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Auto termiche oltre il 2035: l’Europa riscrive il Green Deal

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Auto termiche oltre il 2035: l’Europa riscrive il Green Deal

Per anni lo stop alle auto con motore termico dal 2035 è stato presentato come un punto fermo della strategia climatica europea. Oggi quel tabù cade. Secondo quanto anticipato dal leader del Partito Popolare Europeo Manfred Weber, la Commissione europea è pronta a revocare il divieto, cancellando non solo la scadenza del 2035 ma anche l’ipotesi, emersa di recente, di un rinvio al 2040. Una scelta che cambia radicalmente il quadro normativo dell’automotive europeo.

Auto termiche oltre il 2035: l’Europa riscrive il Green Deal

Il cambio di paradigma è netto: non più un bando totale, ma un obiettivo di riduzione delle emissioni medie di CO₂ delle flotte pari al 90% per le nuove immatricolazioni dal 2035 in avanti. Salta quindi l’obbligo del 100% a emissioni zero. I motori termici non vengono messi al bando, ma chiamati a rientrare in target ambientali più stringenti.

Il principio di neutralità tecnologica
Al centro della nuova impostazione torna la neutralità tecnologica, principio caro all’industria e ai governi dei grandi Paesi manifatturieri. «Il divieto ai motori a combustione interna è escluso», ha spiegato Weber, chiarendo che tutti i motori oggi prodotti potranno continuare a essere costruiti e venduti, a condizione di rispettare i nuovi limiti emissivi. In questo perimetro rientrano ibridi, biocarburanti e motori endotermici evoluti.

L’annuncio atteso
La svolta sarebbe già contenuta in un accordo politico definito nei suoi elementi principali, con un annuncio ufficiale atteso per martedì 16 dicembre. Un passaggio che dovrebbe chiudere una fase di forte incertezza regolatoria, che negli ultimi mesi ha pesato sulle strategie industriali dei costruttori.

Il ruolo decisivo della Germania
Determinante è stata la posizione della Germania, che ha lavorato a lungo per rimettere in discussione lo stop al 2035. Il nuovo cancelliere Friedrich Merz ha fatto dell’automotive una priorità politica, consapevole del peso del settore sull’economia nazionale: produzione, export, occupazione e filiere industriali profonde. La difesa delle auto termiche è diventata, di fatto, una difesa dell’industria tedesca.

L’asse con l’Italia e altri Paesi
Alla spinta tedesca si è affiancata quella di altri governi. Una lettera congiunta, firmata anche dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha chiesto alla Commissione di riconoscere il contributo di auto ibride e carburanti alternativi nella transizione. L’obiettivo dichiarato: evitare una transizione sbilanciata su una sola tecnologia, con rischi industriali e sociali.

L’impatto sull’industria dell’auto
Dal punto di vista economico, la revisione del Green Deal risponde alle difficoltà di un settore sotto pressione. L’industria automobilistica europea affronta costi elevatissimi per la riconversione, una concorrenza crescente da Cina e Stati Uniti e una domanda ancora incerta per l’elettrico. In questo contesto, prolungare la vita delle auto termiche significa guadagnare tempo per ammortizzare investimenti e sviluppare soluzioni più efficienti.

Occupazione e consenso sociale
Il tema non è solo industriale, ma anche sociale. Weber lo ha esplicitato: la nuova linea consente di restare fedeli alla neutralità climatica, ma al tempo stesso di tutelare decine di migliaia di posti di lavoro. Il rischio, per Bruxelles, era che una transizione troppo rigida alimentasse tensioni sociali e politiche, indebolendo il consenso attorno al Green Deal.

Un Green Deal più pragmatico
La revisione segna il passaggio da un approccio basato sui divieti a uno fondato su obiettivi progressivi. L’Europa non rinuncia alla decarbonizzazione, ma accetta l’idea che il percorso possa essere più graduale e tecnologicamente aperto. Le auto termiche, profondamente trasformate, rientrano così nel mix della mobilità futura.

Cosa cambia per i costruttori
Per le Case automobilistiche si apre una fase nuova. Non un ritorno al passato, ma un orizzonte più lungo per pianificare investimenti, sviluppare piattaforme ibride, migliorare l’efficienza dei motori a combustione e integrare carburanti a basse emissioni. Il quadro regolatorio diventa meno rigido, ma non meno impegnativo.

Il nodo dei carburanti alternativi
La sopravvivenza delle auto termiche è legata anche allo sviluppo di biocarburanti e carburanti sintetici, che consentano di ridurre l’impronta carbonica senza cambiare radicalmente il parco circolante. È su questo terreno che si giocherà una parte decisiva della partita industriale europea.

Una transizione meno ideologica
La fine dello stop al 2035 non archivia il Green Deal, ma ne ridisegna i confini. La transizione resta un obiettivo strategico, ma perde la sua impostazione più ideologica. Le auto termiche, date per superate, tornano a essere una componente – regolata e ridimensionata – della soluzione.

Il futuro dell’auto europea
In definitiva, la scelta di Bruxelles rimette al centro una domanda cruciale: come coniugare competitività industriale, occupazione e obiettivi climatici. La risposta passa da un mix tecnologico più ampio e da una transizione meno traumatica. E segna il ritorno delle auto termiche, non come simbolo del passato, ma come parte di un futuro ancora in costruzione.

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