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Stellantis scarica l’idrogeno, i mercati la puniscono

- di: Bruno Coletta
 
Stellantis scarica l’idrogeno, i mercati la puniscono

Cancellata la gamma Pro One: “Non è sostenibile”. Il gruppo vira sull’elettrico, affossa Symbio e affonda in Borsa. Effetto domino anche su Renault, orfana di De Meo.

(Foto: Jean-Philippe Imparato, Chief Operating Officer per l'Europa estesa di Stellantis)

L’idrogeno non parte: Stellantis chiude il rubinetto prima del debutto

Il futuro dell’idrogeno nel settore auto è già passato. Stellantis ha deciso di abbandonare il progetto di veicoli a celle a combustibile prima ancora di averlo messo davvero in strada. È ufficiale: la nuova gamma Pro One non vedrà la luce. A comunicarlo è stato il gruppo il 16 luglio 2025, annunciando la fine della produzione in serie prevista per l’estate negli stabilimenti di Hordain e Gliwice.

Le ragioni? “Infrastrutture troppo carenti, costi ancora troppo elevati e una domanda che non decolla”, ha spiegato Jean-Philippe Imparato, Chief Operating Officer per l’Europa estesa di Stellantis. “Il mercato resta una nicchia, senza prospettive economiche a medio termine”.

Una decisione drastica, ma tutt’altro che isolata. Il contesto generale racconta un settore in cerca di un nuovo equilibrio, mentre la bolla dell’idrogeno inizia a sgonfiarsi.

Borse in caduta: Stellantis a -6,2%, Renault crolla del 17%

A pagare il prezzo della svolta è stata subito Piazza Affari: il titolo Stellantis ha chiuso il 16 luglio con un tonfo del 6,2%, scendendo a quota 8 euro. Ma il terremoto non si è fermato lì: a Parigi, Renault ha registrato un vero e proprio crollo con un -17% dopo il taglio della guidance e l’addio del ceo Luca De Meo, destinato al gruppo del lusso Kering.

La nomina ad amministratore delegato ad interim di Duncan Minto, attuale direttore finanziario, non ha rassicurato gli investitori. Renault naviga a vista, in attesa di una nuova rotta manageriale e industriale.

Un effetto domino che mostra come il settore sia oggi sospeso tra transizione e incertezza. Il mancato decollo dell’idrogeno segna un punto di svolta. E Stellantis ha preferito cambiare strada prima che fosse troppo tardi.

Symbio, il sogno spezzato con Michelin e Forvia

La mossa di Stellantis ha conseguenze anche sulla joint venture Symbio, fondata nel 2023 con Michelin e Forvia per sviluppare tecnologie legate alla mobilità a idrogeno. Il gruppo guidato da Carlos Tavares deteneva una quota del 33,3% con l’obiettivo di produrre furgoni commerciali a celle a combustibile.

Ora, con il programma Pro One cancellato, Stellantis ha comunicato l’apertura di “un confronto con gli altri azionisti per valutare le implicazioni della nuova strategia”. Tradotto: la partnership è a rischio, e con essa buona parte degli investimenti promessi sull’idrogeno in Europa.

In compenso, il personale degli stabilimenti coinvolti non sarà toccato dal cambio di rotta. Le attività di R&S saranno riallocate sull’elettrico e sull’ibrido.

L’elettrico (e l’ibrido) restano l’unico piano B

“Siamo impegnati a soddisfare le aspettative dei nostri clienti con un’offensiva elettrica e ibrida”, ha sottolineato Imparato, ribadendo la priorità totale per le motorizzazioni alternative a batteria.

Stellantis ha da tempo avviato una massiccia riconversione con l’obiettivo dichiarato di avere il 100% delle vendite in Europa costituite da veicoli elettrici entro il 2030. Ha inoltre avviato la produzione di batterie negli impianti di Francia, Germania e Italia tramite la joint venture ACC.

In questo scenario, l’idrogeno è diventato un lusso che Stellantis non può (o non vuole più) permettersi.

Un’altra sconfitta per la strategia europea sull’idrogeno?

La ritirata di Stellantis è un colpo duro per l’Unione europea, che aveva puntato sull’idrogeno come vettore chiave per la decarbonizzazione. I piani della Commissione prevedevano almeno 1 milione di veicoli a idrogeno entro il 2030. Ma oggi la rete dei distributori è ancora ferma a circa 250 punti, distribuiti in modo disomogeneo e con gravi limiti di accessibilità.

Anche i prezzi restano proibitivi: il costo medio per km di un veicolo a idrogeno è ancora oltre il doppio rispetto a uno elettrico a batteria.

Il settore auto tra illusioni green e realtà industriale

Il caso Stellantis dimostra che la transizione ecologica nel comparto auto non è lineare. Anzi, la velocità con cui le strategie vengono riscritte mostra quanto il mercato sia incerto e fragile.

L’idrogeno, esaltato come frontiera della mobilità pulita, rischia di restare confinato a nicchie come il trasporto pesante o ferroviario. E anche lì, tra scarsi incentivi e tecnologia acerba, le difficoltà sono evidenti.

La corsa ai carburanti alternativi è una corsa a ostacoli

Per Stellantis la scelta è netta: puntare tutto sull’elettrico, tagliare le tecnologie non redditizie, consolidare la propria posizione. Per gli analisti, è un segnale al resto dell’industria: “Il tempo della sperimentazione è finito, ora bisogna fare profitti”, ha commentato Philippe Houchois di Jefferies.

La scommessa sull’idrogeno è rimandata, forse per molti anni. E intanto la Borsa presenta il conto: la transizione verde, se non ben calibrata, può far male. Anche a chi sembrava pronto a guidarla.

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