden power, le priorità industriali (tra cui integrazioni già avviate su altri tavoli), e l’attenzione di Bce e autorità antitrust su quote, governance e concorrenza. È una cornice che può allungare i tempi e, in certi casi, azzerare i presupposti stessi di un’operazione.

Cosa monitorare adesso

La bussola per i prossimi mesi è chiara: nessun negoziato annunciato, focus sul core business, apertura a dossier di crescita solo se coerenti e autorizzabili. Nel frattempo il mercato continuerà a scontare i rumor; ma la differenza la faranno comunicazioni price sensitive, atti formali e soprattutto i conti. Fino ad allora, il risiko resta un’ipotesi, non un percorso.

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